Torneremo a ridere sotto l’olmo antico
Torneremo a ridere sotto l’olmo antico
lasceremo impronte nuove
scriveremo poesia affondando la terra
con lama appuntita di radice.
Sotto l’ombra scaveremo a mani nude
dissotterrando l’eco soffocata troppe volte.
Torneremo a ridere sotto l’olmo antico
girando intorno nella danza propiziatrice
e balleremo, intoneremo salmi, canteremo shalom
grideremo hosanna ogni momento.
Saremo pellerossa intorno al totem. Ogni straniero
siederà al banchetto e s’alzerà in volo la colomba bianca.
Torneremo a ridere sotto l’olmo antico
pianteremo tende sulla roccia e bandiere arcobaleno
senza fossati né trincee, insieme croci e menorah
altri grani di rosari, veli al vento e rama indiani.
Soffierà il simùn tante volte, senza più piegare giunchi
alto in cielo come mantra: pace, fiori e libertà.
Torneremo a ridere sotto l’olmo antico
negli amori, nel soffio caldo di novella vita
intorno, la sterpaglia sarà recisa per nuova vigna
e mangeremo il frutto della terra senza paura.
Bastano un albero, radici robuste, un orizzonte vero
e l’onda impetuosa che spazzi lo sterco, la gramigna.
Sotto il grande olmo torneremo a ridere per davvero.
Maranatha! Così sia sul mondo intero, Dio di tutte le creature
dei nativi e dei migranti, del sereno e la tempesta
Dio dei mari, dei grandi spazi e dei silenzi, l’azzurro e il nero
i deserti dell’anima, Signore di gioie e tribolazioni
Dio delle periferie e tribù confinate, Dio di luce e verità.