stelle comete
14 Aprile 2010 Share

stelle comete

 

Non ci si accusi di mancanza di tempismo se solo in questo numero di maggio della nostra rivista ci accingiamo a dedicare un po’ di spazio, all’interno del viaggio astronomico che stiamo compiendo da qualche mese, all’affascinante tema delle comete. Tra i cosiddetti “piccoli corpi del sistema solare” orbitanti intorno al Sole, le comete occupano un posto di indubbia importanza.

Si ritiene che esistano interi “serbatoi” di miliardi di comete, concentrati nelle regioni al confine del sistema solare: la fascia di Kuiper fra 30 e 50 unità astronomiche (e di cui abbiamo già parlato nell’articolo dedicato a Plutone), il cosiddetto “disco diffuso” fino a 1000 unità astronomiche e la nube di Oort, il bordo estremo del sistema solare al confine con altri sistemi stellari.

Le comete non sono altro che le “briciole” della nebulosa primordiale da cui si è formato il sistema solare, rimaste tali dopo che la maggior parte della materia si è agglomerata formando i pianeti e i loro satelliti in orbita intorno al Sole. Sono corpi formati da ghiaccio di acqua e metano, ammoniaca, silicati e grafite, di dimensioni variabili ma contenute nell’ordine dei chilometri.

Questi oggetti percorrono orbite diverse fra di loro e variabili nel corso del tempo, ma in generale fortemente ellittiche, eccentriche ed inclinate rispetto al piano orbitale della Terra. Se le classifichiamo in base alle loro successive apparizioni, cioè in base all’intervallo di tempo che impiegano per “ripresentarsi” alla nostra vista, possiamo individuare comete con periodi di decine o centinaia di anni (comete a corto periodo), comete con periodi di migliaia di anni (a lungo periodo) e comete non periodiche (che una volta transitate vicino al Sole si “perdono” nello spazio senza più tornare verso il centro del sistema solare).

Quando percorrono un tratto della loro orbita lontano dal Sole, esse sono corpi freddi e scuri, ad un certo punto si comincia ad osservare la luce solare riflessa dagli strati superficiali, e quando si avvicinano al perielio essi mostrano tutta la loro luminosa spettacolarità. Infatti la radiazione solare fa sublimare (passare direttamente dallo stato solido a quello gassoso) una parte della materia che le compone. Si forma così la chioma, una sorta di involucro gassoso di centinaia di migliaia di km che circonda il nucleo cometario solido. Sulla superficie del nucleo si verifica il distacco di minuscole particelle solide (polveri), che vengono spinte insieme ai gas della chioma in direzione opposta al Sole, sotto l’azione della radiazione e del vento solare, formando così le code della cometa, scie di gas e polveri che si allungano per milioni di chilometri.

La materia dispersa secondo il meccanismo appena spiegato fa sì che il nucleo cometario, spogliato degli elementi volatili, mantenga solo le parti rocciose e diventi sempre più piccolo, ad ogni passaggio ripetuto in vicinanza del Sole. In qualche caso il nucleo si frantuma, disgregandosi completamente nello spazio.

Quella che abbiamo appena descritto potrebbe essere definita come una “cometa ideale”, un modello o prototipo teorico, perché nella realtà gli oggetti cometari si mostrano con caratteristiche e comportamenti peculiari che fanno di ogni cometa un unicum a sé stante.

Proviamo a fare una breve panoramica, proponendo alcuni esempi della straordinaria varietà che è possibile incontrare osservando le comete.

Una cometa che si avvicina molto alla rappresentazione ideale è la C/1996B2 Hyakutake, avendo essa presentato le componenti classiche prima descritte: notevole eccentricità dell’orbita, chioma gassosa circolare, inviluppo parabolico delle polveri che sfuma e si allarga nella coda, coda di gas ionizzati.

Degne di menzione sono sicuramente la cometa C/1995O1 Hale-Bopp, conosciuta come The Great Comet of 1997 con un nucleo di 50 km di diametro e tanto luminosa da essere facilmente visibile ad occhio nudo per molti mesi, e la cometa 2006P1 McNaught, che a gennaio 2007 si è mostrata a noi terrestri in tutto il suo splendore, nonostante il dilagante inquinamento luminoso delle nostre città, sviluppando una coda di polveri di eccezionale estensione e con una complessa struttura a strie formate da bande di polveri (al cui interno è stata scoperta anche la presenza di ferro).

Una delle caratteristiche che è frequente ritrovare tra le comete realmente osservate è quella della fragilità del nucleo. In anni recenti molti oggetti hanno mostrato segni di frammentazione, rottura del nucleo, disgregazione totale e tra questi, come esempi, ricordiamo le comete 1999S4 LINEAR, la 73P Schwassmann-Wachmann 3 e la più recente C/2006 M4 SWAN. La prima, nel corso del luglio 2000, dopo un ultimo aumento di luminosità e lo sviluppo di una notevole coda, si è completamente dissolta in un unico evento lasciando una nube di detriti alla deriva senza più un nucleo di riferimento. La frammentazione della seconda ha invece avuto uno sviluppo più complesso e durato per diversi passaggi, con la formazione di un gran numero di nuclei secondari. La terza ha evidenziato una evoluzione abbastanza inconsueta, con notevoli fluttuazioni di luminosità e fenomeni di erosione del nucleo più che di frammentazione vera e propria.

Un altro fenomeno abbastanza vistoso, osservato in vari casi, è quello detto di outburst, cioè una espulsione improvvisa ed istantanea di materia da una zona limitata del nucleo, spesso accompagnata da aumenti anomali o inattesi di luminosità. In alcuni casi questi fenomeni assumono proporzioni colossali, come nel caso della cometa 29P Schwassmann-Wachmann 1 che è conosciuta per i suoi frequenti episodi di outburst con successiva formazione di una chioma estesa ed asimmetrica.

Volendo spaziare nella estrema varietà mostrata dagli oggetti cometari merita accennare anche alla cometa C/2007 VZ13, che si è manifestata senza lo sviluppo della coda di polveri e quindi con la sola componente gassosa.   

E come non citare, in conclusione, le emozioni regalate a tutti gli astrofili italiani nell’ottobre 2007 dalla 17P Holmes, con la sua bellissima chioma di 7 milioni di km e con il suo straordinario aumento di luminosità che l’ha resa perfettamente visibile anche ad occhio nudo nei nostri cieli autunnali.

Abbiamo tentato con questa breve panoramica di dare un’idea della estrema varietà che caratterizza il mondo degli oggetti cometari, un mondo che conosciamo e comprendiamo in maniera ancora molto lacunosa, con numerosi quesiti ancora aperti e studi ancora in corso su origine ed evoluzione delle comete. Speriamo di aver suscitato nel lettore ancora una volta una sana curiosità scientifica e magari il desiderio di fare un salto in libreria o sul web per approfondire l’argomento. ☺

domenico.dicienzo@tin.it

 

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