Indice del numero 188 – Dicembre 2021
Nel numero di Dicembre
– l’arte dell’amore vicendevole
di Rosalba Manes
– chi ci governa? (Lettera aperta a quanti nel natale vedono un segno di rinascita)
di Antonio Di Lalla
– fardelli pesanti
di Michele Tartaglia
– il futuro come minaccia
di Dario Carlone
– pittura: “Inverno”
di Ana Maria Erra Guevara
– la frana di castelpizzuto
di Rossano Pazzagli
– ripartiamo da sant’onofrio
di Famiano Crucianelli
– ribellati molise!
di Antonio Celio
– lo sdegno e il coraggio
di Lucia Berrino
– medicina territoriale e spopolamento
di Patrizia Manzo
– basso molise laboratorio
di Pasquale Di Lena
– pittura: “Sogno di una notte di mezza estate”
di Antonio Scardocchia
– riflessioni sul ddl zan
di Tina De Michele
– foto: “tornare a danzare”)
di Silvio Mencarelli
– ripartiamo da acqua e sanità
di Marcella Stumpo
– monica vitti la rivoluzionaria
di Loredana Alberti
– un giorno da ricordare
di Christiane Barckhausen-Canale
– tela: “l’albero della vita”
– in fuga dal natale
di Filomena Giannotti
– poetica dello spazio
di Gaetano Jacobucci
– mai nato
di Enzo Bacca
– non solo parole
di Gabriella de Lisio
– scatto d’autore foto: “Altilia e Bagnoli Del Trigno”
di Guerino Trivisonno
– clima, debito e sindemia
di Antonio De Lellis
– narrazioni tossiche e contronarrazioni
di Franco Novelli
– fragilità gemme preziose
di Anna Di Gregorio
– musica maestro!
di Cantine D’uva
– foto: “Non lasciare che la tua notte sia buia”
di Antonietta Parente
– l’alga rossa a occhito
di Marco Branca
– industria sostenibile
di Angelo Sanzò
– preoccupazioni
di Redazione
– gli auguri di natale
di Franco Pollutri
– davanti alla grotta
di Paolo De Stefanis
– una pianta per la notte di natale
di Gildo Giannotti
– il teorema di don masino
di Luca Mancini
– famiglie abramitiche fraterne?
di Silvio Malic
– nordici e sudici
di Domenico D’Adamo
editoriale
chi ci governa? (Lettera aperta a quanti nel natale vedono un segno di rinascita)
– di Antonio Di Lalla a pag.3
Spesso a governare sono i peggiori perché troppa gente per bene preferisce non mischiarsi o stare a guardare. Con un apologo lo evidenzia Iotan, l’unico scampato a una strage familiare nel libro dei Giudici (cap. 9). A quanti stavano per eleggere come loro capo un uomo sanguinario dice: “Gli alberi dovevano scegliere il loro re ma né l’ulivo, né il fico né la vite accettarono e allora si rivolsero al rovo che, ben felice, apostrofò gli alberi ‘se in verità ungete me come re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra, se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano’”.