Diritto alla cura
24 Gennaio 2016
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Diritto alla cura

È trascorso un anno da quando la Fondazione Centri di Riabilitazione Padre Pio, che ha gestito il centro per oltre trent’anni, ha venduto il ramo di azienda relativo ai centri ambulatoriali del Basso Molise, cedendoli alla società “Centri di Riabilitazione srl”. La nuova gestione, che pure inizialmente aveva ampiamente tranquillizzato gli utenti, assicurando che non ci sarebbero stati disservizi, dopo appena pochi mesi ha provveduto a licenziare quattro dipendenti ed ha ridotto il numero di terapie per alcuni pazienti.

Attualmente la situazione è ancora più grave, perché viene addirittura paventata la chiusura del centro, alla data del 22 dicembre. Vi è assoluta incertezza riguardo cosa accadrà nel 2016 ai tanti bambini e agli adulti seguiti dai terapisti dell’ex centro Padre pio. Di fronte ad una prospettiva così drammatica, il 3 dicembre scorso pazienti e genitori hanno scritto una lettera, diffusa anche dai mezzi di stampa locali, indirizzata al presidente della regione Molise, al sindaco della città di Termoli, al direttore generale Asrem ed al legale rappresentante della Centri di Riabilitazione Molisani, in cui si richiedeva impegno da parte di tutti i soggetti interessati per salvaguardare il centro.

Genitori ed utenti hanno evidenziato che tenere in vita il centro è certamente una necessità concreta ed attuale, ma la richiesta pressante alle istituzioni si traduce anche e soprattutto in una battaglia di civiltà per tutti i cittadini di Termoli ed in particolare per i bambini, che diversamente sarebbero privati di un servizio di eccellenza presente sul territorio.

La risposta a questa lettera è stato un vergognoso silenzio di tutti i soggetti interpellati. Niente di niente. Niente rassicurazioni da parte delle istituzioni interessate, in prima linea per difendere le carresi e sordi al richiamo dei bambini. Nessuna certezza da parte dell’amministratore delegato della CRM. Niente anche da parte dei vertici dell’Asrem, l’azienda sanitaria regionale regina dello sperpero ed ora taccagna con chi avrebbe davvero bisogno.

Siccome è Natale però siamo tutti più buoni… e per farci capire che ci vogliono tanto bene, il sindaco Sbrocca, il direttore generale dell’Asrem e il presidente dei Lions di Termoli hanno annunciato l’apertura di un poliambulatorio medico, che metterà a disposizione cure per i soggetti meno abbienti, attraverso l’impiego di medici e infermieri volontari. Bene, bravi, bis, applausi…

In un ritaglio di tempo, se lo avete, andatevi a rileggere la Costituzione della Repubblica Italiana. L’art. 32 dispone che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Per cui, il diritto alla salute per i meno abbienti non è un favore che piove dall’altro per un atto di beneficienza e carità, ma un diritto fondamentale del cittadino.

In quest’ottica, l’apertura di un poliambulatorio gratuito è una sconfitta e non una vittoria. Significa che lo Stato sociale ha fallito. C’è poco da festeggiare, c’è poco da stringere mani, c’è poco di cui gloriarsi. Impegniamoci piuttosto a garantire l’effettività dell’accesso a tutti i cittadini al sistema sanitario nazionale, a ridurre i tempi di attesa per un esame diagnostico, a rilanciare i nostri ospedali, a restituire ai cittadini la fiducia nelle sanità molisana.

I diritti dei cittadini non devono ammettere compromessi, non devono essere mercificati, non devono assumere neanche lontanamente le sembianze della concessione o quel che è peggio, del favore caritatevole.

È notizia recentissima che la Conferenza delle Regioni ha deliberato il fondo di solidarietà per il risanamento dei conti della sanità molisana, stanziando 30 milioni di euro per il 2015, 25 milioni per il 2016 e 18 milioni per il 2017. Ci auguriamo che questa vicenda segni un cambio di passo per il rilancio della sanità molisana. Ci auguriamo che questa pioggia di soldi serva in futuro a finanziare i diritti dei cittadino e non a comprare inutili poltrone, e che soprattutto serva a rafforzare la sanità pubblica e non qualche società privata accreditata che lucri sulla salute dei cittadini.

Non a caso, la vicenda degli ex centri di Riabilitazione Padre Pio a riguardo è fortemente illuminante. Fino allo scorso anno il centro di riabilitazione era gestito da una fondazione che poneva al centro il bambino e la sua famiglia, nella consapevolezza che la riabilitazione non si esaurisce nell’arco di una terapia, ma è un processo che permea la vita e le esperienze sociali, scolastiche e relazionali del bambino. La paura ora è che un bambino, in mano ad un’impresa che cerca il suo profitto, diventi un numero, ed i numeri non hanno anima … possono essere modificati o cancellati a piacimento. Quel che è peggio, nell’ indifferenza generale.☺

 

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