Il dominio di supermario
22 Marzo 2021
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Il dominio di supermario

Scrive Marco D’Eramo nel suo recente libro, DominioLa guerra invisibile dei potenti contro i sudditi (Feltrinelli 2021): “…negli ultimi cinquant’anni è stata portata a termine una gigantesca rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei padroni contro i sudditi, dei dominanti contro i dominati. Una rivoluzione che è avvenuta senza che ce ne accorgessimo, una rivoluzione invisibile…”. A sostegno della tesi, D’Eramo riporta la dichiarazione di Warren Buffett, uno degli uomini più ricchi del mondo: “Se una guerra di classe c’è stata (…) è stata ingaggiata dall’alto contro il basso, per decenni. E i ricchi hanno vinto (…) la mia classe l’ha vinta”. E ancora: “Come disse il braccio destro di Barack Obama, Rahm Emanuel: “Non lasciate che nessuna crisi seria vada sprecata”. Che non si sprechi né una penuria, né un’insolvenza, né un attentato, né una crisi finanziaria, né una pandemia. I fatti si susseguono con rapidità e, dal momento in cui scrivo a quando questo articolo sarà letto, saranno cambiate diverse cose ora in divenire.

Ma, quale sarà l’evoluzione della crisi di governo, le cause che l’hanno determinata derivano direttamente dalla necessità, dall’imperativo di non sprecare le grandi, inaspettate, irripetibili opportunità della mai abbastanza lodata pandemia da coronavirus.

Cosa c’è di meglio dell’avere oggi disponibili centinaia di miliardi di Euro da restituire, anzi da fare restituire dalle prossime generazioni? Comperi oggi, dice la pubblicità di una nota vetturetta patria, cominci a pagare dal 2022. Prendi oggi il Recovery, lo restituiranno i tuoi figli per i prossimi cinquant’anni.

Marco D’Eramo in Dominio riporta: “L’unica parte della ricchezza nazionale che passa effettivamente in possesso dei popoli moderni è il loro debito pubblico. Il debito pubblico diventa una delle leve più energiche dell’accumulazione originaria… ha fatto nascere il giuoco di Borsa e la bancocrazia moderna”. E, ancora, cita un testo del sociologo Maurizio Lazzarato: “L’ indebitamento… è una manifestazione esemplare della strategia neoliberale… rimpiazzare i diritti sociali con il diritto di contrarre debiti. … non più aumento dei salari, ma crediti al consumo, non più il servizio sanitario nazionale, ma assicurazioni individuali, non più diritto alla casa ma fidi immobiliari… I veri assistiti non sono i poveri, i disoccupati, i malati, le madri single, ma le imprese e i ricchi”.

Geniale è indebitare i nostri figli e nipoti affinché quelli capaci di fare i soldi con i soldi possano accumularne all’infinito. E per essere sicuri che ciò avvenga non c’è di meglio di un ex Goldman-Sachs alla cassa.

La trasformazione dei partiti, da prevalentemente ideologici a partiti personali, d’immagine, ha subìto un processo di omologazione per il quale le differenze, – al di là della simpatia o meno per certo letame – sono sempre minori e ininfluenti per i cittadini. Dietro al nome che troneggia nel simbolo, e a cui è demandata l’attività di facciata e mediatica confezionata in base ai sondaggi di giornata, agiscono, con il dovuto riserbo, alacri alti faccendieri che intrattengono rapporti privilegiati con “quelli che contano”. L’Italia è un paese ricco, con notevoli ramificazioni finanziarie nei cinque continenti. È uno dei maggiori paesi produttori di armamenti, fornitore di tecnologie, consumatore di materie prime e di fonti energetiche primarie. È proprietaria di imprese di Stato che, insieme a quelle partecipate, a quelle cooptate e a quelle private, muovono cifre gigantesche, che decidono il presente e il futuro nostro e d’interi Paesi del terzo mondo. Con l’ avvicinarsi delle feste di fine d’anno, abbiamo visto il bambinello toscano scalpitare pretendendo d’essere collocato al centro della mangiatoia. I suoi burattinai, con e senza kefiah, non vogliono lasciarsi scappare il regalone di Ursula a loro riservato, ed ecco che spunta il ponte sullo Stretto e quant’altro può venire in mente solo a chi ne ricaverà grandi vantaggi. Il Superbone del due di picche ha i legami giusti per potersi permettere di tenere in scacco l’intero paese. I suoi intercambiabili compari partecipano alla recita. Piero della Francesca ha dipinto dei cani che si azzuffano per appropriarsi degli avanzi gettati sotto il tavolo dai commensali: lo spettacolo al quale assistiamo non è più di questo. Vale a livello centrale, vale a livello periferico. Arrivano tanti milioni per la sanità e, nonostante ospedali nuovi – chiusi per favorire i privati in nome di un’economia inventata, e rapidamente riattivabili – si decide di “investire” in nuove edificazioni. L’Italia è un paese fondato sui cantieri: investimenti con ritorni elevati in pochi mesi, manodopera a bassa specializzazione e senza un lavoro continuativo, quindi condizionata dai ricatti della politica e del malaffare, rapida visibilità come manifestazione del saper fare. Chissà cosa non saremo capaci di fare con 209 miliardi di cemento! In quanto alla pandemia e ai suoi effetti, tranquilli: abbiamo un grandioso piano del 2006. Benvenuti nel Draghistan.☺

 

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