un anno di lotta di Antonello Miccoli | La Fonte TV
Il 22 novembre è stata siglata l'intesa Stato-Regioni sugli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013. L'accordo assegna alle regioni 650 milioni di euro a fronte di una spesa di oltre 2 miliardi sostenuta nell'anno in corso.
Si comprende l'insufficienza dell'intervento finanziario rispetto ai fabbisogni dei territori. Nel solo Molise abbiamo raggiunto 4.327.540 ore di cassa integrazione. Nello specifico: 1.606.594 ore di Cigo + 93,48% (dipendenti coinvolti 1.842); 1.347.282 di Cigs – 49,30% (dipendenti coinvolti 1.545); 1.373.664 + 67,12% (dipendenti coinvolti 1.575). Su un totale di 4.962 lavoratori coinvolti dalla Cig, nelle sue diverse articolazioni, ben 2.481 sono stati collocati a zero ore. Tra i settori maggiormente coinvolti: alimentari (Cigo + 847,46%; Cigs + 35,40%); legno (Cigo + 378,41%; Cigs + 589,07%); edile (Cigo + 421,54%; Cigs + 52,14%); meccaniche (Cigo + 135,67%; Cigs + 7,47%); tessili (Cigo + 87,01%); chimiche (Cigo + 66,01%; Cigs + 2,05%).
Va tra l'altro rilevato come la sensibile contrazione delle esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento (–31,8%) e di sostanze e prodotti chimici (–6,8%) non è stata compensata dall’aumento di vendite di prodotti in gomma (2,1%) e di alimentari (9,5%).
Sullo stesso versante agricolo, le coltivazioni industriali hanno registrato una contrazione del 25,8%: deficit che, determinato dalle perduranti difficoltà dell’industria bieticolo-saccarifera, ha indotto gli agricoltori a ridurre di più di un terzo le superfici destinate alla barbabietola da zucchero. Nel comparto olivicolo il raccolto è invece diminuito del 10,5%; mentre la produzione di latte vaccino si è ridotta del 4% risentendo della diminuzione del numero di capi allevati (–6,2%).
A fronte di questi dati, che evidenziano le difficoltà dei diversi comparti economici, non si può accettare l'idea di un continuo taglio di risorse allo stato sociale: le famiglie molisane, come quelle di altre regioni, sono ormai allo stremo.
La stessa sostenibilità del debito (interessi e rate capitali da rimborsare) mostra elementi di grave preoccupazione. In proposito la Banca d'Italia ci ricorda che convenzionalmente una famiglia è definita finanziariamente vulnerabile se la quota di debito è superiore al 30% del proprio reddito. Ad esempio, nel periodo 2005/2009 il peso del servizio del mutuo per le famiglie molisane è salito di circa 6 punti percentuali portandosi al 19,1% rispetto al reddito disponibile. Contemporaneamente la percentuale di famiglie che superavano la soglia di vulnerabilità è sensibilmente cresciuta, passando dal l’8,5 al 32,8%: una quota superiore sia a quella del Mezzogiorno (19,8%) che a quella italiana (20,4%).
La maggiore vulnerabilità comporta, in alcuni casi, una riduzione della capacità di fare fronte con regolarità ai pagamenti e mantenere il proprio tenore di vita. Nel 2009 più del 10% delle famiglie molisane indebitate non sono riuscite a rispettare le scadenze di pagamento delle rate del mutuo (una quota più elevata che nel 2005 e maggiore della media italiana). Nel contempo una percentuale di famiglie, solo leggermente inferiore, ha registrato nello stesso anno una forma di disagio nella gestione delle spese domestiche. Più in generale, la crisi ha inciso sensibilmente sui consumi dei nuclei familiari: dal 2007 al 2010 la spesa si è ridotta del 6 per cento (Cfr. Banca d'Italia, Economie Regionali, n°16 giugno 2012).
Va da sé che la debolezza della ripresa produttiva e la fragilità delle economie domestiche dovrebbero trovare il primo posto nell'agenda della politica. Al contrario il teatrino elettorale tende ad avere il sopravvento su tutto, mentre tante persone hanno perso il lavoro o, pur lavorando, non percepiscono il salario. Ci attende un Natale volto cristianamente alla speranza, mentre, nel contempo, i sazi non vedono e non odono i lamenti provenienti dal basso. Il modo migliore per iniziare il 2013 è far risuonare nei palazzi del potere la voce di chi chiede giustizia e solidarietà, rispetto ad una strategia finanziaria che vede nei deboli un intralcio all'accumulo della ricchezza per pochi. ☺
a.miccoli@cgilmolise.it
Il 22 novembre è stata siglata l'intesa Stato-Regioni sugli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013. L'accordo assegna alle regioni 650 milioni di euro a fronte di una spesa di oltre 2 miliardi sostenuta nell'anno in corso.
