Non me ne voglia Massimo Gramellini, vicedirettore del quotidiano La Stampa, se mi permetto di fare la copiona: quando è ospite, durante il weekend, del delizioso salotto di Fabio Fazio su Rai3, chiude in genere con un giochetto provocatorio, costringendo il presentatore a indovinare quale notizia, in una serie di quattro lette di seguito, è falsa. Proviamo? Ho anch’io un poker d’assi di tutto riguardo. Contate sul vostro intuito e seguitemi in questa burla: quattro flash di fine (o quasi) anno scolastico. A voi scoprire qual è l’intruso.
Prima notizia. In una qualunque scuola italiana, con la brezza primaverile tira pure aria di nuove adozioni (non internazionali, bensì puramente editoriali) per scegliere i libri di testo che saranno utilizzati durante il prossimo anno scolastico. Nel corridoio della scuola l’atmosfera si taglia col coltello, fra sorrisetti forzati, saluti evitati, arcigne facce che mormorano rigorosamente alle spalle di qualche insegnante disobbediente. Il poveretto non ha commesso nessun reato: semplicemente si appresta a scegliere i suoi testi nuovi in base alla qualità del prodotto, non alla simpatia/antipatia dei rispettivi fornitori, o ai legami di amicizia con questi ultimi. Per questa incauta scelta professionale viene pertanto guardato a vista da quanti sono invece fedelmente legati ad un rappresentante – a prescindere dalla bontà dell’opera promossa da questi – e non prendono neanche in visione i testi di altri fornitori. Uno dei quali, nello specifico, “è davvero antipatico!”, e dunque, se possibile, va fatto sentire un po’ di troppo quando si trattiene in sala professori per illustrare le sue proposte. Vero o falso? Vero.
Seconda. Sempre a proposito di libri, in sede di consiglio di classe (come è ormai costume almeno da un anno), il Dirigente Taldeitali, invita caldamente tutti i docenti a procedere ad una graduale unificazione dei libri in adozione “fino ad arrivare all’adozione di un testo unico (espressione che evoca inquietanti stagioni scolastiche e politiche), valido in tutte le sezioni per ciascuna disciplina, così da evitare problemi all’atto delle iscrizioni”. Cinque sezioni, insomma, ma un solo libro di matematica, un’antologia italiana, un testo di inglese e via dicendo. L’insegnante disobbediente, ma sì sempre lui, replica civilmente che in nome della libertà di insegnamento (sancita dalla legge e non subordinabile a questo tipo di difficoltà) è difficilmente attuabile questa soluzione. Dopodiché Taldeitali chiude: “Non è difficile. Si può fare e ci dovete riuscire”. Vero o falso? Vero.
Terza. Quale criterio è giusto che gli studenti utilizzino per proseguire gli studi quando lasciano la scuola media? Quello di seguire le proprie attitudini (faticosamente venute alla luce, individuate e coltivate con l’aiuto degli insegnanti), o quello di garantire la cattedra a qualche docente delle superori che rischia di saltare se non si forma qualche classe? E sarà vero o falso che il disobbediente rompiglione opta per il primo, nonostante un certo pressing dalle alte sfere, e ne paga le conseguenze? È vero.
Quarta ed ultima. Sempre una scuola italiana. Sempre un consiglio di classe, nel quale il segretario verbalizzante sta procedendo a registrare i corsi di recupero attivati durante l’anno (e ormai in via di chiusura) nelle ore pomeridiane. Una voce autorevole ironizza fra i denti sul fatto che il recupero di lingua italiana attivato in una classe prima (quella del disobbediente! Sarà un caso?) è inutile: “Il recupero si fa in terza, in prima non serve”.
E io che ho sempre pensato che il recupero servisse ad intervenire quando ancora si è in tempo a raddrizzare qualche strada, piuttosto che al termine di un percorso scolastico, quando ormai i giochi sono fatti! Che ingenuo, di questa scuola italiana (o forse molisana) non ho capito proprio nulla.
