Libertà va cercando
7 Febbraio 2016
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Libertà va cercando

In un momento di puro masochismo, mi è capitato di imbattermi nel nuovo regolamento aziendale per la fornitura di ausili-ortesi e protesi approvato con provvedimento del Direttore Generale n. 752 del 20/10/2014, i cui effetti devastanti sono sulla bocca di tutti gli utenti degli uffici riabilitazione e protesi del territorio molisano. È finito il tempo delle vacche grasse, ore le vacche molisane sono imprigionate in una dieta stile-Dukan che le renderà anoressiche, con buona pace dei diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari.

Mi soffermo su un esempio pratico piuttosto illuminante. Per quanto riguarda la fornitura di carrozzine elettriche, il regolamento precisa che sono prescrivibili a soggetti in possesso dei requisiti neuropsichici e fisici in grado di determinare il controllo del veicolo in condizioni di sicurezza. Fin qui, niente di strano. Il regolamento precisa successivamente che per la prescrizione è necessaria la preventiva “valutazione dell’ambiente”, ossia la valutazione della circostanza che la persona richieda l’ausilio per spostarsi in ambienti chiusi conosciuti e/o sconosciuti, o per uscire di casa verso luoghi conosciuti e/o non conosciuti. A tal fine viene richiesta la relazione di un assistente sociale, che dovrà attestare l’assoluta indispensabilità del presidio richiesto in rapporto alle esigenze sociali della persona disabile, che possono essere – precisa il testo – motivi di studio, lavoro, socializzazione e gestione delle relazioni. Per ciò non si può essere contemporaneamente persone con disabilità e misantropi, la misantropia – a quanto pare – è concessa solo ai normodotati!libertà va cercando 2

Battute a parte, a me pare che questo la dica lunga sull’idea che la nostra Asrem ha della persona con disabilità. Innanzitutto è assurdo che un assistente sociale, in assenza di condizioni oggettive di difficoltà sociale, debba a prescindere sindacare sullo stile di vita di una persona, che è libera di utilizzare un ausilio per gli scopi che ritiene opportuni, senza doverli svelare all’Asrem e senza giustificarsi. Se è vero che la libertà individuale è inviolabile, così come prescrive l’art. 13 della nostra Costituzione, che senso ha indagare sul tipo di vita che conduce una persona che richiede carrozzina elettrica? Che senso ha costringere una persona a dover giustificare come trascorre le sue giornate solo per permetterle di godere di una libertà di movimento che dovrebbe invece essere un diritto non sottoposto a condizione? Compito di uno Stato civile è quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza sostanziale tra gli individui, e non aggiungerne altri, che non possono che frustrare ed umiliare l’esigenza di libertà che è insita in tutti gli individui, anche e soprattutto in quelli che debbono dipendere da ausili per spostarsi liberamente.

Come se non bastasse, non basta l’indagine sociale. L’Asrem richiede anche un’indagine tecnica, che dovrà valutare l’ambiente in cui si intende utilizzare la carrozzina… ad esempio casa, scuola, lavoro, abitazioni di parenti (sic!!!), e tutti i luoghi che il richiedente intende frequentare, prestando attenzione alla lunghezza dei percorsi… ovviamente previa valutazione di pendenze, dislivelli, asperità, asfalto stradale per verificare se le caratteristiche dei luoghi amati si sposino con la carrozzina elettrica. Perciò, se tanto mi dà tanto, se abitate a Termoli nella famosa Via Udine – ossia la strada con il primato cittadino di buche sul manto stradale – scordatevi la carrozzina elettrica. Se a casa della vostra zia Peppina preferita a cui fate visita tutte le domeniche il portone di ingresso è leggermente stretto, scordatevi la carrozzina.

Il sonno della ragione genera mostri, ma una regione che per tanti anni ha dormito e sperperato, ne genera altri ben più inquietanti. A me piace pensare che la carrozzina non sia un mezzo di coercizione fisica, per cui non credo che un uomo possa essere costretto su una sedia a rotelle, bensì libero grazie ad una sedia speciale. Il diritto di un individuo a spostarsi liberamente nella maniera più agevole possibile non può in nessun caso essere subordinato all’esigenza di una regione dalle mani bucate di fare cassa, così come non è possibile che la crisi venga pagata dalle fasce più deboli. Se una classe dirigente non riesce a trovare altra soluzione ai problemi che quella di comprimere i diritti degli individui è bene che vada a casa …con tanti calci nel sedere☺

 

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