
Bloccare il tunnel?
Il governo del popolo (..) tiene a sorte le magistrature, rende conto del potere esercitato, sottomette al pubblico tutte le deliberazioni. Se Erodoto, che ci ha lasciato questa massima, fosse stato un cittadino termolese dei giorni nostri, avrebbe apprezzato lo strumento del dibattito pubblico? Si sarebbe sentito sufficientemente sovrano nella valutazione dell’opera imponente che rischia di intaccare o, per lo meno, di cozzare con le meraviglie architettoniche che abbiamo immeritatamente ereditato?
A fine novembre, i comitati contrari alla realizzazione di tunnel e parcheggi interrati nella cittadina adriatica si sono posti la stessa domanda, organizzando il quarto incontro informativo su “Termoli 2020”. E una prima risposta alla domanda posta sopra è venuta, neanche a dirlo, dal popolo. Checché ne dica qualche quotidiano locale, la sala del Cinema S. Antonio era piena di cittadini che chiedevano di esercitare la propria sovranità. Pretendevano risposte. E crediamo ne abbiano ricevute a sufficienza, grazie al contributo di oratori d’eccellenza.
Pianificazione partecipata
Il prof. Pazzagli, esperto di pianificazione partecipata, ha spiegato cos’è l’ottimo: come dovrebbe funzionare il coinvolgimento dei cittadini in decisioni così impattanti come la riqualificazione di un centro storico. “Un dibattito pubblico – ha spiegato – è un ottimo strumento se e solo se prevede l’opzione zero”, ovvero l’ipotesi che i cittadini possano bocciare in toto l’opera e chiedere all’amministrazione di non procedere. Ed è noto a tutti che il débat public in salsa termolese non prevedeva tale possibilità.
Entrando nel merito del project- financing (il partenariato pubblico – privato nella realizzazione di un’opera d’interesse collettivo), il prof. Claudio Troisi, urbanista della Federico II di Napoli, ha confermato quanto denunciato dalle pagine della fonte da un anno e mezzo: la finanza di progetto dovrebbe partire da una necessità, dallo studio di un problema per la cittadinanza, per poi suggerire possibili interventi che i privati potrebbero realizzare al fine di risolvere il problema a monte. Traendo, lo ripetiamo, remuneratività dalla gestione degli introiti generati dalla struttura. Inutile dire quanto fosse sorpreso il professore leggendo che a Termoli si è proceduto a ritroso: vogliamo fare il tunnel, poi studieremo il suo impatto su traffico e vivibilità del centro. Senza entrare in discorsi troppo tecnici, l’esperto di mobilità sostenibile ha manifestato un’ulteriore perplessità: dallo studio dei volumi di traffico nella zona, forniti dall’architetto D’Errico (auto- re del piano del traffico che giace nei cassetti del sindaco Sbrocca), il tunnel rischierebbe di fare l’esatto contrario di quanto ipotizzato: aumenterebbe necessariamente il transito dei veicoli nel centro storico, pur nascondendoli sotto il “tappeto”.
Si è detta seriamente preoccupata anche la Prof.ssa Gabriella di Rocco, docente di architettura alla Lumsa e rappresentante di Italia Nostra: “Il borgo medievale è da considerarsi come un anziano: ha le sue fragilità e bisogna stare attenti a qualunque sollecitazione”. Guardando poi la sezione del tunnel, che dall’ultima versione del progetto sembrerebbe passare proprio sotto la torretta belvedere (non a lato come nel preliminare), la Di Rocco ha avuto un sussulto pensando ai rischi di crolli derivanti dal semplice scavo ed ha rimarcato: “le vibrazioni del traffico veicolare nel tunnel rappresenterebbero, da sole, un fattore di rischio troppo elevato”. Figuriamoci uno scavo sotto la torretta.
“Un’opera che non tiene conto delle tendenze del turismo sostenibile”, secondo Michele Porsia, il giovane architetto che ha collaborato col Prof. Marino nelle ultime relazioni allarmanti inviate a tutti gli organi di stampa nei mesi scorsi.
Cosa si può ancora fare?
Come di consueto, per chi volesse approfondire l’argomento ed ascoltare gli interventi, rimandiamo al sito lafonte.tv. Ciò che ci preme in questa sede è rispondere ad una domanda che costantemente viene posta dal pubblico durante gli incontri del coordinamento “No Tunnel”: cosa si può ancora fare per opporsi all’opera da venti milioni che rischia di sventrare il borgo costiero?
Innanzitutto, i cittadini devono sapere che sono in corso dei ricorsi legali, al vaglio della magistratura, dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione e della Terza Commissione Regionale. Il rappresentante di quest’ultima, Salvatore Ciocca, ha manifestato numerose perplessità ed attende risposte dall’Amministrazione termolese, che tardano ad arrivare. Intanto i comitati, forti di una partecipazione sempre più nutrita dei cittadini agli incontri pubblici, lanceranno in queste settimane (entro metà dicembre) una grande mobilitazione di piazza di carattere regionale. Questo perché nelle ambizioni dei No tunnel c’è non solo il blocco di un progetto che ha il tanfo di una svendita a privati del centro rivierasco, ma anche l’adozione su scala regionale di normative chiare che favoriscano la partecipazione. Termoli e Bonefro, infatti, sono gli unici tra i 136 comuni molisani a prevedere lo strumento del referendum cittadino. Sebbene finora ignorato, inutilizzato e, peggio, osteggiato.
L’opera di “riqualificazione”, va detto, può essere ancora bloccata. E il Comune, in auto- tutela, potrebbe risparmiare anche le famigerate penali.
Ma prima di darsi per sconfitti, è bene ricordare l’insegnamento di Alexis de Tocqueville: La democrazia è il potere di un popolo informato. Ora che siamo informati, insomma, non abbiamo più scuse. Occorre mobilitarsi.☺