acciaierie dell’ilva    di Lina D’Incecco
28 Ottobre 2012 Share

acciaierie dell’ilva di Lina D’Incecco

 

In quella bolgia di fuoco,

di fumo e veleni,

in quel magma incandescente

c’è la matrice

del mondo tecnologico

segno del Progresso

ma anche della Babele.

Il gran colosso agonizza

sulla costa di Taranto:

esile il respiro delle ciminiere,

si estinguono le fiamme

degli altiforni.

C’è crisi all’impianto Ilva.

La grande macchina dell’acciaio

è obsoleta, nociva.

Ma la sua chiusura è un dramma.

Gli operai estromessi

sostano presso i cancelli

urlano la loro rabbia

lottano disperati.

Loro, operai militanti,

api operose in quell’alveare nero

dove hanno trovato dignità e vita.

I padroni nelle stanze di sicurezza

occupati ai profitti,

fuori un numero indefinito

di poveri diavoli.

Non c’è pace

nella terra degli ulivi.

Due forze in contrasto:

lavoro e inquinamento,

difficile da conciliare.

Ma in mezzo c’è la forza

provvida risanatrice della vita.

Come vento salubre di mare

sgombrerà la coltre d’angoscia

che sulla città incombe.

                                                         Lina D’Incecco

 

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