Tremate tremate le streghe son tornate
8 Marzo 2019
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Tremate tremate le streghe son tornate

“Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito,

per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato,

per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato,

per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato,

per tutto questo: in piedi, Signori, davanti ad una donna”

William Shakespeare

Era Roma, era primavera, era l’autocoscienza che ci portava anche per le strade; erano le gonnellone, gli zoccoletti, erano i girotondi con intellettuali, donne del popolo, donne operaie, era la lotta per appropriarsi del proprio corpo, della propria identità, della propria libertà; era il ricciolo che svolazzando reclamava la determinazione, era il portare Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi come momento di riflessione e di irrisione ad un sistema patriarcale che dai tempi bui della controriforma (ed anche prima) aveva fatto della donna solo un vas damnationis o un angelo asessuato o la macchina produttrice di figli, angelo del focolare e della famiglia; era la liberazione per determinare la propria sessualità, il parlare di genere, era l’identificazione di una diversità anche di fare politica e di conquista di diritti.

Gli slogan “Tremate tremate le streghe son tornate” “Io sono mia” coloravano di allegria una lotta dura e determinata. Questa lotta felice che ha avvolto gli anni settanta per arrivare alle reali conquiste del movimento femminista ha coinvolto anche l’analisi della stregoneria come fenomeno storico setta. Io stessa lo analizzai con una terza media partendo dal malleus maleficarum per arrivare a leggere La signora del gioco di Luisa Muraro, 1976: testo fondamentale, nel quale un modo di fare storia, ricostruendo il “cerchio di carne” che tiene insieme la genealogia femminile, ha acquistato la parola e la profondità della ricerca. Di processo in processo, il libro ci fa incontrare le donne accusate di essere streghe, in realtà spesso donne dedite alla medicina e alla divinazione, tutte diverse tra loro, alcune dotate di una notevole personalità, e ci conduce fino al cuore della loro mitologia, un mondo magico dominato dalla figura di una divinità femminile, la signora del gioco.

Passiamo ad oggi: altri slogan, altri modi, il buio del medioevo ritorna. Accade che una scuola di provincia ospiti un progetto sulle fiabe del mondo. Accade che questo progetto metta i bambini al centro del gioco, protagonisti delle fiabe che vengono raccontate. E che Ramona giochi a fare la strega con i bambini. Fin qui tutto normale. Quel che non è normale, è che la storia della “strega Romilda” arrivi sui giornali, prima locali e poi nazionali. E che un neosenatore leghista se la prenda a cuore al punto da promuovere un’interrogazione parlamentare per indagare sul ritorno della stregoneria.

Qualche giorno prima il vicepremier Salvini sosteneva la tesi del sacerdote Buonaiuto, secondo cui Virginia Raffaele avrebbe invocato Satana da Sanremo. Dopo pochi giorni il MIUR ha proposto agli insegnanti, attraverso la piattaforma Sofia, un “corso sull’esorcismo e la preghiera di liberazione”. Il corso in questione è infatti promosso da uno di questi soggetti, il Regina Apostulorum (Upra), una istituzione universitaria di diritto pontificio. L’intero corso ha una durata di 46 ore, di cui 40 obbligatorie, e il suo costo era (vedremo più avanti perché uso il passato) di 400 euro. Non passano che meno di 24 ore dall’inizio della bufera ed ecco che il corso sparisce improvvisamente dai radar. A rimuoverlo la stessa Upra che spiega che il “corso su esorcismo e preghiera di liberazione non è dedicato ad insegnanti di scuola di primo e secondo grado, pertanto è stato rimosso dal portale di Sofia”.

Tutto a posto quindi? Beh, mica del tutto. Rimane ancora da verificare se con la rimozione dal portale sia stato anche revocato il riconoscimento del corso quale aggiornamento, perché in caso contrario rimarrebbe comunque la possibilità di pagarlo tramite la carta del docente, quindi mediante un finanziamento pubblico. Ma soprattutto rimane anche la sensazione di vivere in un’epoca diversa da quella che sembra sostenere il calendario.

Ed infine lui, il senatore leghista Pillon. Ricordate questo nome: Pillon, Simone Pillon insieme alle associazioni dei padri separati, presentando un progetto di riforma della famiglia, arriva a quello che è il vero progetto di restaurazione che si propone di ripristinare “un ordine” in cui i princìpi della Chiesa cattolica diventino punti fondanti della politica, con l’effetto di uno smantellamento sistematico dei diritti, a partire da quelli delle donne. Un progetto che è l’attacco ai diritti e all’autodeterminazione delle donne che vediamo srotolarsi con vecchi copioni in luoghi, come l’Italia, dove all’attacco all’interruzione volontaria di gravidanza regolata dalla legge 194, si aggiunge una continua minimizzazione della violenza maschile sulle donne, soprattutto quella domestica (la famiglia non si tocca anche se ci scappa la morta), e l’attacco a sfere private come la decisione di chiudere una relazione con un divorzio (che è un diritto), fino alla riabilitazione del pieno potere maschile nei confronti della “propria” donna e di quella prole che lei ha procreato per lui. Quello che in poche parole può essere riassunto come il tentativo di un totale ripristino della patria potestà, cancellata da tempo dal nostro ordinamento, con la ricomposizione della famiglia tradizionale in cui non solo ci sia un uomo e una donna, ma in cui l’uomo sia padrone totale e incondizionato sia della moglie, che sta a casa a svolgere lavori domestici, riproduttivi e di cura, sia dei figli che in ogni modo dovranno essere sottomessi al volere del padre-padrone, anche se violento e abusante.☺

 

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