35 anni di sport
16 Aprile 2010 Share

35 anni di sport

 

Sabato 9 febbraio l’associazione sportiva dilettantistica Laetina Campolieto, la mia gloriosa società sportiva, festeggerà il trentacinquesimo anno di attività. Con qualche mese di ritardo rispetto alla data di fondazione. La società sportiva nacque, infatti, nel mese di ottobre del 1972. Primo sostenitore fu il nostro parroco dell’epoca, Mons Elia Testa, che è stato per tanti di noi padre spirituale, amico, educatore. Era il Parroco, non il prete che celebrava solo i sacramenti.

Nel momento della festa il pensiero va subito agli amici che non ci sono più, che con me e pochi altri iniziarono questa bella avventura.

Iniziammo con il ping-pong per poi passare nel 1974 all’atletica leggera ed anche al calcio. Tanti i risultati ottenuti, tantissimi i ragazzi tesserati che hanno avuto modo, grazie alla nostra società, di vivere esperienze esaltanti e conoscere altre realtà. Ma il risultato credo più bello è proprio questo compleanno: trentacinque anni di attività non sono pochi per una piccola comunità come Campolieto. In questi anni abbiamo visto altri organismi ed altre associazioni iniziare e finire, in poco tempo, le proprie attività.

Sono contento perché ho visto la “creatura” nascere, crescere, affermarsi. Contento perché al momento opportuno il bastone del comando è stato ceduto ad ex atleti che oggi hanno la direzione tecnica della società e garantiscono la continuità dell’attività. Da sempre l’obiettivo della società è stato quello di dare ai ragazzi la possibilità di fare esperienze nuove, di socializzare e di fare comunità per essere un domani classe dirigente. E tanti sono oggi classe dirigente. E questo è un altro  risultato  importante.

Lo sport è palestra di vita. Insegna tante cose e forma la persona. Impone soprattutto il rispetto dell’avversario e delle regole. Chi bara o fa uso di doping è squalificato. Viene posto fuori da quel contesto. Certo il fenomeno doping sta dilagando anche nel mondo dello sport, soprattutto nelle discipline dove circola moneta. Nei settori dove vale più l’immagine e l’apparire, lì prolifera il doping. Molti giovani sono spinti al doping, sportivo e sociale, dalle famiglie che vogliono a tutti i costi avere una considerazione sociale e raggiungere risultati materiali.

Tanti, nel contesto societario in cui viviamo, svendono la loro identità per una posizione sociale fatta di compromessi e falsità. Diversi, pur di “apparire”, utilizzano tutti i mezzi per raggiungere lo scopo, calpestando sentimenti, amicizie, rapporti interpersonali e familiari.

Nell’ultratrentennale impegno nel campo del volontariato, sportivo e sociale, con gli amici che mi hanno accompagnato nelle varie iniziative, abbiamo sempre voluto il coinvolgimento delle famiglie e non abbiamo mai creato miti o simboli di carta pesta. Ai nostri ragazzi abbiamo sempre insegnato a superare gli ostacoli e mai a deviarli o a trovare scorciatoie.

Mentre ripercorro  con la mente le varie tappe dei trentacinque anni di attività, penso al messaggio del Papa per la giornata mondiale della pace 2008. Messaggio rivolto alle famiglie cristiane: “La famiglia comunità di pace”. La conflittualità insita nei gruppi di persone deve essere superata con l’amore. Via dimenticata da chi fa uso di doping e ritiene che il successo (effimero) si raggiunga con la forza, la cattiveria e la falsità. I contrasti vanno superati con la condivisione, nella disponibilità, scrive il Santo Padre, “di ciascuno a rinunziare a qualche cosa delle sue aspettative o delle sue pretese”.

La famiglia è luogo di apprendistato alla pace, che si apprende, prima che dalle parole, dagli occhi e dal volto dell’altro, dal clima di amore e di rispetto che si riesce ad instaurare, per poi  diffonderla in tutta la società, contribuendo a creare quella cultura di pace di cui l’intera umanità ha bisogno.

Per molti nostri tesserati la maglia della Laetina Campolieto è ancora oggi segno di appartenenza. Appartenenza che ha consentito loro lo sviluppo dell’identità individuale e della personalità. L’affermazione nel campo del lavoro, nella società, è frutto del sostegno delle famiglie,  ma anche del lavoro svolto nella associazione sportiva. Chi non ha avuto la fortuna e la gioia di vivere le esperienze dell’associazionismo a qualsiasi livello non ha la percezione della forza dell’appartenenza ed opera quasi sempre in contrasto con qualche cosa o con qualcuno.

Lavorare avendo a cuore il bene comune e  la comunità, senza altri scopi o riserve mentali, così come ha fatto la Laetina Campolieto, alla lunga paga e dà risultati.☺

mario@ialenti.it

 

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