Fonti rinnovabili
13 Novembre 2017
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Fonti rinnovabili

Il consiglio regionale del Molise, nella seduta dello scorso 11 Luglio ha approvato il Piano Energetico Ambientale Regionale, quale “strumento di programmazione strategica nel quale vengono definite le modalità per rispettare gli impegni comunitari al 2020, in coerenza con gli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili e con la Programmazione Comunitaria 2014 – 2020”.

Numerosi ed autorevoli studi, finora condotti e/o giunti a conclusione, hanno definitivamente appurato che il potenziale energetico sostenibile delle aree interne, nell’attuale situazione di decarbonizzazione, può funzionare sia quale risorsa per le esigenze locali, sia quale attrattore per l’ insediamento di nuove imprese. Individuare la localizzazione delle fonti rinnovabili di energia è una necessità strettamente legata alla diminuzione dell’uso dei combustibili fossili, soprattutto perché il valore dei servizi eco-sistemici posseduto dalle aree interne, tradizionalmente marginali, è diventato prioritario rispetto ai centri metropolitani ormai fortemente depredati di risorse e valori ambientali. Tutto però dipende dal come sarà gestita la relazione tra le aree interne e i centri urbani di maggiore dimensione, sia all’interno del territorio regionale, tra i centri maggiori e le tante piccole realtà sparse sul territorio, sia tra l’intero bacino regionale e le città extraregionali di medio – grandi dimensioni, che pure insistono a distanze relativamente accessibili.

In proposito è possibile immaginare tre potenziali scenari attuativi: a) negli agglomerati urbani continueranno ad essere predominanti i consumi energetici di derivazione fossile, mentre nelle aree marginali le rinnovabili diventeranno dominanti; b) negli agglomerati urbani si avrà un forte incremento delle attività basate sulla riqualificazione energetica e sull’ autoproduzione con micro dispositivi di fonti rinnovabili, scambiando con le aree interne la loro sovrapproduzione di energia; c) la concentrazione di grossi bacini produttivi nelle arre interne, quale centri di approvvigionamento per i centri urbani medio – grandi, tale da riprodurre la distribuzione a raggiera tradizionale, tipica del secolo scorso, delle produzioni. È quest’ultima opzione, quella assolutamente da evitare, definita “colonizzazione”, con grandi centrali slegate dai contesti produttivi locali e quindi, non in grado di generare produttività e sviluppo nelle aree, appunto, detentrici delle risorse.

Per quanto riguarda, poi, le percentuali delle rinnovabili sul totale della produzione energetica complessiva, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e l’individuazione dei criteri per la distribuzione degli impianti sul territorio, si possono ipotizzare più contesti risolutivi quali: a) indipendentemente dalla quota raggiunta e superata dal Molise del 35% per la produzione da fonti rinnovabili, fissata dall’Unione Europea al 2020, si ritiene di incrementarne la produzione nei limiti e nei modi che le linee guida potranno consentire, in accordo con la tendenza, locale e globale, della decarbonizzazione, tesa al contenimento dell’aumento delle temperature previste, relativamente ai cambiamenti climatici in corso; b) massima diversificazione delle fonti di approvvigionamento, soprattutto attraverso l’incremento dei prosumer, da prevedere sia nei centri abitati, sia sui territori, in particolar modo quale attività produttiva, da sostenere e ampliare, della multifunzionalità delle aziende agricole, incrementando anche l’uso diffuso della geotermia a bassa entalpia che, a impatto zero, è in grado di quadruplicare almeno la produzione ottenuta dalle altre fonti; c) individuare, con la massima trasparenza e obiettività, i criteri per l’allocazione degli impianti sul territorio, al fine di disporre di una mappa regionale oggettiva, da cui partire per la giusta e utile salvaguardia del patrimonio paesaggistico, culturale e ambientale del Molise.☺

 

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