Zattera di salvataggio. Questa è la definizione che giudico più appropriata per definire il giornale, locale, sul quale di tanto in tanto scrivo. Un giornale talvolta sottovalutato dagli stessi assidui collaboratori; un giornale impegnato a fotografare aspetti trascurati di un territorio (il Molise, e non solo) e a valorizzare le “belle persone” che lo abitano.
Zattera però! Perché, questo è il mio giudizio, ad esso ci aggrappiamo con forze residuali. Convinti che non si può solo assistere ad un naufragio, ma tentare in ogni modo di porvi rimedio e salvare se stessi ed altri. Dalla deriva del pensiero, nell’unico modo che ha permesso all’essere umano di lasciare le prime significative tracce di sé: la scrittura. È conquista dell’odierna democrazia quella di poter esprimere la propria opinione liberamente (vedasi art. 21 della Costituzione Italiana). Mai avverbio è stato tanto magistralmente e saggiamente affiancato al verbo dai padri costituzionalisti. Esprimere, non imporre. Perciò scriventi mossi da intenti i più disparati. E chi scrive dice: “Sappiate che ci sono, esisto, riconoscetemi e prestatemi ascolto!”. Richieste di attenzione e di allertamento in un mondo di sbadati e sbandati che leggono tutto col rischio di non ricordare a breve termine più nulla. La fonte non si sottrae alla possibilità di dire “Ci sono”. Lo fa con risorse esigue, finanziata solo dagli abbonamenti dei suoi lettori. Ma instancabilmente tesse la sua tela di relazioni, di storie, di denunce. Si difende così contro le brutture e le storture di un sistema che sempre più tende all’omologazione; dove il dissenso, invece che essere costruttivo, diviene motivo di scontro.
La bellezza ci salverà: voglio ripeterlo anch’io insieme a quanti credono all’autenticità dei nostri pensieri scritti. Bellezza uguale servizio, onestà, franchezza, responsabilità. Soprattutto responsabilità, avvertita come urgenza di fornire risposte più che come boria di saccenti. E poi servizio. Perché chi viene raggiunto da queste riflessioni ha modo di fermarsi ed azionare il pensiero, catturato da un titolo intrigante, solleticato da una vignetta, una didascalia o da uno o più degli argomenti trattati nelle ventotto pagine del giornale. È un’occasione di dialogo aperta a chiunque sceglie di costruire e vivere relazioni reali piuttosto che rifugiarsi esclusivamente in comunità virtuali, dove il confine tra identità vera e identità ideale o immaginata diventa sempre più sottile.☺
Zattera di salvataggio. Questa è la definizione che giudico più appropriata per definire il giornale, locale, sul quale di tanto in tanto scrivo. Un giornale talvolta sottovalutato dagli stessi assidui collaboratori; un giornale impegnato a fotografare aspetti trascurati di un territorio (il Molise, e non solo) e a valorizzare le “belle persone” che lo abitano.
Zattera però! Perché, questo è il mio giudizio, ad esso ci aggrappiamo con forze residuali. Convinti che non si può solo assistere ad un naufragio, ma tentare in ogni modo di porvi rimedio e salvare se stessi ed altri. Dalla deriva del pensiero, nell’unico modo che ha permesso all’essere umano di lasciare le prime significative tracce di sé: la scrittura. È conquista dell’odierna democrazia quella di poter esprimere la propria opinione liberamente (vedasi art. 21 della Costituzione Italiana). Mai avverbio è stato tanto magistralmente e saggiamente affiancato al verbo dai padri costituzionalisti. Esprimere, non imporre. Perciò scriventi mossi da intenti i più disparati. E chi scrive dice: “Sappiate che ci sono, esisto, riconoscetemi e prestatemi ascolto!”. Richieste di attenzione e di allertamento in un mondo di sbadati e sbandati che leggono tutto col rischio di non ricordare a breve termine più nulla. La fonte non si sottrae alla possibilità di dire “Ci sono”. Lo fa con risorse esigue, finanziata solo dagli abbonamenti dei suoi lettori. Ma instancabilmente tesse la sua tela di relazioni, di storie, di denunce. Si difende così contro le brutture e le storture di un sistema che sempre più tende all’omologazione; dove il dissenso, invece che essere costruttivo, diviene motivo di scontro.
