Le elezioni europee che si sono appena celebrate non mancheranno di movimentare lo scenario politico-istituzionale imperniato su Bruxelles. Nel frattempo, l’esito delle consultazioni democratiche tenutesi in Italia ha incoronato Matteo Renzi, ha archiviato definitivamente la pratica Berlusconi e, forse, ha restituito Grillo al mondo dello spettacolo.
Nel frattempo sulla costa molisana si è votato per rinnovare le amministrazioni comunali di Termoli e di Campomarino. L’appuntamento era importante e la cosa non poteva sfuggire, e non è sfuggita, ai massimi esponenti del PD molisano ai quali va riconosciuto tutto il merito dei risultati fin qui ottenuti e di quelli che si prospettano.
Ma guardiamoli più da vicino questi risultati, partendo da Campomarino. L’amministrazione guidata da Camilleri era giunta alla sua conclusione naturale e il PD aveva la concreta e legittima possibilità di battersi per l’affermazione di una sua lista e di un candidato sindaco con un programma riformista. In questa prospettiva, e con le migliori intenzioni, il PD ha formato la lista “Cambia Campomarino”, guidata dal segretario del circolo cittadino Vincenzo Cordisco che ha raccolto 552 voti, pari all’11,9% delle schede valide. Gianfranco Camilleri è tornato in sella, ma la cosa non ha turbato affatto il Partito Democratico in quanto è stato battuto da un amico, non da un avversario. Infatti Camilleri era stato ufficialmente sostenuto da Paolo Frattura che del PD è autorevolissimo esponente.
La linea del PD che era già chiara a Campomarino è diventata lapalissiana a Termoli dove è stata messa in campo una strategia politica da manuale. L’imperativo morale, prima che politico, era quello di far cadere il sindaco Di Brino, ma con la certezza di lasciare molti componenti dell’amministrazione Di Brino al loro posto. Quando i cittadini di Termoli si sono recati al voto, si sono trovati di fronte alla lista Sbrocca e alla lista Marone e si sono accorti che, nonostante la loro appartenenza a due schieramenti diversi, erano entrambe riconducibili a personaggi collegati all’amministrazione uscente. Lo smarrimento è stato tale da indurre gli elettori a dare lo stesso, basso livello di consenso ad entrambi i candidati rinviando, in questo modo, la scelta al ballottaggio.
Non si può negare che in giro ci sia una certa curiosità relativa all’esito di questo derby tra i dibriniani con Di Brino e i dibriniani senza DiBrino, ma i dirigenti del PD possono stare tranquilli: alcuni di quelli che governavano prima governeranno anche dopo. In questo modo l’incertezza insita in ogni competizione elettorale è stata ridotta al minimo. Chiunque vincerà porterà con sé un poco di vecchio. Di conseguenza non ci saranno scossoni e chi siede sulle poltrone alte del potere non rischierà di cadere.
A Campobasso sono convinti che hanno tutta una legislatura per designare il sindaco e perciò non hanno fretta di concludere lo spoglio. Dopo Di Bartolomeo possono stare pure senza.
A San Giuliano di Puglia, in una singolare tenzone, il sindaco uscente è riuscito addirittura a vincere contro se stesso e aggiudicarsi così il terzo mandato. A Santa Croce di Magliano per timore di non distinguere la destra dalla sinistra li hanno messi insieme e così non avranno bisogno di opposizione esterna. A San Martino in Pensilis è stata più una carrese che una competizione elettorale. Erano in gioco le squadre dei due consiglieri regionali indigeni, naturalmente entrambi del PD. ☺
Scipio
Casacalenda. Nella sede elettorale del sindaco scadente, e poi mancato, anche i manifesti hanno avuto vergogna di esporsi alla pubblica decenza e si sono ammosciati. A loro insaputa. Don Rodrigo e i suoi bravi, nonché i parroci incompetenti si associano al crollo strutturale, fisiologico, eliodipendente che ha colpito il Secondo che voleva diventare primo ma si ritrovò senza arte né parte.
