al canto del fuoco  di Carolina Mastrangelo
1 Dicembre 2012 Share

al canto del fuoco di Carolina Mastrangelo

 

Il fuoco scoppiettante teneva compagnia nelle fredde sere invernali e consolava della mancanza del giorno. Seduti in cerchio attorno al camino non rimaneva che raccontare, in attesa che tornasse il chiaro, mentre abili mani muovevano ritmicamente sulla fiamma, come in una danza tribale, ‘u p’llicce dove si abbrustolivano ‘i cice o  fiorivano ‘i zite de rendin’je. Raccontavano la nonna o i vicini più vecchi, riuniti per la veglia; raccontare era un modo per ritrovarsi, per fare comunità, per esorcizzare le paure e l’insicurezza del vivere quotidiano, per immaginare e per stupirsi. Raccontavano e avevano la solennità di antichi aedi, i volti esprimevano emozioni intense, gli occhi seguivano il ricordo di cose passate, la voce veniva da remote lontananze… Raccontavano e l’atmosfera smarriva i contorni della realtà, si vestiva di magico, non solo per la neve che fuori rifletteva lo splendore delle stelle, ma anche perché, nei racconti vissuti o inventati, si inserivano eventi e personaggi meravigliosi: ssdreghe, mazzemurelle, lupe m’nare…; esseri deformi e grotteschi che sembravano balzar fuori dalle tele tenebrose e cupe di Francisco Goya (pittore spagnolo del ’700); questi personaggi apparivano ancora più inquietanti perché era gente del posto: donnette che abitavano in povere casupole, artigiani che lavoravano al loro deschetto, fratellini morti appena nati… Folklore, tradizione, sacro, profano, falso e vero, si mescolavano in una narrazione corale a più voci, tessendo un arazzo di micro-trame attorno a un mondo altro. Tutti ascoltavano ammaliati: gli occhi dilatati, la bocca socchiusa, il cuore tremante di paura, le dita incrociate per scongiuro. Tra le lenzuola, poi, le ombre della stanza con i loro scricchiolii e sussurri  venavano l’anima di sgomento ma ci si sentiva al sicuro perché dietro la porta era stata messa una scopa o, su per la cappa del camino, un sacchetto di sale: la strega non sarebbe potuta entrare a “guastare” i piccini che dormivano nelle loro culle.

Oggi si vuole preservare il bambino da tutto ciò che può turbarlo, ma il sentimento del mistero, della paura, del brivido è qualcosa di ancestrale, fa parte di quelle profondissime emozioni alle quali nessuno può sottrarsi, emozioni che fanno “crescere dentro” e danno colore alle giornate grigie e piatte. Il coraggio dell’adulto sarà più solido e umano se potrà fare i conti con le reminiscenze dell’età più fantastica e suggestionabile ed egli sarà maggiormente “ferrato” quando la vita lo metterà di fronte a ben più orribili “mostri”.

Ai tempi nostri, ci sarà ancora qualcuno che, intorno al canto del fuoco, racconterà una storia?☺

carolinamastrangelo51@gmail.com

 

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