Oh, a margine, tanto per copiare Gramellini fino in fondo: era vera pure la quarta.
un disobbediente
Non me ne voglia Massimo Gramellini, vicedirettore del quotidiano La Stampa, se mi permetto di fare la copiona: quando è ospite, durante il weekend, del delizioso salotto di Fabio Fazio su Rai3, chiude in genere con un giochetto provocatorio, costringendo il presentatore a indovinare quale notizia, in una serie di quattro lette di seguito, è falsa. Proviamo? Ho anch’io un poker d’assi di tutto riguardo. Contate sul vostro intuito e seguitemi in questa burla: quattro flash di fine (o quasi) anno scolastico. A voi scoprire qual è l’intruso.
Prima notizia. In una qualunque scuola italiana, con la brezza primaverile tira pure aria di nuove adozioni (non internazionali, bensì puramente editoriali) per scegliere i libri di testo che saranno utilizzati durante il prossimo anno scolastico. Nel corridoio della scuola l’atmosfera si taglia col coltello, fra sorrisetti forzati, saluti evitati, arcigne facce che mormorano rigorosamente alle spalle di qualche insegnante disobbediente. Il poveretto non ha commesso nessun reato: semplicemente si appresta a scegliere i suoi testi nuovi in base alla qualità del prodotto, non alla simpatia/antipatia dei rispettivi fornitori, o ai legami di amicizia con questi ultimi. Per questa incauta scelta professionale viene pertanto guardato a vista da quanti sono invece fedelmente legati ad un rappresentante – a prescindere dalla bontà dell’opera promossa da questi – e non prendono neanche in visione i testi di altri fornitori. Uno dei quali, nello specifico, “è davvero antipatico!”, e dunque, se possibile, va fatto sentire un po’ di troppo quando si trattiene in sala professori per illustrare le sue proposte. Vero o falso? Vero.
Seconda. Sempre a proposito di libri, in sede di consiglio di classe (come è ormai costume almeno da un anno), il Dirigente Taldeitali, invita caldamente tutti i docenti a procedere ad una graduale unificazione dei libri in adozione “fino ad arrivare all’adozione di un testo unico (espressione che evoca inquietanti stagioni scolastiche e politiche), valido in tutte le sezioni per ciascuna disciplina, così da evitare problemi all’atto delle iscrizioni”. Cinque sezioni, insomma, ma un solo libro di matematica, un’antologia italiana, un testo di inglese e via dicendo. L’insegnante disobbediente, ma sì sempre lui, replica civilmente che in nome della libertà di insegnamento (sancita dalla legge e non subordinabile a questo tipo di difficoltà) è difficilmente attuabile questa soluzione. Dopodiché Taldeitali chiude: “Non è difficile. Si può fare e ci dovete riuscire”. Vero o falso? Vero.
Terza. Quale criterio è giusto che gli studenti utilizzino per proseguire gli studi quando lasciano la scuola media? Quello di seguire le proprie attitudini (faticosamente venute alla luce, individuate e coltivate con l’aiuto degli insegnanti), o quello di garantire la cattedra a qualche docente delle superori che rischia di saltare se non si forma qualche classe? E sarà vero o falso che il disobbediente rompiglione opta per il primo, nonostante un certo pressing dalle alte sfere, e ne paga le conseguenze? È vero.
Quarta ed ultima. Sempre una scuola italiana. Sempre un consiglio di classe, nel quale il segretario verbalizzante sta procedendo a registrare i corsi di recupero attivati durante l’anno (e ormai in via di chiusura) nelle ore pomeridiane. Una voce autorevole ironizza fra i denti sul fatto che il recupero di lingua italiana attivato in una classe prima (quella del disobbediente! Sarà un caso?) è inutile: “Il recupero si fa in terza, in prima non serve”.
E io che ho sempre pensato che il recupero servisse ad intervenire quando ancora si è in tempo a raddrizzare qualche strada, piuttosto che al termine di un percorso scolastico, quando ormai i giochi sono fatti! Che ingenuo, di questa scuola italiana (o forse molisana) non ho capito proprio nulla.
Oh, a margine, tanto per copiare Gramellini fino in fondo: era vera pure la quarta.