La bellezza ci salverà: voglio ripeterlo anch’io insieme a quanti credono all’autenticità dei nostri pensieri scritti. Bellezza uguale servizio, onestà, franchezza, responsabilità. Soprattutto responsabilità, avvertita come urgenza di fornire risposte più che come boria di saccenti. E poi servizio. Perché chi viene raggiunto da queste riflessioni ha modo di fermarsi ed azionare il pensiero, catturato da un titolo intrigante, solleticato da una vignetta, una didascalia o da uno o più degli argomenti trattati nelle ventotto pagine del giornale. È un’occasione di dialogo aperta a chiunque sceglie di costruire e vivere relazioni reali piuttosto che rifugiarsi esclusivamente in comunità virtuali, dove il confine tra identità vera e identità ideale o immaginata diventa sempre più sottile.☺
Zattera di salvataggio. Questa è la definizione che giudico più appropriata per definire il giornale, locale, sul quale di tanto in tanto scrivo.
Zattera di salvataggio. Questa è la definizione che giudico più appropriata per definire il giornale, locale, sul quale di tanto in tanto scrivo. Un giornale talvolta sottovalutato dagli stessi assidui collaboratori; un giornale impegnato a fotografare aspetti trascurati di un territorio (il Molise, e non solo) e a valorizzare le “belle persone” che lo abitano.
Zattera però! Perché, questo è il mio giudizio, ad esso ci aggrappiamo con forze residuali. Convinti che non si può solo assistere ad un naufragio, ma tentare in ogni modo di porvi rimedio e salvare se stessi ed altri. Dalla deriva del pensiero, nell’unico modo che ha permesso all’essere umano di lasciare le prime significative tracce di sé: la scrittura. È conquista dell’odierna democrazia quella di poter esprimere la propria opinione liberamente (vedasi art. 21 della Costituzione Italiana). Mai avverbio è stato tanto magistralmente e saggiamente affiancato al verbo dai padri costituzionalisti. Esprimere, non imporre. Perciò scriventi mossi da intenti i più disparati. E chi scrive dice: “Sappiate che ci sono, esisto, riconoscetemi e prestatemi ascolto!”. Richieste di attenzione e di allertamento in un mondo di sbadati e sbandati che leggono tutto col rischio di non ricordare a breve termine più nulla. La fonte non si sottrae alla possibilità di dire “Ci sono”. Lo fa con risorse esigue, finanziata solo dagli abbonamenti dei suoi lettori. Ma instancabilmente tesse la sua tela di relazioni, di storie, di denunce. Si difende così contro le brutture e le storture di un sistema che sempre più tende all’omologazione; dove il dissenso, invece che essere costruttivo, diviene motivo di scontro.
La bellezza ci salverà: voglio ripeterlo anch’io insieme a quanti credono all’autenticità dei nostri pensieri scritti. Bellezza uguale servizio, onestà, franchezza, responsabilità. Soprattutto responsabilità, avvertita come urgenza di fornire risposte più che come boria di saccenti. E poi servizio. Perché chi viene raggiunto da queste riflessioni ha modo di fermarsi ed azionare il pensiero, catturato da un titolo intrigante, solleticato da una vignetta, una didascalia o da uno o più degli argomenti trattati nelle ventotto pagine del giornale. È un’occasione di dialogo aperta a chiunque sceglie di costruire e vivere relazioni reali piuttosto che rifugiarsi esclusivamente in comunità virtuali, dove il confine tra identità vera e identità ideale o immaginata diventa sempre più sottile.☺
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