Scelte inquinanti
7 Marzo 2016
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Scelte inquinanti

A volte si stenta a credere perfino alle cose che accadono sotto i nostri occhi, per l’impossibilità di riscontrare in esse un elemento minimo di razionalità, di coerenza e perfino di verosimiglianza. Ci eravamo occupati dell’accordo raggiunto dalla Cop21 a Parigi lo scorso 12 dicembre e avevamo apprezzato l’impegno, preso in quella sede, di combattere l’inquinamento e il cambiamento climatico attraverso la decarbonizzazione e l’abbandono progressivo delle energie fossili. L’Unione Europea e  i suoi paesi membri avevano fatto uno sforzo notevole per contribuire al raggiungimento di un risultato che Laurent Fabius, Ministro degli Esteri francese e Presidente della Cop 21, aveva definito “giusto, duraturo, bilanciato” ma che, per essere anche efficace, deve poter contare su  comportamenti coerenti da parte di tutti coloro che l’hanno condiviso.

Le prime scelte fatte dal governo italiano e dalle istituzioni europee ci ricordano che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e che, nel primo dei nostri casi, il mare ha un nome preciso: Mare Adriatico. Era ancora fresco l’inchiostro di Parigi quando, il 23 dicembre scorso, veniva approvata la Legge di Stabilità, relativa al 2016, recante un emendamento volto a vietare nuove perforazioni per l’estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia dalla costa italiana. L’emendamento in questione era stato introdotto con il chiaro intento di bloccare il referendum promosso dalle regioni, piuttosto che in ossequio all’accordo di Parigi. Infatti, negli stessi giorni in cui il Parlamento approvava la Legge di stabilità, e precisamente il 22 dicembre 2016, il Ministero dello sviluppo economico emetteva un decreto autorizzativo per le ricerche petrolifere nei pressi delle isole Tremiti.

L’autorizzazione, concessa alla Petroceltic Italia Srl per un corrispettivo di 1.900 euro l’anno, ha davvero dell’incredibile non solo perché non in linea con gli impegni di Parigi e con la Legge di stabilità, ma soprattutto per il danno ambientale, economico e di immagine che può comportare, in cambio di un piatto di lenticchie. Le proteste scatenate dall’autorizzazione ministeriale, insieme all’andamento sfavorevole del prezzo del petrolio, hanno poi consigliato alla Petroceltic di rinunciare alla concessione, ma la figuraccia fatta dal governo in questa vicenda non sarà dimenticata facilmente.

Tuttavia, il governo italiano è in buona compagnia in fatto di scelte incredibili, perché le istituzioni europee hanno deciso di seguirlo sulla via della illogicità, dell’opacità e dell’incoerenza. Risale ai primi dello scorso mese di febbraio la scelta del Parlamento Europeo di non porre il proprio veto sulla decisione presa dalla Commisione in materia di sostanze inquinanti emesse dalle auto. In buona sostanza, le cose sono andate così: il regolamento europeo aveva stabilito che, per i veicoli euro 6, il limite di emissione per gli ossidi di azoto (NOx) fosse di 80 milligrammi a chilometro. All’inizio di febbraio, però, è passata la norma che alza i limiti per i NOx del 110% nel periodo che va dal settembre 2017 al 31 dicembre 2018 e del 50% nel periodo successivo.

La vicenda può essere variamente interpretata, ma è difficile negare l’esistenza di un atteggiamento accondiscendente, se non supino, delle istituzioni europee verso case automobilistiche che, in molti casi, avevano truccato i dati delle emissioni con gravi danni per l’ambiente e per la salute degli inconsapevoli cittadini. Si può capire una certa elasticità accordata alle case automobilistiche che hanno bisogno dei tempi richiesti dall’adeguamento tecnico, ma l’assenza di qualsiasi censura da parte delle istituzioni europee verso i comportamenti truffaldini accertati risulta incomprensibile. “Aver compagni al duol scema  la pena”, ma non diminuisce l’impatto negativo delle scelte fatte. Nel caso specifico, al contrario, gli errori italiani e quelli europei si sommano e aggravano la crisi di fiducia nelle istituzioni, con effetti negativi sulla tenuta democratica e sulle prospettive socio-economiche del continente. Un recupero di coerenza e di capacità programmatica e attuativa è ormai inderogabile.

S’era detto, a livello europeo, che avremmo attuato la Strategia Europa 2020 per realizzare un’economia intelligente, sostenibile e solidale. Dimostriamo di saperlo fare anche investendo massicciamente nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie legate alle energie rinnovabili. S’era detto, a livello nazionale, che non avremmo tentato più di introdurre il gettone telefonico nello smartphone. Smettiamo di rovinare il nostro prezioso smartphone tentando di renderlo fisicamente compatibile con il vecchio gettone della SIP, perché è proprio questo che facciamo quando proviamo a cavare qualche barile di petrolio da quel gioiello rappresentato dalle isole Tremiti.

L’UE si dia strategie di sostegno all’innovazione della mobilità, invece di coprire le magagne delle case automobilistiche che truccano i dati delle emissioni. L’Italia si doti di un piano energetico imperniato su un veloce passaggio dalle energie fossili a quelle rinnovabili, invece di trivellare le Tremiti. Ne guadagneremo tutti in termini di sviluppo sostenibile, crescita occupazionale e qualità della vita.☺

 

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