sentirsi responsabile
26 Febbraio 2010 Share

sentirsi responsabile

 

Solo una responsabilità condivisa produce frutti ed energia per attrarre risorse pubbliche e private volte al bene comune. È questo un traguardo prodotto dalla cultura e dal senso di comunità, mentre l’azione dei singoli si rivela cedevole alla caducità e alla arrendevolezza.

Dalla cultura di comunità può scaturire una politica che si apre alla progettazione partecipata e ad una cogestione efficace; al risparmio di risorse e concrete opportunità di lavoro sottratte alla precarietà  e ad una maggiore forza contrattuale intorno ai  tavoli della politica. Su questa linea si generano nuove prassi di governo che attuano il primo articolo della Costituzione che assegna la sovranità al popolo. E non si finirà mai di attualizzarlo.

Sul tema della responsabilità sociale di singoli e di gruppi ha lanciato un forte richiamo, il 28 febbraio scorso, Stefano Zamagni nel suo intervento al teatro Savoia di Campobasso, tenuto nel corso della presentazione dell’enciclica “Caritas in Veritate”.

“La solidarietà è anzitutto sentirsi tutti responsabili di tutti, quindi non può essere delegata solo allo stato”. È questo un passaggio molto incisivo del documento pontificio che ritorna a più riprese a connettere giustizia, solidarietà e salvaguardia di diritti alla responsabilità di ciascuno.

Un episodio accaduto di recente, ci richiama al diritto/dovere di assunzione di responsabilità per non ricadere nella ricorrente tendenza alle lamentazioni che non risolvono i problemi e non ci rendono immuni da condanna sul piano etico.

In occasione della recente convocazione in consiglio regionale con all’ordine del giorno la discussione del bilancio preventivo della regione Molise, non siamo stati presenti come Forum del Terzo Settore. La stampa evidenziava con… stupore la latitanza di molti organismi rappresentativi dell’associazionismo e degli stessi sindacati.

La cosa ha una spiegazione molto semplice e limpida: la comunicazione e l’allegato sul tema su cui dibattere è pervenuta il giorno 31 dicembre. Il primo gennaio, come è ben noto a tutti, non è propriamente un giorno lavorativo e le sedi di uffici pubblici e privati sono chiuse.

La seduta in consiglio regionale era fissata per il giorno 4 di gennaio, il primo giorno lavorativo del nuovo anno. Non c’erano di certo lo spazio e il tempo materiale per convocare il comitato di coordinamento del Forum, per una attenta analisi del complesso materiale da cui ricavare osservazioni e proposte da presentare in sede di discussione. Per cui siamo rimasti più che sorpresi, nell’apprendere dalla stampa la notizia del vuoto di cittadinanza nella sede del consiglio regionale. Mentre non ci ha sorpresi il fatto che il bilancio era stato approvato senza troppo dibattere.

Una storia che si ripete. Ripropongo un breve passaggio dell’intervento che, in veste di portavoce del Forum del Molise, pronunciai nel gennaio 2008 nella stessa sede regionale, in occasione della discussione sul Documento sulla Programmazione elaborato dalla giunta. “È tempo di andare oltre il metodo delle classiche audizioni. Sono maturati i tempi per andare oltre il modello della governabilità ristretta nei tradizionali recinti dei partiti e degli apparati istituzionali. La “governance” attuale richiede un maggiore coinvolgimento dei cittadini, singoli e associati, nella programmazione degli interventi, soprattutto nel campo delle politiche sociali. Nella proposta contenuta nel DPEF della regione Molise a tale tema è dedicato uno  spazio piuttosto sobrio contenuto nel cap. III al par. 4 nelle pag. 39-40. Al loro interno non si coglie una delle novità normative scaturite dalla L. 328/200 e dalla riforma dell’art. 118 della Costituzione; per cui quando nel documento si parla di costante dialogo e…..di una sostanziale condivisione da parte degli attori locali non si fa alcun cenno alle organizzazioni sociali che, nelle normative citate, costituiscono parte interattiva permanente con le istituzioni ad ogni livello territoriale”.

Il presidente di turno si scusò e non mancò di dichiarare che comprendeva le riserve da noi esposte e accoglieva il messaggio da noi lanciato. La regione ne avrebbe tenuto conto per il futuro…

Ed eccoci allora a riprendere il tema della responsabilità che ci riguarda tutti come cittadini singoli e associati. Non finiremo mai di capire, denunciare anche, per poi proporre. E lo faremo ancora.

La storia ci dice che per lo più i cambiamenti si sono verificati proprio quando i popoli, le nazioni, sollecitate anche da cittadini che si espongono,  si  sono imbattuti in vicende tristi e talora anche tragiche. Fu il caso della rivoluzione “copernicana” avvenuta negli USA sulla questione della discriminazione razziale. Fu proprio dallo stato di schiavitù e di segregazione dei negri che nacque la sfida di Martin Luther King  “I have a dream”.  Ma senza l’assunzione di responsabilità da parte di tutti non si può disegnare un mondo diverso. Specie in tempi, come i nostri, di “schiacciamento mediatico” ben manipolato dai potenti. ☺

 le.leone@tiscali.it

 

 

 

 

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