guardare dal basso
26 Marzo 2010 Share

guardare dal basso

 

“Resta un’esperienza di eccezionale valore l’aver imparato infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei sofferenti”.

Il diario dal carcere di Dietrich Bonhoeffer dal titolo Resistenza e Resa ci fornisce materia e slancio per elevare lo sguardo, a partire dalle miserie più atroci della storia, per tendere ad un mondo diverso. L’autore, teologo e pastore di chiesa luterana, fu un testimone di prim’ordine nella lotta contro il nazismo in Germania e ne pagò l’alto prezzo con l’impiccagione subita a Flossemburg nell’aprile 1945, a trentanove anni d’età.

Viviamo noi una stagione storica in cui occorre attingere a fonti di autentico umanesimo teso all’impegno civile e fondato su solidi fondamenti etici. La voce che ci viene dalla vita e dagli scritti di Bonhoeffer può rappresentare per tutti, singoli e gruppi, credenti e laici, un punto di riferimento che alimenti la speranza per un futuro migliore e dia anima all’azione volta al cambiamento.

Ci conturba e ci sollecita la cronaca quotidiana su vicende che riguardano la crisi della politica e la complessiva bagarre che ci investe e che fa pagare prezzi alti al lavoratore precario, alla famiglia insidiata da insicurezza economica e identitaria e, più di ogni altro, alle nuove generazioni per le quali si ha minor cura che per ogni altra fascia di questa società.

La voce di Dietrich si sollevava dal carcere ed investiva la famiglia, la fidanzata e gli amici, per poi dilagare nell’intero universo sociale e politico. Alla sua si aggiungeranno voci e testimonianze di donne e di uomini che, in tempi di crisi, han fornito materia e modelli d’azione per uscire dal buio.

Recuperiamo intanto un vocabolario che nel frastuono dilagante si va impoverendo di significato, se non smarrendo del tutto. Se pensiamo a parole come: pubblico, comune, collettivo, cooperazione, integrazione…, oggi  non riusciamo a cogliere il significato autentico che esse contenevano per le generazioni passate. E non è questo un invito al rincorrere nostalgie d’altri tempi. Si tratta invece di recuperare il senso profondo, autentico di un linguaggio che è venuto a modificarsi col mutamento di costumi e di  prassi che si sono affermate nel corso della storia del nostro paese.

Parlare di pubblico, comune, collettivo…oggi suscita indignazione in quanto termini che ci costringono a constatare che trattano di “spazi” per lo più oggetto di sfruttamento da parte dei potenti, dei corrotti, dei criminali e del potere ad essi colluso. Si pensi alle sregolatezze che insidiano oggi le logiche che dettano la programmazione del piano regolatore di città e paesi, che si traducono di frequente in occasione di degrado ambientale e di sfruttamento incontrollato.

In un passato non remoto, gli spazi abitativi, in città e nei piccoli centri, venivano ideati e utilizzati diversamente dall’oggi.  Al loro interno erano previsti luoghi da assegnare, da riservare ai marginali, ai sofferenti, ai derelitti. E con tali procedure si alimentava la prassi del dono come dimensione umanitaria tipica della cultura che guarda la realtà a partire dal basso, con l’attenta considerazione dei bisogni emergenti sul territorio. Ne derivava l’assunzione di responsabilità nella ricerca dei servizi di cui si faceva carico la stessa comunità locale, che poi ne sollevava l’istanza presso la politica e lo Stato.

Era questa una anticipazione delle politiche sociali autentiche che pongono al centro della loro attenzione il territorio. Ed è qui che, volendo attualizzare quelle spinte profetiche a cui fa riferimento Bonheffer, si registra la carenza e il vuoto di attenzione da parte della politica dell’oggi.

Noi siamo divenuti cittadini distanti dalla politica. E l’indice del fenomeno va crescendo come risulta da un sondaggio ISTAT di questi giorni. Il calo di interesse nei confronti della politica si è enormemente accentuato tra la popolazione italiana che la vede distante, se non del tutto estranea dalla vita di tutti giorni. Il calo è più incisivo tra gli uomini, mentre si registra una crescita di sensibilità da parte delle donne. Ma la distanza più marcata la si coglie tra i giovani. Giungendo a toccare la punta del 72%.

I mali della politica non possono essere scaricati sui rappresentanti di partito che discutono, decretano e confliggono ogni giorno in sedi istituzionali come nelle logorroiche e isteriche forme comiziali che assumono nei luoghi istituzionali e nelle “fragorose” controversie in TV.

Occorre ricordarci tutti che a garantire la democrazia devono anzitutto adoperarsi i cittadini che sono chiamati ad orientare la politica nella direzione opposta a quella che imperversa da tempo: guardare dall’alto. Sta a noi tutti schierarci per assumere responsabilità, per denunciare, per dissentire anche e soprattutto proporre… a partire dal basso. ☺                                                                                         

le.leone@tiscali.it

 

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