“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala” (Gv 19,25).
Ripercorrendo i momenti salienti della Passione, ce n’è uno in particolare che mi chiede di sostare. L’immaginazione prova a ricostruire la scena della crocifissione. I riti del venerdì santo offrono un grande aiuto, e così statue, canti e preghiere. Ma non c’è niente di più somigliante che una scena che passa spesso sotto i nostri occhi distratti: quella di madri il cui domicilio è la sofferenza dei propri figli crocifissi. Incollate a quel Calvario, stanno lì, angeli silenziosi, dignitose, volti scavati da lacrime invisibili. Sembrerebbe che non facciano nulla. Abitano quel dolore, stanno e basta. Come le donne presso la croce di Cristo, capaci di vivere con la passione dell’amore anche la Passione del dolore. Come lei, la Madre, che non dice, non aggredisce, non fa rivoluzioni. Stabat Mater… Stare, cioè perseverare, accompagnare e… resistere. Sì perché lei, come tutte le madri addolorate della storia, non conosce la rassegnazione, ma solo la resistenza, la capacità di rimanere in piedi senza piegarsi dinanzi alla paura, allo sguardo anemico della commiserazione altrui, alla ferocia degli aguzzini, alla possibilità di compromettere tutta la vita nell’agone del dono. Stabat… in questo verbo m’immergo e sento già il calore del sole di Pasqua.☺
r.manes@hotmail.it
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala” (Gv 19,25).
Ripercorrendo i momenti salienti della Passione, ce n’è uno in particolare che mi chiede di sostare. L’immaginazione prova a ricostruire la scena della crocifissione. I riti del venerdì santo offrono un grande aiuto, e così statue, canti e preghiere. Ma non c’è niente di più somigliante che una scena che passa spesso sotto i nostri occhi distratti: quella di madri il cui domicilio è la sofferenza dei propri figli crocifissi. Incollate a quel Calvario, stanno lì, angeli silenziosi, dignitose, volti scavati da lacrime invisibili. Sembrerebbe che non facciano nulla. Abitano quel dolore, stanno e basta. Come le donne presso la croce di Cristo, capaci di vivere con la passione dell’amore anche la Passione del dolore. Come lei, la Madre, che non dice, non aggredisce, non fa rivoluzioni. Stabat Mater… Stare, cioè perseverare, accompagnare e… resistere. Sì perché lei, come tutte le madri addolorate della storia, non conosce la rassegnazione, ma solo la resistenza, la capacità di rimanere in piedi senza piegarsi dinanzi alla paura, allo sguardo anemico della commiserazione altrui, alla ferocia degli aguzzini, alla possibilità di compromettere tutta la vita nell’agone del dono. Stabat… in questo verbo m’immergo e sento già il calore del sole di Pasqua.☺
“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala” (Gv 19,25).
Ripercorrendo i momenti salienti della Passione, ce n’è uno in particolare che mi chiede di sostare. L’immaginazione prova a ricostruire la scena della crocifissione. I riti del venerdì santo offrono un grande aiuto, e così statue, canti e preghiere. Ma non c’è niente di più somigliante che una scena che passa spesso sotto i nostri occhi distratti: quella di madri il cui domicilio è la sofferenza dei propri figli crocifissi. Incollate a quel Calvario, stanno lì, angeli silenziosi, dignitose, volti scavati da lacrime invisibili. Sembrerebbe che non facciano nulla. Abitano quel dolore, stanno e basta. Come le donne presso la croce di Cristo, capaci di vivere con la passione dell’amore anche la Passione del dolore. Come lei, la Madre, che non dice, non aggredisce, non fa rivoluzioni. Stabat Mater… Stare, cioè perseverare, accompagnare e… resistere. Sì perché lei, come tutte le madri addolorate della storia, non conosce la rassegnazione, ma solo la resistenza, la capacità di rimanere in piedi senza piegarsi dinanzi alla paura, allo sguardo anemico della commiserazione altrui, alla ferocia degli aguzzini, alla possibilità di compromettere tutta la vita nell’agone del dono. Stabat… in questo verbo m’immergo e sento già il calore del sole di Pasqua.☺
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