Il botto
12 Gennaio 2021
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Il botto

E finalmente siamo a dicembre …  tempo di incanto e di festa, tempo di lune, tempo di riti scaramantici e anche di antiche superstizioni enologiche.

Si sa che il vino accompagna la vita dell’uomo dalla notte dei tempi e quindi non appare così strano che tante credenze e tante curiosità lo vedano protagonista innanzitutto dei convivi festaioli. Ed è proprio qui che bisogna in primis prestare attenzione a come versarlo nei bicchieri. Mai versare con il dorso della mano rovesciata! Alla traditora! È segno di malaugurio e cattiva sorte.

Più che una superstizione c’è un an- tico e giustificato timore. Alle corti dei signori rinascimentali, dove il banchetto era l’ emblema della festa, si registravano tante storie di avvelenamenti e morti improvvise di cui, quasi sempre, il responsabile era proprio chi riempiva le coppe. Sarebbe stato bene controllare l’anello al dito dell’amico fraterno che invitava a brindare, perché era lì che veniva nascosto il veleno. Bastava prendere la bottiglia, girare il dorso della mano e far cadere il veleno nel calice perché la bottiglia fosse un velo perfetto per impedire di vedere il veleno scivolare nella coppa e il gioco era fatto.

Riti contro la malasorte e riti per la buona fortuna come quello che voleva che si portasse nella nuova casa, fosse umile o signorile, come prima cosa una bottiglia di olio, una forma di pane, un po’ di sale e un fiasco di vino, varcando il nuovo uscio con un solo passo di piede sinistro.

Anche il bere aveva la sua magia  soprattutto per alleviare i cuori infranti e le pene d’amore, non come veicolo alla disinibizione con cena. Lume e un calice di troppo ma utilizzando un antico rimedio che aveva come ingredienti qualche goccia del sangue della ragazza innamorata e un pelo o un capello di un monaco. Ad ebollizione avvenuta il pelo o il capello veniva versato nel bicchiere di vino da offrire all’uomo di cui si era innamorati. L’effetto, si dice, era immediato con buona pace del bon ton.

Non fatevi ingannare. La superstizione non è solo italiana. In tutto il mondo esiste e in tutto il mondo il vino il suo spazio se l’è ritagliato. Partiamo proprio dalla vendemmia. In Germania ancora oggi c’è chi crede che per assicurarsi una buona stagione ed evitare l’inasprimento del vino, le ultime uve raccolte debbano essere portate in cantina con un carro trainato dai buoi. In Lituania gli antichi pescatori il vino lo portavano a bordo, non solo per trascorrere le lunghe notti lontani da casa, ma anche per contrastare eventuali tempeste. Si credeva infatti che versarlo in mare avrebbe calmato le acque.

 

Infine è per una credenza popolare che si brinda in tutto il mondo con le bollicine: il “botto” spaventa gli spiriti maligni e libera quindi la casa dalle forze negative. Di qui, l’applauso!

Ma c’è anche un’altra spiegazione legata al colore: gli spumanti sono bianchi perché il bianco rappresenta fin dall’antichità eleganza e purezza e la sua “trasformazione” in oro con le bollicine è diventato, quindi, un implicito augurio di ricchezza per chi beve.

Chiudiamo questa stravagante rassegna con un’ultima curiosità ben più moderna e sempre relativa ai brindisi, ma rigorosamente a base di champagne. In Formula uno si festeggia sempre e solo con le bollicine francesi perché negli anni ’60 negli Stati Uniti Dan Guerny, vinta la “24” di Le Mans, festeggiò proprio con una bottiglia di champagne. Inutile dirvi che le vittorie continuarono e il gesto divenne “tradizione”.

E allora buone feste con il botto a tutti! E ricordate… se versate del vino sulla tavola bagnatevi le orecchie o saranno guai!

Prosit!

 

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