ricostruire la polis       di Leo Leone
28 Febbraio 2012 Share

ricostruire la polis di Leo Leone

 

A fine millennio da poco trascorso Mario Tronti, accorto pensatore e studioso dei processi sociali e politici, titolava un suo saggio utilizzando una formula molto provocatoria: La politica al tramonto: “Il cielo della politica ci è crollato addosso con tutti i suoi dèi greci. Il borghese non ha più bisogno della polis, come il capitale non ha più bisogno dello stato”. Come a dire che i tanti movimenti rivoluzionari, che hanno solcato l’occidente negli ultimi secoli, non solo non hanno garantito conquiste di democrazia che ci venivano da tempi antichi, ma le hanno addirittura inquinate con modelli di politica deteriorata al punto da azzerarne i valori fondativi.

Lungo questo percorso con un ritmo alternato di conoscenze e di pratiche si è assistito ad un sempre più dilagante potere dell’economia e della finanza di cui oggi cogliamo processi e misfatti che pongono interrogativi scottanti alle coscienze e alla cultura che rivendica ancora valori di riferimento quali la ricerca del bene comune, da porre a fondamento della politica. “Oggi, sempre meno uomini di Stato, sempre più uomini di governo”, arriva a concludere Tronti. Siamo di fronte al potere per il potere che coltiva al suo interno ogni spazio di azione e di pensiero, utilizzando poi la strategia di un machiavellismo sempre più deteriorato e centrato sul perseguimento del proprio interesse, di persona o di gruppo. E a pagare sono sempre i più poveri.

Ma non siamo tutti rassegnati allo stato di fatto della messa all’angolo della democrazia autentica. Lo testimoniano pensatori, movimenti e intere popolazioni che denunciano e scendono in piazza perché non intendono limitarsi al lamento di fronte allo squallido paesaggio che va tracciando la malapolitica che, nella scelta dei governanti e nella formulazione di leggi e programmi, ha cancellato il protagonismo attivo del popolo. Tra le tante voci raccogliamo quella di Scruton Roger, pensatore britannico, che a chiare lettere dà rilievo all’esigenza di rilanciare con forza le linee e i programmi di un’economia che nella fase postbellica del novecento era fermamente fondata su precetti morali. Una stagione che egli vide estinguersi negli anni ’70, da studente, allorché il mercato si rese autonomo da ogni logica di natura etica e consentiva al ladro di intascare il guadagno degli onesti, per poi tradursi in una formula di governo che oggi imperversa nell’intero occidente. A suo dire “La legislazione europea, in cui l’economia è in gran parte controllata dallo Stato, è una sorta di modello di riferimento di tutte le democrazie moderne. Tasse pesanti per tutti coloro che lavorano sodo, corrono rischi e tengono in movimento l’economia, e agevolazioni per tutti quelli di cui è facile comprare il voto”.

Non si tratta di una esplosione di sdegno da parte di persone che… hanno sempre da ridire. È questa la denuncia di una situazione politica e di governo diffuso che ha prodotto malessere, povertà, spregio dei diritti di tutti e procurato una crisi che, ancora una volta, pagano a caro prezzo i più deboli e, sempre più marcatamente, i più giovani. Un quadro inquietante che la globalizzazione ha prodotto. E oggi trova i suoi agenti più attivi nel mercato e nella finanza che, proprio in questi mesi, sta chiaramente gestendo la crisi internazionale che essi stessi hanno prodotto.

Ma, per tornare alla politica, continuiamo ad assistere ad un fenomeno di degrado della polis che, a questo punto, va attentamente ricondotta alle sue origini. E non per fare dell’accademia per soli intellettuali. Ma per restituire, o meglio, recuperare da parte dei cittadini quegli spazi che sono stati loro sottratti inducendoli a posizionarsi a debita distanza dalla politica. È così che sono cresciuti enormemente gli indici dell’astensionismo e del clientelismo. Anche in terra di Molise. Si è andato affermando un modello partitico legato molto all’elettore che assicura il voto dietro “dovuto” compenso, o anche per il diffondersi di un familismo politico per cui il parentado ha precedenza sulla preparazione e competenza provata di chi potrebbe ricoprire un ruolo di peso, o anche solo di servizio, all’interno delle strutture di governo.

“Il cattivo governo è la fonte della maggior parte dei mali della città, mentre il buon governo mette in risalto in ogni cosa ordine e proporzione” (Solone). Andando a rileggere le tesi di emeriti rappresentanti della democrazia costruita in Atene, la polis greca per antonomasia, si trovano tante idee tradotte in legge che potrebbero costituire una opportunità di recupero valoriale in un mondo che della politica, termine derivato da quell’esperienza incancellabile, oggi è riuscito a fare un termine che produce di frequente… inquietudine o rigetto. Opportunità che sta assumendo la dimensione di un imperativo categorico che ci riguarda tutti. Rilanciamo il modello dialogico costruttivo come antidoto alla litigiosità quotidiana che siamo costretti a sorbirci ogni giorno tra politici.

Fu quella dimensione di dialogo costruttivo che in Italia diede vita ad una stagione esemplare al momento in cui partiti dalla provenienza ideologica più diversa, nel 1948, furono in grado di generare un Costituzione che ancora oggi assegna all’Italia un ruolo di notevole spessore nel campo di una politica centrata sui valori della democrazia autentica e, per quel che ci riguarda, costituisce una pietra miliare per una politica che oggi spetta a noi tutti ricostruire.☺

le.leone@tiscali.it

 

eoc

eoc