Si comprende l'insufficienza dell'intervento finanziario rispetto ai fabbisogni dei territori. Nel solo Molise abbiamo raggiunto 4.327.540 ore di cassa integrazione. Nello specifico: 1.606.594 ore di Cigo + 93,48% (dipendenti coinvolti 1.842); 1.347.282 di Cigs – 49,30% (dipendenti coinvolti 1.545); 1.373.664 + 67,12% (dipendenti coinvolti 1.575). Su un totale di 4.962 lavoratori coinvolti dalla Cig, nelle sue diverse articolazioni, ben 2.481 sono stati collocati a zero ore. Tra i settori maggiormente coinvolti: alimentari (Cigo + 847,46%; Cigs + 35,40%); legno (Cigo + 378,41%; Cigs + 589,07%); edile (Cigo + 421,54%; Cigs + 52,14%); meccaniche (Cigo + 135,67%; Cigs + 7,47%); tessili (Cigo + 87,01%); chimiche (Cigo + 66,01%; Cigs + 2,05%).
Va tra l'altro rilevato come la sensibile contrazione delle esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento (–31,8%) e di sostanze e prodotti chimici (–6,8%) non è stata compensata dall’aumento di vendite di prodotti in gomma (2,1%) e di alimentari (9,5%).
Sullo stesso versante agricolo, le coltivazioni industriali hanno registrato una contrazione del 25,8%: deficit che, determinato dalle perduranti difficoltà dell’industria bieticolo-saccarifera, ha indotto gli agricoltori a ridurre di più di un terzo le superfici destinate alla barbabietola da zucchero. Nel comparto olivicolo il raccolto è invece diminuito del 10,5%; mentre la produzione di latte vaccino si è ridotta del 4% risentendo della diminuzione del numero di capi allevati (–6,2%).
A fronte di questi dati, che evidenziano le difficoltà dei diversi comparti economici, non si può accettare l'idea di un continuo taglio di risorse allo stato sociale: le famiglie molisane, come quelle di altre regioni, sono ormai allo stremo.
La stessa sostenibilità del debito (interessi e rate capitali da rimborsare) mostra elementi di grave preoccupazione. In proposito la Banca d'Italia ci ricorda che convenzionalmente una famiglia è definita finanziariamente vulnerabile se la quota di debito è superiore al 30% del proprio reddito. Ad esempio, nel periodo 2005/2009 il peso del servizio del mutuo per le famiglie molisane è salito di circa 6 punti percentuali portandosi al 19,1% rispetto al reddito disponibile. Contemporaneamente la percentuale di famiglie che superavano la soglia di vulnerabilità è sensibilmente cresciuta, passando dal l’8,5 al 32,8%: una quota superiore sia a quella del Mezzogiorno (19,8%) che a quella italiana (20,4%).
La maggiore vulnerabilità comporta, in alcuni casi, una riduzione della capacità di fare fronte con regolarità ai pagamenti e mantenere il proprio tenore di vita. Nel 2009 più del 10% delle famiglie molisane indebitate non sono riuscite a rispettare le scadenze di pagamento delle rate del mutuo (una quota più elevata che nel 2005 e maggiore della media italiana). Nel contempo una percentuale di famiglie, solo leggermente inferiore, ha registrato nello stesso anno una forma di disagio nella gestione delle spese domestiche. Più in generale, la crisi ha inciso sensibilmente sui consumi dei nuclei familiari: dal 2007 al 2010 la spesa si è ridotta del 6 per cento (Cfr. Banca d'Italia, Economie Regionali, n°16 giugno 2012).
Va da sé che la debolezza della ripresa produttiva e la fragilità delle economie domestiche dovrebbero trovare il primo posto nell'agenda della politica. Al contrario il teatrino elettorale tende ad avere il sopravvento su tutto, mentre tante persone hanno perso il lavoro o, pur lavorando, non percepiscono il salario. Ci attende un Natale volto cristianamente alla speranza, mentre, nel contempo, i sazi non vedono e non odono i lamenti provenienti dal basso. Il modo migliore per iniziare il 2013 è far risuonare nei palazzi del potere la voce di chi chiede giustizia e solidarietà, rispetto ad una strategia finanziaria che vede nei deboli un intralcio all'accumulo della ricchezza per pochi. ☺
Il 22 novembre è stata siglata l'intesa Stato-Regioni sugli ammortizzatori sociali in deroga per l'anno 2013. L'accordo assegna alle regioni 650 milioni di euro a fronte di una spesa di oltre 2 miliardi sostenuta nell'anno in corso.
