violenza e donne
22 Marzo 2010 Share

violenza e donne

 

Le cifre innanzitutto. Perché se è vero che "il quanto non può spiegare il perché" è pur vero che i numeri possono dirci da dove cominciare per capire.

Per quanto riguarda la violenza domestica sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne da 16 a 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita (il 31,9% della classe di età considerata). 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni 961 mila violenze fisiche (18,8%). Circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%).

  Nell’ultimo anno (2007) il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila (5,4%). Sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a presentare i tassi più alti. Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito stupri o tentati stupri. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%.

Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite (33,9% per quelle subite dal partner e 24% per quelle da non partner).

Le donne subiscono più forme di violenza. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale. La maggioranza delle vittime ha subito più episodi di violenza. La violenza ripetuta avviene più frequentemente da parte del partner che dal non partner (67,1% contro 52,9%). Tra tutte le violenze fisiche rilevate, è più frequente l’essere spinta, strattonata, afferrata, l’avere avuto storto un braccio o i capelli tirati (56,7%), l’essere minacciata di essere colpita (52,0%), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1%). Segue l’uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di strangolamento o soffocamento e ustione (5,3%). Tra tutte le forme di violenze sessuali, le più diffuse sono le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%), l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati vissuti come violenza (19,0%), il tentato stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti ed umilianti (6,1%).

I partner responsabili della maggioranza degli stupri. Il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini non partner. I partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate. I partner sono responsabili in misura maggiore anche di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subìti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente. Solo il 6,2% è stato opera di estranei. Il rischio di subire uno stupro piuttosto che un tentativo di stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima. Gli sconosciuti commettono soprattutto molestie fisiche sessuali, seguiti da conoscenti, colleghi ed amici. Gli sconosciuti commettono stupri solo nello 0,9% dei casi e tentati stupri nel 3,6% contro, rispettivamente l’11,4% e il 9,1% dei partner.

Le violenze domestiche sono in maggioranza gravi. Il 34,5% delle donne ha dichiarato che la violenza subita è stata molto grave e il 29,7% abbastanza grave. Il 21,3% delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subìta in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle donne lo ha considerato un reato. Il 27,2% delle donne ha subito ferite a seguito della violenza. Ferite che nel 24,1% dei casi sono state gravi al punto da richiedere il ricorso a cure mediche. Le donne che hanno subìto più violenze dai partner, in quasi la metà dei casi hanno sofferto, a seguito dei fatti subìti, di perdita di fiducia e autostima, di sensazione di impotenza (44,5%), disturbi del sonno (41,0%), ansia (36,9%), depressione (35,1%), difficoltà di concentrazione (23,7%), dolori ricorrenti in 3 diverse parti (18,5%), difficoltà a gestire i figli (14,2%), idee di suicidio e autolesionismo (12,1%).

2 milioni 77 mila donne hanno subìto comportamenti persecutori (stalking), che le hanno particolarmente spaventate, dai partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciate, il 18,8% del totale. Tra le donne che hanno subìto stalking, in particolare il 68,5% dei partner ha cercato insistentemente di parlare con la donna contro la sua volontà, il 61,8% ha chiesto ripetutamente appuntamenti per incontrarla, il 57% l’ha aspettata fuori casa o a scuola o al lavoro, il 55,4% le ha inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali indesiderati, il 40,8% l’ha seguita o spiata e l’11% ha adottato altre strategie. Quasi il 50% delle donne vittime di violenza fisica o sessuale da un partner precedente ha subìto anche lo stalking, 937 mila donne. 1 milione 139 mila donne hanno subìto, invece, solo lo stalking, ma non violenze fisiche o sessuali.

7 milioni 134 mila donne hanno subìto o subiscono violenza psicologica: le forme più diffuse sono l’isolamento o il tentativo di isolamento (46,7%), il controllo (40,7%), la violenza economica (30,7%) e la svalorizzazione (23,8%), seguono le intimidazioni nel 7,8% dei casi. Il 43,2% delle donne ha subìto violenza psicologica dal partner attuale. Di queste, 3 milioni 477 mila l’hanno subìta sempre o spesso (il 21,1%). 6 milioni 92 mila donne hanno subìto solo violenza psicologica dal partner attuale (il 36,9% delle donne che attualmente vivono in coppia). 1 milione 42 mila donne hanno subìto oltre alla violenza psicologica, anche violenza fisica o sessuale, il 90,5% delle vittime di violenza fisica o sessuale.

Il vuoto delle tutele e il pieno del pregiudizio.

A uccidere, violentare, sottomettere, sono dunque prevalentemente mariti, figli, padri, incapaci di tollerare pareti domestiche troppo strette, abbracci assillanti o abbandoni che lasciano scoperte fragilità e dipendenze insospettate. Ed ecco che, quando l'aggressore non ha il volto dello sconosciuto o dello straniero che si incontra casualmente per strada, ma siede alla stessa tavola, dorme nello stesso letto, anche l'offesa perde i suoi contorni.

E qui, dentro  le mura domestiche, il vuoto e il pieno si intersecano: l'offesa trova comprensione e produce resistenze sotterranee. Proprio all'interno del rapporto di coppia possono annidarsi, infatti, forme di violenza più strisciante e sottile, e perciò meno agevolmente riconoscibili, alla cui nascita si collocano spesso interferenze di complessi e variegati fattori quotidiani. Paradossalmente, se l'aggressore è una persona vicina, la donna, condizionata da un comune tessuto sociale preferisce non denunciare. La paura, il timore di una stigmatizzazione o di un'inversione  del ruolo vittima-aggressore, invero non infrequente nei processi per stupro, fanno sì che subisca, senza dirlo, anche per tutta la vita. La responsabilità di questa mancanza di coraggio non può essere imputata solo a loro: tutta la società deve ridisegnare i suoi modelli e prevedere mezzi per aiutarle a "uscire dal silenzio".

Sarebbe buona cosa che la neonata Libera in Molise si occupasse (in un non lontano futuro) anche di Liberadonna con:

– un centralino telefonico, al quale lavorano operatrici appositamente formate, che garantiscono ascolto e anonimato;

– un centro di accoglienza per svolgere, con operatrici esperte nelle tecniche di relazione di aiuto, colloqui individuali di sostegno, volti ad elaborare insieme, nella totale libertà di scelta della donna, interventi e percorsi specifici;

– consulenza ed assistenza legale da parte di avvocate specializzate;

– inserimento in gruppi di auto-aiuto;

– assistenza nella ricerca di casa e lavoro;

– accompagnamento sul territorio, mediazione con i servizi;

– attività culturali;

– interventi di prevenzione nelle scuole;

– corsi di formazione e informazione per gli operatori sociali;

– interventi mirati rivolti a minori vittime di violenza assistita. ☺

 

 Bibliografia

Patrizia Romito, La violenza di genere su donne e minori, un’introduzione, Milano, Franco Angeli, 2000

Judith Lewis Herman, Guarire dal trauma. Affrontare le conseguenze della violenza, dall'abuso domestico al terrorismo, Edizioni Magi, 2005;

Cristina Monceri, L’altra faccia della violenza sessuale sulle donne: le false violenze, 3 dicembre 2007

ninive@aliceposta.it 

 

eoc

eoc