un molise da vivere
14 Aprile 2010 Share

un molise da vivere

 

I giorni che stiamo vivendo pongono l'individuo in una condizione di estrema vulnerabilità rispetto ad un sistema economico-politico che ha sempre più il sapore della tirannide. Sono state generate distanze abissali tra il potere del denaro e la sua utenza di massa.

Nel nostro Paese assistiamo ad una riduzione sensibile del potere statale in favore di una dittatura dell'economico. Importanti elementi del benessere sociale come l'energia, le telecomunicazioni, l'acqua, l'ambiente devono sopportare il compromesso tra pubblico e privato. Tutto questo crea la supremazia della ragion globale sulla condizione del singolo, ma non è tutto. La modernizzazione dei mercati non ha creato un sistema sostenibile ma si è trasformato in ostruzione rispetto ai sistemi economici non globalizzati. Globalizzazione non significa più spontaneismo economico, inclusione, allargamento delle possibilità, ha perso persino il fascino del "nuovo" e così non ci diverte più. È diventato un mercato globale senza emozioni, ovvio, e oserei dire addirittura obsoleto. L'uomo, il cittadino vuole nuovi strumenti di intermediazione tra lui e il dio-mercato, vuole riscoprire i valori del territorio e della comunità. "Comunità", la sola parola ci scalda il cuore. Ricreare  le condizioni sulla base dell'identità locale. Potrebbe essere un indirizzo diretto ad un inevitabile declino?

Non è detto. Il senso di appartenenza ad una comunità può rappresentare un fattore competitivo, può creare "la differenza". Se non altro può fornire al cittadino smarrito un mercato capace di rappresentare un passaggio non proprio obbligato uno spazio di libertà. Bisogna farsi una serie di domande con l'attenzione rivolta alla demografia, alla politica, all'economia e alla società. Statistiche certe definiscono il genere femminile un esercito di lavoratrici dedite alla piccola e media impresa che muovono economia, creano benessere ma che devono pur continuare a dover conciliare con la vita delle loro famiglie dei loro figli.

Occorre che la società si apra maggiormente divenendo così più amichevole nei confronti delle donne dei giovani e dei bambini. Come realizzare pari-opportunità effettiva tra donne e uomini? Come favorire il ricambio generale nella società, nella politica e nell'economia? Come realizzare una società amichevole nei confronti dei bambini? Quali politiche di apertura di mercato sono favorevoli anche a donne e giovani? Coniugando demografia e democrazia, includendo nella politica e nella società più donne e più giovani, utilizzando l'effetto positivo sull'economia e sulla capacità di innovazione che avrebbe l'ingresso di nuove energie e capitale umano non pienamente sfruttato, associando la qualità della vita lavorativa a quella familiare, difendendo uomini, donne, giovani e bambini come consumatori.

Con queste premesse potremmo cominciare a progettare un Molise tutto da vivere, un vivaio di idee e uno stile di vita dentro il quale forse porre riparo ai troppi danni procurati dalla contraffazione del cibo, dell'aria e dell'ambiente. Trarre cioè dallo svantaggio del mancato sviluppo l'opportunità di proporre stili di vita moderni ma non alienati e rispettosi delle generazioni che verranno. Sentire il Molise con orgoglio, propongo, gelosi della nostra identità, forti per aver resistito a mille avversità e certi che da ciò si può ripartire. C'è una frase che mi piace ripetere spesso: Abbiamo tutti, (potenti e non) una sola vita da spendere;  non vale la pena sciuparla!

 Giulia D'Ambrosio (giuliadambrosio@hotmail.it)

 

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