Non me ne voglia Massimo Gramellini, vicedirettore del quotidiano La Stampa, se mi permetto di fare la copiona: quando è ospite, durante il weekend, del delizioso salotto di Fabio Fazio su Rai3, chiude in genere con un giochetto provocatorio, costringendo il presentatore a indovinare quale notizia, in una serie di quattro lette di seguito, è falsa. Proviamo? Ho anch’io un poker d’assi di tutto riguardo. Contate sul vostro intuito e seguitemi in questa burla: quattro flash di fine (o quasi) anno scolastico. A voi scoprire qual è l’intruso.
Prima notizia. In una qualunque scuola italiana, con la brezza primaverile tira pure aria di nuove adozioni (non internazionali, bensì puramente editoriali) per scegliere i libri di testo che saranno utilizzati durante il prossimo anno scolastico. Nel corridoio della scuola l’atmosfera si taglia col coltello, fra sorrisetti forzati, saluti evitati, arcigne facce che mormorano rigorosamente alle spalle di qualche insegnante disobbediente. Il poveretto non ha commesso nessun reato: semplicemente si appresta a scegliere i suoi testi nuovi in base alla qualità del prodotto, non alla simpatia/antipatia dei rispettivi fornitori, o ai legami di amicizia con questi ultimi. Per questa incauta scelta professionale viene pertanto guardato a vista da quanti sono invece fedelmente legati ad un rappresentante – a prescindere dalla bontà dell’opera promossa da questi – e non prendono neanche in visione i testi di altri fornitori. Uno dei quali, nello specifico, “è davvero antipatico!”, e dunque, se possibile, va fatto sentire un po’ di troppo quando si trattiene in sala professori per illustrare le sue proposte. Vero o falso? Vero.
Seconda. Sempre a proposito di libri, in sede di consiglio di classe (come è ormai costume almeno da un anno), il Dirigente Taldeitali, invita caldamente tutti i docenti a procedere ad una graduale unificazione dei libri in adozione “fino ad arrivare all’adozione di un testo unico (espressione che evoca inquietanti stagioni scolastiche e politiche), valido in tutte le sezioni per ciascuna disciplina, così da evitare problemi all’atto delle iscrizioni”. Cinque sezioni, insomma, ma un solo libro di matematica, un’antologia italiana, un testo di inglese e via dicendo. L’insegnante disobbediente, ma sì sempre lui, replica civilmente che in nome della libertà di insegnamento (sancita dalla legge e non subordinabile a questo tipo di difficoltà) è difficilmente attuabile questa soluzione. Dopodiché Taldeitali chiude: “Non è difficile. Si può fare e ci dovete riuscire”. Vero o falso? Vero.
Terza. Quale criterio è giusto che gli studenti utilizzino per proseguire gli studi quando lasciano la scuola media? Quello di seguire le proprie attitudini (faticosamente venute alla luce, individuate e coltivate con l’aiuto degli insegnanti), o quello di garantire la cattedra a qualche docente delle superori che rischia di saltare se non si forma qualche classe? E sarà vero o falso che il disobbediente rompiglione opta per il primo, nonostante un certo pressing dalle alte sfere, e ne paga le conseguenze? È vero.
Quarta ed ultima. Sempre una scuola italiana. Sempre un consiglio di classe, nel quale il segretario verbalizzante sta procedendo a registrare i corsi di recupero attivati durante l’anno (e ormai in via di chiusura) nelle ore pomeridiane. Una voce autorevole ironizza fra i denti sul fatto che il recupero di lingua italiana attivato in una classe prima (quella del disobbediente! Sarà un caso?) è inutile: “Il recupero si fa in terza, in prima non serve”.
E io che ho sempre pensato che il recupero servisse ad intervenire quando ancora si è in tempo a raddrizzare qualche strada, piuttosto che al termine di un percorso scolastico, quando ormai i giochi sono fatti! Che ingenuo, di questa scuola italiana (o forse molisana) non ho capito proprio nulla.
Oh, a margine, tanto per copiare Gramellini fino in fondo: era vera pure la quarta.
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