una candela per i precari
1 Ottobre 2010 Share

una candela per i precari

 

Dicono che sia stata la più imponente manifestazione di piazza della storia del Molise. Gli organizzatori si sono contati in oltre diecimila, la questura non si è pronunciata anche se uno dei telegiornali di una nota emittente locale ha detto che erano almeno in sei-settemila persone. Abbiamo così scoperto che la sorte dell'Università Cattolica sta a cuore a molte, davvero molte persone. Di fronte alla prospettiva di un ridimensionamento del fiore all'occhiello della sanità molisana, nonché di un polo didattico che nel corso del tempo è diventato meta ambita di molti studenti, si è mobilitata la società civile, una parte molto ristretta della politica, e soprattutto la Chiesa, che ovviamente “giocava in casa”, con il suo playmaker Sua Ecc. GianCarlo Bregantini.

Ci ha fatto piacere vedere tante persone stringersi intorno al proprio vescovo, alla propria comunità, e soprattutto intorno al proprio posto di lavoro. Perché di questo, fondamentalmente, si tratta. Ai piani alti possono discutere anche per nottate intere di tagli, sforbiciate, ridimensionamento, gestione delle risorse umane, e altre parole che non appena toccano terra si frantumano in mille pezzi; quello che compatta, e che solleva una popolazione storicamente pigra e dedita alla cura del proprio orticello è sempre più spesso la paura. Paura di perdere la poltrona (o la propria sedia scorrevole), paura di perdere il potere di creare posti di lavoro, paura di dover ricominciare daccapo per l'ennesima volta, paura di non arrivare a fine mese.

Dietro le richieste di salvataggio della Cattolica per un'eccellenza di sanità, c'è ben altro, oltre al fatto di rischiare di dover andare fuori regione per curarsi, possibilmente tornando più in salute di quando si è partiti. Eppure, qualcosa non torna. Fa rabbia, e viene spontaneo solidarizzare con tutti quelli che rischiano di perdere il posto. L'emergenza lavoro, però, che molti sembrano aver scoperto solo adesso che qualcuno osa mettere in discussione il ruolo nevralgico della Cattolica, esiste… non da ieri. Sarebbe stato bello che ci fosse stata una fiaccolata, in un giorno qualsiasi, anche per tutti quei precari che si consumano dalla mattina alla sera (letteralmente) per un pugno di euro, quando non per una pacca sulla spalla condita da “arrivederci, grazie, ci vediamo domani”. Sarebbe stata più che opportuna, quasi doverosa, una fiaccolata per solidarizzare con le centinaia di ragazzi che partecipano ai concorsi pubblici banditi, sempre più raramente, da Regione, Provincia o Comune, dove nel 99,9% dei casi (una stima arrotondata generosamente per difetto) è già risaputo il nome o i nomi dei vincitori, guarda caso nipoti dell'assessore tizio, amici del consigliere caio, portaborse e lacché del politico di turno. Nessuno ha mosso un dito, o acceso una candela, per una generazione di “giovani, carini e disoccupati”, parafrasando il titolo profetico di un film.

Non è questione di crisi, perché certi fenomeni di clientelismo, o parentopoli, si sono sempre verificati e sono radicati in Molise da quando esiste la Democrazia Cristiana, cioè forse da sempre, mai morta ma solo reincarnata dovunque sotto mentite spoglie: solo che adesso il nervo è scoperto, e più ci vuoi mettere la pezza, più il buco sembrerà grande. Una coperta di Linus che è diventata troppo corta per continuare a tacere. L'esercito degli stagisti a costo zero (senza neanche il rimborso spese per la benzina), gli assuefatti al co.co.co., i tirocinanti a vita, gli assunti a tempo determinato con la spada di Damocle della scadenza con incognita (verrò riassunto? Mi verrà fatto un nuovo contratto? Mi licenziano e poi mi riassumono? Mi sbattono fuori?) e in generale tutti i ragazzi che sono nati e cresciuti nel Molise, che amano la propria terra, e che si sono stufati di sentirsi dire “eh, ma per lavorare te ne devi andare”, meriterebbero dieci piazze e cento cortei ancora più massicci di quello che ha avuto l'Università Cattolica.

Ma non li hanno mai avuti, e forse non li avranno, finché ai posti di comando ci sarà una classe dirigente che come unico punto della propria politica ha adottato la cooptazione dei mediocri. Ci auguriamo perciò che l'eco della sveglia,  che ha buttato giù dal letto la Chiesa e la società civile molisana per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla Cattolica, non si spenga ma resti vivo e disturbante, anche quando si tratterà di ricordare a tutti, nuovamente, che il problema lavoro non è nato solo quando il presidente Iorio ha iniziato a ventilare ipotesi nefaste per la struttura del Sacro Cuore. Esiste purtroppo da molto tempo, e meritava altrettante fiaccolate e manifestazioni di piazza; noialtri, che non stiamo alla Cattolica, non siamo figli di un Dio minore. ☺

fradelis@gmail.com

 

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