Il Viaggio (di Nicola Picchione)
5 Ottobre 2020
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Il Viaggio (di Nicola Picchione)

È un racconto molto bello firmato da Nicola Picchione di Bonefro, che ho conosciuto pochi giorni dopo l’alluvione di Firenze, io studente nella città del giglio e lui, già medico, da poco arrivato alla Scuola medica militare in Costa San Giorgio, dove continua a studiare per la specializzazione in cardiologia, che consegue presso l’Università di Torino. Alla fine del servizio militare entra come cardiologo all’ospedale Ognissanti, poco lontano dall’Arno e da Ponte Vecchio, dove lavora fino alla pensione. Un’amicizia nata tra due molisani che si riconoscono lontani dal Molise e poi coltivata da una lunga frequentazione nel tempo della mia permanenza, non breve, a Firenze e in Toscana.

Nicola è, non solo il mio caro grande amico, ma una persona davvero speciale per la sua umanità; la sua professionalità, un cardiologo stimato, davvero bravo, un pozzo di cultura, soprattutto classica, un appassionato di arte, un musicista di mandolino, un bravissimo fotografo e uno studioso della fotografia, e, anche, un ortolano capace. Soprattutto uno scrittore nato che, però, tiene nascosti nel cassetto o dentro il computer i tanti lavori prodotti.

Meritava vedere pubblicato uno dei suoi tanti racconti, Il Viaggio, che è uscito agli inizi di agosto con la presentazione di una lettrice molto attenta, Flora Dressadore e la copertina illustrata da Walter Menon, un artista brasiliano che ama e conosce il Molise.

Nicola Picchione – scrive Flora – con questo suo libro vuole fare un omaggio alla sua terra il “Molise”. La morte improvvisa del padre, il ritorno di Giusi, per vendere la casa, mai amata, ed è proprio in quella casa che lei lo conosce, lo respira per indizi indiretti, oggetti personali, profumi, sensazioni che aleggiano, ed infine un inaspettato diario. È questa la sostanza, le figure che circondano la sua infanzia, tutte finalmente importanti da rimanere contagiata. Per un momento distoglie lo sguardo da tutto quello che è memoria e cambia idea, la casa sarà la casa della possibilità. Il Viaggio è un racconto ricco di riferimenti, dove in forma delicata tocca vari temi, le nostalgie, usi e costumi del Sud trattati ironicamente, l’incontro, quasi rituale con gli anziani con dentro le riflessioni della vita e della morte. La tristezza delle case sempre più chiuse per l’abbandono del paese. Riesce a toccare temi molto forti, come la disabilità e la religione e problemi di grande attualità, in particolare quello della Terra. “Stiamo uccidendo la diversità che è l’arma migliore della natura”. Bellissimo il tema della disabilità, trattato con estrema semplicità e amore. “Oggi lo accettiamo come una creatura che il Signore ci ha affidato”. L’autore si è inoltrato quasi filosoficamente all’incontro con la religione, facendo parlare il padre di Giusi con l’amico Carlo, dove esistevano regole e rispetto dell’ amicizia, risolvendo il grande mistero della religione con le parole semplici del prete del paese “Tutta la scienza e anche tutta la fede non sono nulla senza l’amore”.

Nicola lo ritroviamo in questo racconto: in mezzo a queste righe di storia ci sono dei vuoti, come in mezzo alle righe di qualsiasi storia; perciò è stato bello completarli con pezzi di sé, qualcosa di suo, riempire il non detto, scrivere non scrivere e riscrivere. “Ci sono pensieri che le labbra non riescono a pronunciare, ma fluiscono senza sforzo della penna”. Riesce a dare una sua particolare interpretazione al rapporto padre-figlio, quasi un testamento alle sue figlie: “Nei figli pretendiamo di far sopravvivere le nostre vite, realizzati i nostri desideri, corretti i nostri errori”. Le radici della sua terra, la cultura, la memoria rappresentano il passato e il futuro. Oggi per Nicola il futuro è Greta, la sua amata nipotina, ed è proprio a lei che dedichiamo questo racconto scritto dal suo adorato nonno.☺

 

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