Intrusi indesiderati?
4 Settembre 2014 Share

Intrusi indesiderati?

Lettera aperta a una signora incontrata per caso nella sala d’attesa di un medico di base.

Cara signora, le sue argomentazioni sull’immigrazione di massa, che continua a coinvolgere il nostro Paese e a stravolgerne gli equilibri,  hanno incontrato subito l’approvazione degli astanti, che vedevano, come lei, la nostra sicurezza economica, e non solo economica, minacciata. È molto facile ottenere consensi, parlando alla pancia e non al cuore e al cervello delle persone, ed è anche vero che molti immigrati  danno seri problemi, soprattutto in fatto di sicurezza. Per queste ragioni le parole di dissenso alle sue verità, che ho cercato di piazzare in quel contesto, sono risultate di scarso appeal. Non ho insistito, perché non mi piace discutere in un luogo pubblico. Mi permetto di sottoporle ora qualche considerazione, che mi sento di fare, chiedendo ospitalità a questo giornale, e senza peraltro avere l’aria di insegnare niente a nessuno. È questione di sensibilità e di umanità, senza scomodare il senso religioso che ciascuno dovrebbe avere nel profondo del cuore, e la sensibilità non può essere insegnata, semmai stimolata, sempre se c’è.

Dunque, cara signora, solo poche cose: queste persone scappano dalle atrocità più efferate: stupri, guerra, fame, crocifissioni e altro, e la loro situazione è molto diversa da quella dei nostri emigranti, che lei ripetutamente citava. Essi sanno che su quelle imbarcazioni fatiscenti difficilmente approderanno all’altra riva, ma affrontano ugualmente il viaggio, perché forse la morte in mare è più rapida e meno dolorosa; e poi forse perché in fondo c’è sempre una piccola speranza che ce la possano fare. Io non so, signora se, guardando il telegiornale, magari all’ora di cena, fra un boccone e l’altro, lei abbia visto quegli sbarchi. Non so se ha notato gli sguardi in quei volti, quando qualche telecamera li inquadrava. Non ha letto la disperazione, lo smarrimento e anche la gioia di avercela fatta?  Fra i tanti morti annegati, un caso mi ha tenuta sveglia per parecchie notti ed è stato quello di quella mamma che aveva partorito il suo bimbo e dopo appena sei ore sono annegati entrambi, legati ancora dal cordone ombelicale. Io non so, signora se lei ha avuto dei figli. Io sì e  ricordo con immutata angoscia, tramutata poi in gioia, quei momenti del parto, assistita da infermiere, ostetriche e dal bravissimo e indimenticabile professor De Palma in una confortevole struttura ospedaliera, con i familiari fuori ad attendere felici e trepidanti il lieto evento. Quella mamma ha partorito da sola su una barca, magari davanti a persone estranee, mortificando il suo pudore fra gli spasmi del parto che ogni madre conosce benissimo. E poi è annegata insieme al suo bambino! Restare insensibili di fronte a fatti simili e preoccuparci invece della nostra sicurezza economica, minacciata da questi intrusi indesiderati, significa aver perso ogni traccia di umanità.

Vorrei ricordarle infine, cara signora, che anche noi siamo responsabili dell’instabilità politica di questi paesi africani, dove ora non c’è più pace. Così come siamo responsabili dell’immane tragedia che si sta consumando in Iraq e in Afghanistan. Sicuramente si ricorderà delle torri gemelle e della folle guerra che Bush ha voluto scatenare, incurante delle relazioni degli ispettori dell’ONU, i quali  avevano accertato che in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa. Ma lui doveva per forza trovare una causa per giustificare la guerra. (Conosce la favola del Lupo e dell’Agnello al ruscello? Beh, siamo lì, ma in scala naturalmente di gran lunga superiore). Rivendico con fierezza ed orgoglio la mia partecipazione a Roma ai cortei pacifisti, dove gridavamo che quella guerra non era nel nostro nome. Ricordo anche un contro-corteo, che invece inneggiava alla guerra e risento la voce chioccia di un parlamentare ancora in circolazione che gridava “I am American!”. Ottimo!

Una volta, intervenendo in un convegno, dissi che se ci professiamo veramente cristiani, ciascuno di noi dovrebbe far posto nella sua casa a questi nostri fratelli disperati. Fui presa per pazza e forse anche lei signora, dopo aver letto questa lettera, penserà che io lo sia davvero. Pazienza. Mi piace.

Si è appena conclusa la tanto attesa visita di papa Francesco in Molise. Bella organizzazione, ottima accoglienza, grande festa, profonda commozione, ma mi chiedo quanto abbiano veramente inciso le sue parole di fuoco nelle nostre coscienze. Quanto effettivamente esse cambieranno il nostro modo comodo e sicuro di essere cristiani.

Mi scusi, cara signora se l’ho tediata. Voglia gradire i miei rispettosi saluti ☺

Anna Maria Telleri

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