Le elezioni europee che si sono appena celebrate non mancheranno di movimentare lo scenario politico-istituzionale imperniato su Bruxelles. Nel frattempo, l’esito delle consultazioni democratiche tenutesi in Italia ha incoronato Matteo Renzi, ha archiviato definitivamente la pratica Berlusconi e, forse, ha restituito Grillo al mondo dello spettacolo.
Nel frattempo sulla costa molisana si è votato per rinnovare le amministrazioni comunali di Termoli e di Campomarino. L’appuntamento era importante e la cosa non poteva sfuggire, e non è sfuggita, ai massimi esponenti del PD molisano ai quali va riconosciuto tutto il merito dei risultati fin qui ottenuti e di quelli che si prospettano.
Ma guardiamoli più da vicino questi risultati, partendo da Campomarino. L’amministrazione guidata da Camilleri era giunta alla sua conclusione naturale e il PD aveva la concreta e legittima possibilità di battersi per l’affermazione di una sua lista e di un candidato sindaco con un programma riformista. In questa prospettiva, e con le migliori intenzioni, il PD ha formato la lista “Cambia Campomarino”, guidata dal segretario del circolo cittadino Vincenzo Cordisco che ha raccolto 552 voti, pari all’11,9% delle schede valide. Gianfranco Camilleri è tornato in sella, ma la cosa non ha turbato affatto il Partito Democratico in quanto è stato battuto da un amico, non da un avversario. Infatti Camilleri era stato ufficialmente sostenuto da Paolo Frattura che del PD è autorevolissimo esponente.
La linea del PD che era già chiara a Campomarino è diventata lapalissiana a Termoli dove è stata messa in campo una strategia politica da manuale. L’imperativo morale, prima che politico, era quello di far cadere il sindaco Di Brino, ma con la certezza di lasciare molti componenti dell’amministrazione Di Brino al loro posto. Quando i cittadini di Termoli si sono recati al voto, si sono trovati di fronte alla lista Sbrocca e alla lista Marone e si sono accorti che, nonostante la loro appartenenza a due schieramenti diversi, erano entrambe riconducibili a personaggi collegati all’amministrazione uscente. Lo smarrimento è stato tale da indurre gli elettori a dare lo stesso, basso livello di consenso ad entrambi i candidati rinviando, in questo modo, la scelta al ballottaggio.
Non si può negare che in giro ci sia una certa curiosità relativa all’esito di questo derby tra i dibriniani con Di Brino e i dibriniani senza DiBrino, ma i dirigenti del PD possono stare tranquilli: alcuni di quelli che governavano prima governeranno anche dopo. In questo modo l’incertezza insita in ogni competizione elettorale è stata ridotta al minimo. Chiunque vincerà porterà con sé un poco di vecchio. Di conseguenza non ci saranno scossoni e chi siede sulle poltrone alte del potere non rischierà di cadere.
A Campobasso sono convinti che hanno tutta una legislatura per designare il sindaco e perciò non hanno fretta di concludere lo spoglio. Dopo Di Bartolomeo possono stare pure senza.
A San Giuliano di Puglia, in una singolare tenzone, il sindaco uscente è riuscito addirittura a vincere contro se stesso e aggiudicarsi così il terzo mandato. A Santa Croce di Magliano per timore di non distinguere la destra dalla sinistra li hanno messi insieme e così non avranno bisogno di opposizione esterna. A San Martino in Pensilis è stata più una carrese che una competizione elettorale. Erano in gioco le squadre dei due consiglieri regionali indigeni, naturalmente entrambi del PD. ☺
Scipio
Casacalenda. Nella sede elettorale del sindaco scadente, e poi mancato, anche i manifesti hanno avuto vergogna di esporsi alla pubblica decenza e si sono ammosciati. A loro insaputa. Don Rodrigo e i suoi bravi, nonché i parroci incompetenti si associano al crollo strutturale, fisiologico, eliodipendente che ha colpito il Secondo che voleva diventare primo ma si ritrovò senza arte né parte.
Le elezioni europee che si sono appena celebrate non mancheranno di movimentare lo scenario politico-istituzionale imperniato su Bruxelles.