Si comprende l'insufficienza dell'intervento finanziario rispetto ai fabbisogni dei territori. Nel solo Molise abbiamo raggiunto 4.327.540 ore di cassa integrazione. Nello specifico: 1.606.594 ore di Cigo + 93,48% (dipendenti coinvolti 1.842); 1.347.282 di Cigs – 49,30% (dipendenti coinvolti 1.545); 1.373.664 + 67,12% (dipendenti coinvolti 1.575). Su un totale di 4.962 lavoratori coinvolti dalla Cig, nelle sue diverse articolazioni, ben 2.481 sono stati collocati a zero ore. Tra i settori maggiormente coinvolti: alimentari (Cigo + 847,46%; Cigs + 35,40%); legno (Cigo + 378,41%; Cigs + 589,07%); edile (Cigo + 421,54%; Cigs + 52,14%); meccaniche (Cigo + 135,67%; Cigs + 7,47%); tessili (Cigo + 87,01%); chimiche (Cigo + 66,01%; Cigs + 2,05%).
Va tra l'altro rilevato come la sensibile contrazione delle esportazioni di prodotti tessili e dell’abbigliamento (–31,8%) e di sostanze e prodotti chimici (–6,8%) non è stata compensata dall’aumento di vendite di prodotti in gomma (2,1%) e di alimentari (9,5%).
Sullo stesso versante agricolo, le coltivazioni industriali hanno registrato una contrazione del 25,8%: deficit che, determinato dalle perduranti difficoltà dell’industria bieticolo-saccarifera, ha indotto gli agricoltori a ridurre di più di un terzo le superfici destinate alla barbabietola da zucchero. Nel comparto olivicolo il raccolto è invece diminuito del 10,5%; mentre la produzione di latte vaccino si è ridotta del 4% risentendo della diminuzione del numero di capi allevati (–6,2%).
A fronte di questi dati, che evidenziano le difficoltà dei diversi comparti economici, non si può accettare l'idea di un continuo taglio di risorse allo stato sociale: le famiglie molisane, come quelle di altre regioni, sono ormai allo stremo.
La stessa sostenibilità del debito (interessi e rate capitali da rimborsare) mostra elementi di grave preoccupazione. In proposito la Banca d'Italia ci ricorda che convenzionalmente una famiglia è definita finanziariamente vulnerabile se la quota di debito è superiore al 30% del proprio reddito. Ad esempio, nel periodo 2005/2009 il peso del servizio del mutuo per le famiglie molisane è salito di circa 6 punti percentuali portandosi al 19,1% rispetto al reddito disponibile. Contemporaneamente la percentuale di famiglie che superavano la soglia di vulnerabilità è sensibilmente cresciuta, passando dal l’8,5 al 32,8%: una quota superiore sia a quella del Mezzogiorno (19,8%) che a quella italiana (20,4%).
La maggiore vulnerabilità comporta, in alcuni casi, una riduzione della capacità di fare fronte con regolarità ai pagamenti e mantenere il proprio tenore di vita. Nel 2009 più del 10% delle famiglie molisane indebitate non sono riuscite a rispettare le scadenze di pagamento delle rate del mutuo (una quota più elevata che nel 2005 e maggiore della media italiana). Nel contempo una percentuale di famiglie, solo leggermente inferiore, ha registrato nello stesso anno una forma di disagio nella gestione delle spese domestiche. Più in generale, la crisi ha inciso sensibilmente sui consumi dei nuclei familiari: dal 2007 al 2010 la spesa si è ridotta del 6 per cento (Cfr. Banca d'Italia, Economie Regionali, n°16 giugno 2012).
Va da sé che la debolezza della ripresa produttiva e la fragilità delle economie domestiche dovrebbero trovare il primo posto nell'agenda della politica. Al contrario il teatrino elettorale tende ad avere il sopravvento su tutto, mentre tante persone hanno perso il lavoro o, pur lavorando, non percepiscono il salario. Ci attende un Natale volto cristianamente alla speranza, mentre, nel contempo, i sazi non vedono e non odono i lamenti provenienti dal basso. Il modo migliore per iniziare il 2013 è far risuonare nei palazzi del potere la voce di chi chiede giustizia e solidarietà, rispetto ad una strategia finanziaria che vede nei deboli un intralcio all'accumulo della ricchezza per pochi. ☺
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