Nel nuovo piano sanitario regionale, si parla di una integrazione (assorbimento) auspicata tra il Cardarelli e la Fondazione “Giovanni Paolo II” che attualmente è legata all’Università Cattolica, per quel che riguarda la nomina dei consiglieri, mentre dopo essi sarebbero nominati dalla regione. La struttura, di proprietà della Cattolica, sarebbe o venduta o affittata all’Asrem che la denominerebbe “Nuovo Cardarelli”. Tale operazione, che nell’intenzione scritta dovrebbe portare all’integrazione tra pubblico e privato, in realtà può portare a due conseguenze: la prima riguarda proprio l’assetto della Fondazione che sarebbe tutta gestita con criteri di spartizioni politiche (attualmente 4 consiglieri sono nominati dall’Università Cattolica e uno solo dalla regione Molise); la seconda, qualora la Fondazione dovesse cessare di esistere, riguarda il subentro di un altro privato o la gestione diretta della sanità pubblica che apparentemente sarebbe la cosa più giusta, ma nasconde qualche insidia che illustrerò brevemente: la sanità privata ha per legge regionale una quota di posti letto; se venissero a mancare i posti letto assegnati alla Cattolica, non si trasformerebbero in posti pubblici ma aumenterebbero i posti letto in altre strutture private della regione. Allo stesso tempo si perderebbe la qualifica di polo di eccellenza per quel che riguarda l’oncoematologia e la cardiochirurgia vascolare. Si deve sapere, infatti, che il polo di eccellenza deve avere un bacino di utenza tra i seicentomila e un milione e duecentomila abitanti. Poiché il Molise ha solo trecentomila abitanti, la sanità pubblica non può gestire direttamente il polo di eccellenza, cosa che invece per la legge italiana può fare un privato, che può andare oltre i confini di una regione. A questo punto o quelle specializzazioni della Cattolica le rileva un altro privato (molisano?), oppure semplicemente spariscono dal Molise, i cui abitanti dovranno intraprendere di nuovo i viaggi della speranza altrove, con un aggravio dei costi per i rimborsi da parte della regione, mentre in questo momento è la regione Molise che incassa i rimborsi per l’accoglienza di pazienti provenienti da altre regioni.
Michele Tartaglia
Nel nuovo piano sanitario regionale, si parla di una integrazione (assorbimento) auspicata tra il Cardarelli e la Fondazione “Giovanni Paolo II” che attualmente è legata all’Università Cattolica, per quel che riguarda la nomina dei consiglieri, mentre dopo essi sarebbero nominati dalla regione. La struttura, di proprietà della Cattolica, sarebbe o venduta o affittata all’Asrem che la denominerebbe “Nuovo Cardarelli”. Tale operazione, che nell’intenzione scritta dovrebbe portare all’integrazione tra pubblico e privato, in realtà può portare a due conseguenze: la prima riguarda proprio l’assetto della Fondazione che sarebbe tutta gestita con criteri di spartizioni politiche (attualmente 4 consiglieri sono nominati dall’Università Cattolica e uno solo dalla regione Molise); la seconda, qualora la Fondazione dovesse cessare di esistere, riguarda il subentro di un altro privato o la gestione diretta della sanità pubblica che apparentemente sarebbe la cosa più giusta, ma nasconde qualche insidia che illustrerò brevemente: la sanità privata ha per legge regionale una quota di posti letto; se venissero a mancare i posti letto assegnati alla Cattolica, non si trasformerebbero in posti pubblici ma aumenterebbero i posti letto in altre strutture private della regione. Allo stesso tempo si perderebbe la qualifica di polo di eccellenza per quel che riguarda l’oncoematologia e la cardiochirurgia vascolare. Si deve sapere, infatti, che il polo di eccellenza deve avere un bacino di utenza tra i seicentomila e un milione e duecentomila abitanti. Poiché il Molise ha solo trecentomila abitanti, la sanità pubblica non può gestire direttamente il polo di eccellenza, cosa che invece per la legge italiana può fare un privato, che può andare oltre i confini di una regione. A questo punto o quelle specializzazioni della Cattolica le rileva un altro privato (molisano?), oppure semplicemente spariscono dal Molise, i cui abitanti dovranno intraprendere di nuovo i viaggi della speranza altrove, con un aggravio dei costi per i rimborsi da parte della regione, mentre in questo momento è la regione Molise che incassa i rimborsi per l’accoglienza di pazienti provenienti da altre regioni.
Nel nuovo piano sanitario regionale, si parla di una integrazione (assorbimento) auspicata tra il Cardarelli e la Fondazione “Giovanni Paolo II” che attualmente è legata all’Università Cattolica, per quel che riguarda la nomina dei consiglieri, mentre dopo essi sarebbero nominati dalla regione.
Nel nuovo piano sanitario regionale, si parla di una integrazione (assorbimento) auspicata tra il Cardarelli e la Fondazione “Giovanni Paolo II” che attualmente è legata all’Università Cattolica, per quel che riguarda la nomina dei consiglieri, mentre dopo essi sarebbero nominati dalla regione. La struttura, di proprietà della Cattolica, sarebbe o venduta o affittata all’Asrem che la denominerebbe “Nuovo Cardarelli”. Tale operazione, che nell’intenzione scritta dovrebbe portare all’integrazione tra pubblico e privato, in realtà può portare a due conseguenze: la prima riguarda proprio l’assetto della Fondazione che sarebbe tutta gestita con criteri di spartizioni politiche (attualmente 4 consiglieri sono nominati dall’Università Cattolica e uno solo dalla regione Molise); la seconda, qualora la Fondazione dovesse cessare di esistere, riguarda il subentro di un altro privato o la gestione diretta della sanità pubblica che apparentemente sarebbe la cosa più giusta, ma nasconde qualche insidia che illustrerò brevemente: la sanità privata ha per legge regionale una quota di posti letto; se venissero a mancare i posti letto assegnati alla Cattolica, non si trasformerebbero in posti pubblici ma aumenterebbero i posti letto in altre strutture private della regione. Allo stesso tempo si perderebbe la qualifica di polo di eccellenza per quel che riguarda l’oncoematologia e la cardiochirurgia vascolare. Si deve sapere, infatti, che il polo di eccellenza deve avere un bacino di utenza tra i seicentomila e un milione e duecentomila abitanti. Poiché il Molise ha solo trecentomila abitanti, la sanità pubblica non può gestire direttamente il polo di eccellenza, cosa che invece per la legge italiana può fare un privato, che può andare oltre i confini di una regione. A questo punto o quelle specializzazioni della Cattolica le rileva un altro privato (molisano?), oppure semplicemente spariscono dal Molise, i cui abitanti dovranno intraprendere di nuovo i viaggi della speranza altrove, con un aggravio dei costi per i rimborsi da parte della regione, mentre in questo momento è la regione Molise che incassa i rimborsi per l’accoglienza di pazienti provenienti da altre regioni.
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