Le elezioni europee che si sono appena celebrate non mancheranno di movimentare lo scenario politico-istituzionale imperniato su Bruxelles. Nel frattempo, l’esito delle consultazioni democratiche tenutesi in Italia ha incoronato Matteo Renzi, ha archiviato definitivamente la pratica Berlusconi e, forse, ha restituito Grillo al mondo dello spettacolo.
Nel frattempo sulla costa molisana si è votato per rinnovare le amministrazioni comunali di Termoli e di Campomarino. L’appuntamento era importante e la cosa non poteva sfuggire, e non è sfuggita, ai massimi esponenti del PD molisano ai quali va riconosciuto tutto il merito dei risultati fin qui ottenuti e di quelli che si prospettano.
Ma guardiamoli più da vicino questi risultati, partendo da Campomarino. L’amministrazione guidata da Camilleri era giunta alla sua conclusione naturale e il PD aveva la concreta e legittima possibilità di battersi per l’affermazione di una sua lista e di un candidato sindaco con un programma riformista. In questa prospettiva, e con le migliori intenzioni, il PD ha formato la lista “Cambia Campomarino”, guidata dal segretario del circolo cittadino Vincenzo Cordisco che ha raccolto 552 voti, pari all’11,9% delle schede valide. Gianfranco Camilleri è tornato in sella, ma la cosa non ha turbato affatto il Partito Democratico in quanto è stato battuto da un amico, non da un avversario. Infatti Camilleri era stato ufficialmente sostenuto da Paolo Frattura che del PD è autorevolissimo esponente.
La linea del PD che era già chiara a Campomarino è diventata lapalissiana a Termoli dove è stata messa in campo una strategia politica da manuale. L’imperativo morale, prima che politico, era quello di far cadere il sindaco Di Brino, ma con la certezza di lasciare molti componenti dell’amministrazione Di Brino al loro posto. Quando i cittadini di Termoli si sono recati al voto, si sono trovati di fronte alla lista Sbrocca e alla lista Marone e si sono accorti che, nonostante la loro appartenenza a due schieramenti diversi, erano entrambe riconducibili a personaggi collegati all’amministrazione uscente. Lo smarrimento è stato tale da indurre gli elettori a dare lo stesso, basso livello di consenso ad entrambi i candidati rinviando, in questo modo, la scelta al ballottaggio.
Non si può negare che in giro ci sia una certa curiosità relativa all’esito di questo derby tra i dibriniani con Di Brino e i dibriniani senza DiBrino, ma i dirigenti del PD possono stare tranquilli: alcuni di quelli che governavano prima governeranno anche dopo. In questo modo l’incertezza insita in ogni competizione elettorale è stata ridotta al minimo. Chiunque vincerà porterà con sé un poco di vecchio. Di conseguenza non ci saranno scossoni e chi siede sulle poltrone alte del potere non rischierà di cadere.
A Campobasso sono convinti che hanno tutta una legislatura per designare il sindaco e perciò non hanno fretta di concludere lo spoglio. Dopo Di Bartolomeo possono stare pure senza.
A San Giuliano di Puglia, in una singolare tenzone, il sindaco uscente è riuscito addirittura a vincere contro se stesso e aggiudicarsi così il terzo mandato. A Santa Croce di Magliano per timore di non distinguere la destra dalla sinistra li hanno messi insieme e così non avranno bisogno di opposizione esterna. A San Martino in Pensilis è stata più una carrese che una competizione elettorale. Erano in gioco le squadre dei due consiglieri regionali indigeni, naturalmente entrambi del PD. ☺
Scipio
Casacalenda. Nella sede elettorale del sindaco scadente, e poi mancato, anche i manifesti hanno avuto vergogna di esporsi alla pubblica decenza e si sono ammosciati. A loro insaputa. Don Rodrigo e i suoi bravi, nonché i parroci incompetenti si associano al crollo strutturale, fisiologico, eliodipendente che ha colpito il Secondo che voleva diventare primo ma si ritrovò senza arte né parte.
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