Un colpo alla digestione
12 Febbraio 2016
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Un colpo alla digestione

I fratelli Goncourt, fondatori del naturalismo letterario, scrivevano, nella prefazione del romanzo Germinie Lacerteux, che l’avevano scritto con l’intenzione di “rovinare la digestione ai buoni e bravi borghesi”. Ho pensato ai Goncourt quando ha fatto irruzione sulla mia scrivania Il giubileo del debito, curato da Antonio De Lellis e prefato da mons. Bettazzi. Stavo preparando un’altra recensione, ma nulla mi è sembrato più importante del volume edito quest’ anno dalla benemerita Bordeaux (se ne visiti il sito www.bordeauxedizioni.it). Con la radicalità meritoria a lui abituale, padre Zanotelli (uno dei 17 autori del volume collettaneo) scrive: “Il genere umano è imprigionato dentro un Sistema economico-finanziario che permette al 20% della popolazione mondiale di consumare il 90% dei beni prodotti, immiserendo così oltre tre miliardi di persone e affamandone un altro miliardo” (p.234). Questa denuncia è la cifra del libro rinforzata dal vescovo L. I. de la Mora: “Il debito pubblico oggi è … la violenza istituzionalizzata”.

Intorno a tali problemi politico-economici ed urgenze morali ruotano i contributi, che spaziano dalla piccola cronaca di un Renzi (L. Gallino lo definisce così: “non ha la più pallida idea dei problemi reali del Paese”) alla crisi dell’Italia e all’Europa; dalla tecnicalità appassionata di De Lellis, alla parola profetica di Zanotelli, dalla linearità implacabile e inconfutabile di Francesco Gesualdi (ah, l’eredità di Barbiana) allo scenario esistenziale e trans-storico di Tartaglia, che misura le questioni con lo sguardo lungo del “Piano di Dio”. Sono temi, denunce, proposte che in Tv non arrivano mai, specialmente nelle ore di massimo ascolto.

Essendo impossibile una rassegna completa dei temi e dei contributi, mi limito ad alcuni “assaggi”. “Il debito pubblico – scrive De Lellis – è la matrice o il centro della ragnatela che cattura le prede, ovvero i popoli … ma se ignoriamo il centro della ragnatela … riusciremo a liberarci solo del raggio singolo”. Invece “il debito dovrebbe rappresentare il punto da cui fare leva tutti insieme contro la più perfida delle oppressioni”. Perciò il libro nasce per dare un nome al vero centro dei problemi della povertà e dello sfruttamento, che attanagliano i popoli e i paesi, anche sviluppati. La povertà, il sottosviluppo, le scandalose diseguaglianze non sono inevitabili e invincibili, soprattutto non derivano da scarse risorse (una favola ampiamente mascherata da dato economico), ma sono frutto di precisi disegni politici, cui ampiamente contribuisce la grancassa dei media, sapientemente orientata e docilmente attuata dagli addetti alla comunicazione.

Ma la Bibbia ci parla della civiltà del Giubileo, che è primato dell’uomo sulle cose e di Dio sulla rapacità umana. Infatti “la misericordia … assume il colore della giustizia, nel senso che soccorrere l’altro nel bisogno non è più una scelta libera, ma un atto di giustizia vincolante, derivante dall’essersi posto in relazione con Dio attraverso un patto sancito da un giuramento” (Michele Tartaglia, p. 213). E in margine, è lecito chiedersi come possano i nostri fratelli, cattolici ma poco cristiani, votare per uomini che hanno come mira suprema lo smantellamento del Welfare. Quel Welfare che, ci ricorda Silvio Piccoli, finché è durato ha arricchito tutta la società (p.191) e ha trovato, negli opulenti USA, un formidabile nemico: gli USA “non hanno mai ratificato il Patto internazionale sui diritti sociali economici e culturali (ONU, 1973)”. È proprio sul terreno cristiano che mette radici, nonostante gli arzigogoli del pio conservatorismo, il dovere del ricco di assicurare al povero il necessario e il diritto del povero di prendere, perfino col furto, al ricco inadempiente il necessario per sé. E chi non ci crede si legga quel brigatista di San Tommaso (p.201).

Ma anche l’Europa ha bisogno di coraggio e di profezia. Chi conosce Charles Wyplosz e il progetto P.A.D.R.E? Ve ne ha mai parlato il TG1? È invece un credibile progetto di soluzione del problema del debito che sta soffocando i paesi europei (Italia in testa) che si snoda attraverso tappe precise di riforma della BCE, trasferendole il debito pubblico di tutta l’Europa per estinguerlo gradatamente. Al P.A.D.R.E fanno cornice altre strategie, di ristrutturazione del debito, di imposizione tributaria ai ricchi (come il ritorno a una sana e perentoria progressività fiscale) e simili.

Qui mi accorgo che lo spazio è finito, ma non tanto da impedirmi di citare il presidente Mattarella che parla, con dati, nientemeno, confindustriali di una evasione fiscale italiana dell’ordine di 144 miliardi di euro. Questo, mentre Renzi ha tolto le tasse alle super barche dei super ricchi.

Oltre i nomi citati hanno collaborato M. Bersani, M. Bertorello, A. Cianci, F. Delfino, A. Drago, C. Filoni, M. Mazzoli, A. Miccoli, R. Pazzagli, S. Petitti, G. Viale.☺

 

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