Un frutto per la tavola natalizia
11 Dicembre 2018
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Un frutto per la tavola natalizia

Le prime notizie sul ribes risalgono al 1480 in Germania e al 1550 in Italia. Gli antichi non conoscevano e non consumavano i frutti delle diverse specie, ma fu una bevanda molto consumata dagli Arabi, considerata medicinale, di gusto asprigno e ottenuta da una specie di rabarbaro, a dare il nome a questa pianta, diffusa nei boschi dei Paesi europei e idonea, con le sue bacche, a produrre, come ripiego, una bevanda simile a quella araba.

Le tre specie di ribes oggi coltivate, appartenenti alla famiglia delle Sassifragacee e al genere Ribes, si differenziano fra di loro sia per alcune caratteristiche botaniche sia per la produzione.

Nel ribes rosso (Ribes rubrum) le piccole bacche sono traslucide e di colore rosso brillante. Una volta mature conservano una buona persistenza prima di subire la cascola naturale che consente una certa scalarità nella raccolta.

 

Una bacca di colore nero lucente è il frutto del ribes nero (Ribes nigrum), riunito sempre in grappoli, che, nonostante il sapore poco gradevole, riesce a dare un gusto particolare nelle macedonie miste di piccoli frutti.

L’uva spina (Ribes grossularia) si differenzia nettamente dalle specie precedenti, perché i suoi rami sono dotati di lunghe e pungenti spine, che creano notevoli difficoltà nelle operazioni di raccolta e di potatura, ma anche perché i suoi frutti sono delle bacche di colore variabile, dal verde chiaro al rosa e al giallo, tutte idonee al consumo fresco e alla destinazione industriale. Fra le tre specie, l’uva spina era sicuramente la più presente negli orti e nei vigneti del nostro territorio, specie in prossimità dei pozzi.

I ribes sono considerati frutti ipocalorici e quindi ideali nelle diete dimagranti: 100 g di prodotto sviluppano da 40 a 45 calorie. Ma l’80% della produzione di tutte e tre le specie è destinata all’industria per la preparazione di sciroppi, gelatine, marmellate, caramelle, yogurt e aromatizzanti per medicinali. Al consumo fresco tocca solo il 10-15%, anche se con la diffusione delle macedonie miste di piccoli frutti è in fase di notevole espansione.

Non va poi sottovalutato l’aspetto medicinale.

Le bacche del ribes rosso presentano delle specifiche proprietà te- rapeutiche che lo rendono l’ingrediente perfetto per molti rimedi naturali. Esse sono composte principalmente di acqua (circa l’80%), hanno una elevata concentrazione di vitamine del gruppo A, B, C e K, e sono ricche di minerali come calcio, ferro, sodio, fosforo e potassio. Fin da tempi antichissimi il ribes rosso è utilizzato nella medicina tradizionale perché pare che sia un potente antinfiammatorio e trova applicazione nei più svariati rimedi della nonna: per l’apparato urinario, nei casi di cistite e come aiuto in caso di calcoli renali; per i dolori reumatici, come lenitivo a livello delle articolazioni; per l’intestino, grazie alla ricchezza di fibre che possono aiutare a regolarizzare il transito intestinale; per le allergie stagionali e improvvise, magari affiancato ad antistaminici o altri farmaci prescritti.

Ma l’antistaminico per eccellenza è il ribes nero: stimola le ghiandole renali nella produzione di cortisolo, il cortisone endogeno che contrasta le infiammazioni. In fase acuta è consigliata l’assunzione di 40-50 gocce di gemmoderivato due volte al giorno e, in via preventiva, di 20-30 gocce al giorno a partire dal mese di dicembre. Anche per lenire il dolore delle punture di insetti (vespe, calabroni, ecc.), è utile strofinare sulla pelle alcune foglie di ribes nero.

Quanto alle bacche di uva spina, secondo Castore Durante nel suo Herbario nuovo del 1585, presentano un’azione febbrifuga, tolgono la sete, bloccano l’acidità dello stomaco, eliminano la nausea e stimolano l’appetito.

E per concludere una piccola curiosità: il ribes rosso è denominato anche Bacca di San Giovanni. È consacrato infatti al potente e misterioso San Giovanni perché frutto dal colore del fuoco ma ricco di acqua. Questo piccolo frutto sferico sembra ricordare il sole che nutre e vivifica la terra: luminoso e trasparente. La notte della Festa di San Giovanni, il 24 giugno, si portava addosso il ribes per proteggersi dagli spiriti maligni e, sempre questa notte, si usava mettere un rametto di ribes sotto il cuscino per avere sogni profetici.

La festa di San Giovanni è ancora lontana, tuttavia perché non portare sulla tavola natalizia un bel vasetto di marmellata di ribes, da abbinare ai formaggi o da gustare insieme al dessert?

Marmellata di ribes nero

Ingredienti: 1 kg di ribes nero, 500g di zucchero.

Preparazione: lavate i frutti e privateli del picciolo. Non date importanza al pennacolo peloso, che verrà eliminato con l’uso del passaverdura. Unite le bacche allo zucchero. Mettete in una pentola a fuoco moderato e fate bollire per 4 minuti. Passate nel passaverdura. Versate in vasetti ben sterilizzati, chiudete e girateli a testa in giù. Coprite con uno strofinaccio e lasciate raffreddare lentamente. E se assaggiate, assicuratevi di non ritrovarvi colorati ovunque!☺

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