uno scatto di orgoglio
21 Marzo 2010 Share

uno scatto di orgoglio

 

La commozione delle prime ore, l’ansia, la paura ed il dolore per la perdita di alcuni studenti molisani, stanno progressivamente lasciando il passo al dovere di riprendere i ritmi della vita, assistere i settantamila sfollati, riavviare le scuole, verificare l’agibilità delle case e far ripartire le imprese ed il lavoro. La Protezione Civile, con l’apporto di migliaia di volontari che hanno riunificato l’Italia nelle tendopoli abruzzesi, sta curando l’emergenza delle prime settimane in attesa delle decisioni del Governo su come si dovrà intervenire per la ricostruzione, la messa in sicurezza del territorio e la ripresa dell’economia locale.

Su questo punto specifico il Molise può offrire uno spaccato su cosa non si deve fare più, in caso di calamità naturali. Il Presidente della Giunta anche nelle sue vesti di Vice-Presidente della Conferenza Stato-Regioni, ha il dovere di comunicare all’On. Berlusconi i limiti, i ritardi e gli errori di un Modello Molise che non ha funzionato. I dati al settimo anno sono illuminanti. Il 90% di chi perse la prima e unica casa sta ancora aspettando la nuova. La sicurezza nelle scuole è ancora una conquista per tanti istituti molisani alle prese in questi giorni con le giuste preoccupazioni di genitori, studenti e insegnanti. Le imprese del cratere, salvo sporadiche eccezioni, non hanno avuto alcun sostegno. È proseguito l’abbandono delle aree colpite e in quelle comunità si è accentuato il calo demografico. Questi risultati così poco edificanti sono frutto anche dell’allargamento a tutta la provincia di Campobasso dei benefici della ricostruzione e all’intera regione dei finanziamenti per opere pubbliche e sostegno produttivo ai privati in applicazione del famigerato art.15 dell’Ordinanza 3268/03. Quindi si può affermare senza alcun dubbio che il Modello Molise non ha funzionato, con l’aggravante che l’accentramento di poteri e risorse nelle mani di una figura monocratica quale il Commissario Straordinario ha stravolto le regole democratiche più elementari ed esautorato le amministrazioni locali.

Si può far finta di niente e restare muti di fronte alla riproposizione, su una  scala molto più vasta, di una procedura similare per l’Abruzzo? Il Presidente Berlusconi insiste con gli stessi concetti enunciati per San Giuliano (rapidità, snellimento burocratico, controllo diretto di Palazzo Chigi, efficienza ed efficacia degli interventi) e cavalca con consumata esperienza la tragedia abruzzese presentandosi come l’uomo nuovo che con piglio lombardo risolve tutto, subito e bene. Non è così e i terremotati del Molise ne sono l’emblema. Per questo, al di là delle appartenenze di partito, in nome dei vincoli storici che ci legano all’Abruzzo, chiedo all’On. Iorio un sussulto che anteponga le condizioni materiali di decine di migliaia di aquilani al suo rapporto col Presidente del Consiglio. Già nel 2002 col suo mutismo connivente permise a Berlusconi di utilizzare il Molise come una cavia non opponendosi ad un Modello mai sperimentato prima. Eppure fummo in tanti a reclamare una legge nazionale con risorse certe, ruoli chiari, coinvolgimenti dei comuni e delle parti sociali. Portammo l’esempio del Friuli e quello dell’Umbria. Personalmente citai anche l’esempio del terremoto di Ururi del 1962 che vide dopo tre mesi una legge nazionale che contemplava procedure, obblighi e opportunità. Iorio preferì il silenzio accondiscendente e balzò in sella alla poltrona commissariale che ha utilizzato con sapiente scaltrezza. Ma sgominati gli avversari interni al PDL, decimata e divisa l’opposizione, il Commissario-Governatore, può recuperare un minimo di credibilità istituzionale battendosi per una causa giusta in favore dei terremotati abruzzesi. Se non lo farà porterà con sé i rimorsi e le responsabilità di un nuovo silenzio al cospetto del Premier Berlusconi, più grave di quello del 2002, perché oggi non è più un dubbio bensì una certezza che il Modello Molise funziona male.

Già è apparsa inopportuna la disponibilità a portare le spoglie di Celestino V dalla Basilica di Collemaggio alla cattedrale di Isernia. E i nodi di un utilizzo dei fondi per il terremoto del Molise restano tutti da sciogliere stante le mancate risposte scritte alle diverse interpellanze presentate. Aggiungere a tali responsabilità istituzionali anche il mancato sostegno agli abruzzesi in favore di una procedura d’intervento che rispetti quel territorio e i suoi amministratori con una legge nazionale chiara che rilanci il Modello seguito nel Friuli o in Umbria, rappresenterebbe un’onta ingiustificabile. ☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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