Gli immigrati  tolgono risorse agli italiani? 
6 Settembre 2019
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Gli immigrati tolgono risorse agli italiani? 

Guardando i cognomi delle persone cui vengono assegnate le case popolari o dei posti negli asili nido, si nota un’alta percentuale di stranieri. Ciò perché a queste, come ad altre misure assistenziali erogate dallo Stato italiano, si accede in base al reddito. Oggi gli stranieri in Italia costituiscono circa un terzo sul totale dei poveri ed è questo il motivo di tanta presenza nelle graduatorie. Paradossalmente la spiegazione conferma che i migranti occupano in Italia gli ultimi posti. Bisogna, poi, considerare che i cittadini italiani di oggi non sono più solo i nati in Italia da genitori italiani. Molti stranieri infatti lo sono perché si diventa cittadini italiani se si risiede nel Paese da almeno 10 anni e dopo una trafila burocratica di almeno 4 anni (termine oggi raddoppiato dal decreto Salvini). Ci sono poi altre persone la cui condizione è in molti casi equiparata a quella dei cittadini italiani: i cittadini comunitari e gli stranieri con permesso di soggiorno di lungo periodo (con più di 5 anni di residenza in Italia secondo la Corte costituzionale).

La continua contrazione delle misure di assistenza (compresi i servizi scolastici e sanitari) scatena una vera e propria guerra tra poveri: noi pensiamo che la soluzione non debba essere escludere alcuni gruppi di persone, ma passare attraverso un aumento delle risorse destinate a questi settori a beneficio delle fasce più vulnerabili della popolazione senza distinzione. Non solo i migranti non tolgono risorse agli italiani: con i contributi previdenziali che pagano attraverso il loro lavoro, contribuiscono attivamente al sistema previdenziale italiano. Poiché la maggior parte dei lavoratori migranti è giovane e non percepisce pensione, si tratta di una partita decisamente in attivo per l’INPS che permette all’ente di far fronte all’onere crescente delle pensioni di una popolazione che invecchia sempre di più.

Fonte: Mani Tese

 

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