Scrivere in libertà – recensione del film “Sostiene Pereira”
7 Ottobre 2016
La Fonte (351 articles)
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Scrivere in libertà – recensione del film “Sostiene Pereira”

Sostiene Pereira che mentre si allontanava tra la folla aveva la sensazione che la sua età non gli pesasse più, come se fosse tornato un ragazzo: agile, svelto, con una gran voglia di vivere.

Con queste parole si conclude Sostiene Pereira, film tratto dall’omonimo libro di Antonio Tabucchi, che per me come per molti altri è stato spunto per una profonda riflessione, non solo sugli anni che precedettero la seconda grande guerra, ma anche sulla libertà: libertà di pensiero, di espressione, di parola, di stampa.

Questa sera mi sono trovato a guardare un film di un genere a me non totalmente nuovo, ma una novità per me è stato il modo in cui ci viene presentata la storia del dottor Pereira, che, attraverso la propria esperienza con il giovane Monteiro Rossi e Marta, approda ad un nuovo modo di conoscere la realtà, dove finanche la polizia non è più simbolo di sicurezza e protezione, bensì di sregolatezza e illegalità.

Il modo di pensare e di agire del protagonista ci fa vedere come anche una persona di mezza età, vedovo e senza figli, avvezza a pensare spesso alla morte, possa tornare a sentire il desiderio di scrivere con il cuore, lontano dai limiti e dalle imposizioni.

Pereira durante il film si trova a pensare e a riflettere sulla sua vita, e soprattutto sulla morte, come quando, parlando con il ritratto della sua defunta moglie, si accorge di poter pensare al giovane Monteiro come il figlio che non ha avuto, e quindi vede una nuova opportunità nella sua vita, che fino a poco tempo prima era segnata dall’ossessivo pensiero della morte.

Con pensiero cristiano e pagano che creano un contrasto interiore nel protagonista, possiamo ben comprendere la mentalità dell’epoca in situazioni abituali e monotone, ma anche davanti all’ingiustizia e alla disonestà che, seppur la maggior parte della popolazione ne sia all’oscuro o faccia finta di esserlo, dilagano in un paese (il Portogallo) apparentemente lontano dalla guerra.

Tabucchi ci guida attraverso il pensiero del protagonista, che trascorreva le sue giornate in tutta tranquillità, concentrato solo sul pensiero della moglie, sulla letteratura e sulla paura della morte. Siamo sicuri che non ci sia ancora un ragazzo: agile, svelto, con una gran voglia di vivere dietro il mediocre dottor Pereira? Lo scoprirete attraverso questo film (o attraverso il libro) che oltre ad essere essenziale per capire la società iberica della fine degli anni trenta è anche essenziale per riflettere e sostenere la libertà, di pensiero, di espressione, di parola, di stampa. ☺

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