punto pace
22 Febbraio 2010 Share

punto pace

Un camino acceso, un bicchiere di rosso, il dolce e il salato per una succulenta merenda di pieno autunno, e il calore buono di un ideale che si fa seme e cade in mezzo a un gruppo di amici che decidono di scommetterci sopra: è nato così, il 24 ottobre scorso, in maniera informale, intorno ad una “madrina” speciale come Francesca Delfino, il primo “punto-pace” molisano di Pax Christi. Movimento Cattolico Internazionale per la Pace, del cui Consiglio Nazionale Francesca è membro.

Chi conosce questo nome lo associa istintivamente a Mons. Tonino Bello, il vescovo di Molfetta che ne è stato presidente e leader carismatico dal 1985 al 1993 (anno della sua morte), ma anche al più “nostrano” Mons. Tommaso Valentinetti (vescovo Termoli, poi di Pescara, appena sostituito alla presidenza nazionale da Mons. Giovanni Giudici) e ad una serie di iniziative che anni fa hanno fatto assai parlare del movimento, schieratosi con decisione in circostanze delicate, di grande impatto etico e risonanza mediatica: l’obiezione alle spese militari, per esempio, o il “no” alla guerra del Golfo.

Ma l’impegno nei fatti – vivissimo ancora oggi -, lo sporcarsi le mani nella pasta scottante di alcuni temi di stringente attualità, non è stato da sempre il bigliettino da visita di questo movimento che si dichiara “cattolico” con fierezza ed umiltà, e “cattolico” si sente non tanto e non solo per la sua radice piantata in Cristo, ma per l’universalità del suo messaggio e del suo agire, per quell’insopprimibile vocazione a dialogare e collaborare con tutte le realtà e tutti i singoli che perseguano i suoi stessi ideali, al di là di ogni colore.

Dunque, Pax Christi non nasce “impegnata”, anzi: nei primi anni l'obiettivo primario del movimento è quello di "responsabilizzare i cattolici italiani in crociate di preghiera per la pace nel mondo" e "…divulgare l'insegnamento della Chiesa sulla Pace". Un’impostazione prevalentemente spirituale.

È il Concilio Vaticano II, e la lettura della "Pacem in Terris" – ricorda proprio Francesca – a “costringere” Pax Christi ad allargare il proprio campo di azione e ad abbracciare (specie dopo la ventata di contestazioni sessantottine che chiedevano un contributo più fattivo e visibile) la scelta di una maggiore concretezza. Quella che oggi, ad esempio, proprio nel nostro Molise, sta battendo con tenacia sull’emergenza nucleare. Già, il Molise, terra di nessuno, terra delle troppe teste silenti e accondiscendenti sulle quali passa il destino di un territorio giocato a carte fra i potenti: quest’articolo viene mandato alle stampe mentre a Termoli si attende l’arrivo di don Fabio Corazzina (47 anni, bresciano, un cesto di capelli ispidi in testa e mai un abito talare indossato, quello liturgico però sì), che terrà un incontro pubblico di informazione e sensibilizzazione della comunità civile.

“In piedi, costruttori di pace!”, gridava Mons. Bello. Una pace intesa a tutto tondo, non come semplice assenza di conflitti ma come serena ricomposizione degli stessi nei rapporti interpersonali; e ancora pace, in senso ancora più vasto, come positiva e consapevole rete di rapporti con il creato e con gli altri, improntati al rispetto, alla libertà, alla sobrietà, al rispetto dei diritti. Pace è un’economia sostenibile che rispetti l’uomo e la natura, pace è un diritto umano rivendicato, pace è uno sviluppo in armonia con le risorse naturali, pace è ricordare e capire i conflitti dimenticati, impegnarsi per il disarmo, praticare la nonviolenza come stile di vita in famiglia, sul lavoro, in palestra.

Tutti temi che rientrano nei cinque ambiti di interesse ed intervento di Pax Christi (1. economia solidale, 2. disarmo e smilitarizzazione, 3. area internazionale, 4. stato di diritto, 5. spiritualità religiosa) e sui quali il neonato punto pace (che si reggerà in tandem sulle gambe di Campobasso e di Termoli, e raccoglie per ora un pugno di volontari che hanno maturato esperienze diverse nelle pastorali, nella Caritas, nell’Agesci, nell’impegno legato all’economia di giustizia) ha intenzione di formarsi.

Formarsi, ma intanto cominciare a muoversi: il nucleare, dicevamo, ma anche l’acqua – per proseguire e potenziare l’impegno per la sua ripubblicizzazione -, e ovviamente la ricostruzione in Abruzzo. Proprio a L’Aquila il punto pace darà il suo contributo alla Marcia di Capodanno (tradizione ormai consolidata del movimento), quest’anno organizzata là proprio per tenere alta l’attenzione, l’informazione e l’indignazione. In gennaio, inoltre, durante la manifestazione locale che è in preparazione per la consueta Giornata di preghiera per la Pace nel mondo, sarà probabilmente annunciata la nascita di questo gruppo di aderenti che, come è prassi, avrà bisogno di qualche tempo di rodaggio (questi mesi, appunto) prima di essere ufficializzato. Un seme di speranza. Per crescere insieme.☺

gadelis@libero.it

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