Somiglianze
14 Dicembre 2017
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Somiglianze

Il mese di novembre è, nel luogo dove sono nata e cresciuta, il mese dell’aumento dei casi di depressione e di suicidio. Ancora non è inverno, manca la neve che illumina con il suo biancore l’ambiente grigio, triste, scuro dalle 3 del pomeriggio fino alle 9 del giorno dopo.
Per me è, da che vivo in Molise, il mese della rabbia. Ogni anno vedo, intorno al 9 novembre, le informazioni sbagliate – o meglio le menzogne – sugli avvenimenti dell’anno 1989 in Germania. Si ripete, anno per anno, il racconto della “caduta del muro”, e si pubblicano le foto ed i filmati dei giovani berlinesi arrampicati sul muro, agitando i loro martelli ed altri strumenti di demolizione. I titoli, accompagnati da quelle foto, vogliono far capire ai lettori che è stata questa massa di giovani che ha fatto sparire il muro di Berlino. La verità è un’altra: è stato il governo della DDR che ha deciso di aprire la frontiera e di permettere ai propri cittadini di viaggiare e di andare dove volevano. Rimane il fatto che questa decisione del governo è arrivata troppo tardi ed in maniera molto disorganizzata, per non dire caotica. Se c’è una cosa che si può imparare da quel 9 novembre 1989 è questo: un governo che non capisce le esigenze del suo popolo non trova il modo adeguato per rispondere a queste esigenze e non può quindi evitare il crollo del suo stato.
Il problema è stato che dal giorno successivo al 9 novembre, non solo i cittadini della DDR viaggiavano in massa a Berlino ovest e alla Germania Ovest, ma entravano politici (ed anche neonazisti) della Germania dell’Ovest che cominciarono a fare campagna elettorale per partiti che nel mio paese neanche esistevano. Venivano con regali: con riviste illustrate, con banane, che distribuivano dall’alto di furgoni. Ricordo le immagini di Berlino Est di quei giorni come fossero immagini di un giardino zoologico all’ora della distribuzione del cibo. Ricordo una nostra amica, collaboratrice di un canale televisivo germano-occidentale, che vicino alla porta di Brandeburgo scivolò su una buccia di banana e ritornò alla sua città con la gamba ingessata. La poveretta, per settimane, dovette sopportare le risate degli amici quando raccontava cosa gli era successo.
Non sono superstiziosa, penso piuttosto che le cose succedono quando devono succedere. Sono sicura che non è un caso che proprio in questi giorni ho letto il libro Terroni di Pino Aprile. Ed ho trovato molte cose che mi ricordano il processo dell’unificazione delle due Germanie. La differenza è che nel caso della Germania non ci furono soldati. Bastarono le cose che succedevano nell’economia.
Vinte le elezioni di marzo del 1990 dal partito Cristiano-Democratico, nell’estate ci fu l’introduzione del marco occidentale. Come prima misura, i risparmi che noi, cittadini della DDR, avevamo in banca, furono dimezzati. Poi nei supermercati arrivarono le merci prodotte nella Germania ovest. Sparirono, da un giorno all’altro, i prodotti della DDR, le fabbriche che li producevano dovevano chiudere e vedevamo per la prima volta i disoccupati. I prezzi per i generi di prima necessità aumentarono. Vi do un esempio: io avevo in affitto un appartamento di 65 metri quadri e pagavo, prima dell’unificazione, 75 marchi dell’Est al mese. Dopo l’unificazione, la somma che dovevo pagare al mese salì a 450 marchi occidentali (oggi è arrivato a 560 marchi). Delle fabbriche che ancora funzionavano sparirono, per prima cosa, le biblioteche, e subito dopo, gli asili nido. Nella città di Leipzig, dove si stampavano quasi tutti i libri pubblicati nella DDR, esisteva un grandissimo capannone dal quale si distribuivano i libri in tutto il paese. Ma appena arrivarono le ditte occidentali con le loro merci, cercando posti di stoccaggio, decine di migliaia di libri appena stampati furono gettati in un vastissimo deposito di immondizia nelle vicinanze della città. E non si trattava di libri sul marxismo, o di Lenin, o di storia, si trattava di opere dei più grandi scrittori della letteratura tedesca. La “colpa” di questi libri era il fatto che erano stati stampati nella DDR. Lo stesso è successo con dischi, cassette di musica e tanti, tantissimi altri prodotti.
Finendo questa prima parte del mio racconto devo rendere omaggio ad un pastore protestante di una piccola città della Germania Ovest che, vedendo quello che fu fatto con i libri, noleggiò – e non una volta, ma moltissime volte – un furgone e si recò al deposito di immondizia per salvare quanti libri poteva trasportare. Nel suo paesino affittò un capannone dove si poteva andare per prendere tutti i libri che si voleva. Non avevano un prezzo: l’unica cosa che il pastore chiedeva era una donazione per l’organizzazione “pane per il mondo”, un’organizzazione di solidarietà con il cosiddetto terzo mondo.
Il prossimo mese vi racconterò altro che ha qualche somiglianza nell’Italia di oggi.
Vorrei finire con una proposta: se ancora non avete comprato i vostri regali di natale, comprate il libro di Pino Aprile. Anche se, come credo di aver capito, il Molise non fa parte del meridione.

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