Avanti tutta…in ordine sparso
11 Marzo 2020
laFonteTV (3191 articles)
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Avanti tutta…in ordine sparso

Chiedersi di cosa parliamo quando parliamo di sanità può sembrare banale, ma non è così: viziati da un sistema sanitario che pur con tutti i sistematici tentativi di distruggerlo è ancora il quarto al mondo per efficienza e prestazioni, siamo abituati, anche in questa sgangherata regione, a considerarlo eterno. Sì, vediamo che peggiora, che il personale medico e infermieristico non ce la fa più, che i reparti si svuotano, ma siamo convinti, sostanzialmente, che nell’emergenza qualcuno si occuperà di noi, che tutto sommato il sistema tiene. Ci illudiamo che si tratti di piccoli aggiustamenti dovuti alla crisi, alla politica locale e che nessuno oserà, alla fine, smontare davvero quello che è nostro di diritto.

Pensateci: in qualche modo perverso neghiamo la realtà, forse per quieto vivere, forse per ottimismo incosciente, più probabilmente per colpevole menefreghismo. Tanto i problemi veri toccano sempre a qualcun altro, noi troviamo comunque il modo per uscirne indenni. Non si spiegherebbe altrimenti l’assoluta tranquillità con cui i molisani continuano a dormire sonni tranquilli mentre intorno a loro il Titanic affonda: silenziosamente ma inesorabilmente, specie nel Basso Molise e a Termoli. Sembra che pochi dei 100.000 abitanti della nostra zona (circa 200.000 d’estate) si siano davvero accorti che ogni giorno, forse ogni ora, un’altra finestra del San Timoteo si chiude, un’altra luce si spegne. Quello che era un ospedale di tutto rispetto sta diventando un dead man walking, nonostante l’eroismo di medici e infermieri che tentano di coprire turni pesantissimi e di far funzionare con un solo infermiere reparti cruciali come ortopedia. Per non parlare del pronto soccorso, ridotto al lumicino, che tuttavia continua ad essere un porto sicuro per decine di persone in difficoltà.

Bene, è ora di dire chiaramente che questa indifferenza (quella che uccide, sempre, ricordiamocelo) non è giustificata, né giustificabile: è ora di reagire e di difendere il nostro diritto alle cure, non solo con manifestazioni di massa ma anche con azioni politiche coordinate, che non siano ridicoli capricci per diventare commissario regionale o patetici appelli ai responsabili nominati dal Ministero. C’è bisogno, per esempio, che tutti i sindaci del Basso Molise agiscano insieme, attraverso ordini del giorno in consiglio comunale, indipendentemente dall’appartenenza, per pretendere dalla regione l’immediato versamento dei venti milioni di euro non pervenuti nelle casse dell’ASREM e l’altrettanto immediato riequilibrio della vergognosa percentuale assegnata ai privati convenzionati. E per ottenere dallo Stato nuovi investimenti.

C’è assoluto bisogno di una decisa reazione unitaria dei cittadini in tutta la regione: quello che si è verificato a partire da luglio, quando nacque la vibrante protesta popolare per la chiusura del punto nascite di Termoli, è la fotografia del male endemico della nostra realtà, l’individualismo sfrenato che porta regolarmente a preferire di perdere le battaglie per mancanza di unità, pur di avere il nostro piccolo momento di notorietà e di sentirci importanti.

E così alla prima fase, nella quale si organizzarono assemblee congiunte, e varie associazioni, comitati locali e Forum della Salute provarono seriamente a coordinarsi, sapendo perfettamente che la voce di 300.000 persone avrebbe potuto essere ascoltata solo se fosse stata unitaria, è seguita ovviamente la fase dei distinguo, poi delle liti, poi delle iniziative decise in solitudine  e imposte a tutti, e infine gli  squallidi teatrini del divieto di manifestazione a chiunque non fosse parte dei gruppuscoli autonominatisi salvatori della patria, peraltro non pervenuti nei lunghi anni precedenti di attivismo per la sanità pubblica.

Si può immaginare un modo più ottuso di procedere? È mai possibile non capire che andando avanti in ordine sparso il potere centrale si prenderà gioco di noi, come è sempre stato? E soprattutto come si può non avere chiara l’idea che questa è una lotta di tutti, e che è l’idea stessa di sanità regionale che va ridelineata, secondo i bisogni di tutti?

Non so onestamente se si tratti di ottusità o di spregiudicata tattica per ricavare vantaggi per pochi a detrimento dei molti: quello che so è che restare a casa non è più consentito. Né lo è alzare le spalle e dire che pubblico o privato è lo stesso, basta che ci si curi. Perché non è affatto lo stesso, anche perché Termoli e il Basso Molise stanno perdendo il pubblico e non hanno neanche il privato…

L’articolo 32 della Costituzione va difeso tutti insieme, finalmente uniti dalla consapevolezza che questo sistema corrotto va cambiato, che è possibile farlo, che è nostro dovere farlo. Che il ricatto del debito va spezzato, perché non è un debito causato da noi cittadini. E che le risorse economiche vanno ridistribuite (solo sul pubblico! Perché la sanità è pubblica) equamente, in base alle necessità e alla consistenza della popolazione. ☺

 

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