la dimensione comunitaria    di Leo Leone
29 Agosto 2011 Share

la dimensione comunitaria di Leo Leone

 

La crisi che attraversa il nostro mondo globalizzato ci riporta all’antico adagio dei nostri padri: “l’unione fa la forza”. Forse per loro la parola unione stava ad indicare una dimensione per noi smarrita. Per non dire scaricata nell’“indifferenziato”.

Siamo in un mondo in cui l’individualismo esasperato non ha freno. Ben altro era la collocazione di ciascuno di noi nella concezione dell’individuo come soggetto votato al rapporto integrato con l’altro. Ma non è, per caso, che alle radici della crisi che sta attraversando l’intero universo ci sia la visione malsana di un individualismo senza regole? È questa l’opinione di non pochi saggi esperti nel campo dell’etica come anche dell’economia. Per meglio dire: occorrerebbe rilanciare una rivoluzione culturale che porti l’economia dentro i confini dell’etica. Sogni… si dirà.

La globalizzazione può divenire un processo di universalizzazione di beni a condizione che rinunci al principio che sembra aver ispirato il modello economico invasivo in ogni continente: l’individualismo imperante convinto che si possa fare un mondo migliore lasciando libere e senza regole le spinte e le ambizioni di ciascuno. Ma guarda caso: è sempre avvenuto nella storia che in uno stato di libertà senza regole è il possente, il furbo, l’illegale ad essere libero e a perseguire il proprio tornaconto. Il popolo, come sempre, finisce per pagarne lo scotto. Siamo ancora alle prese con teorie di antico stampo che affidano al mercato il compito di dare spazio e libertà di inclusione a tutti a condizione che ogni soggetto, dal fornitore all’utente, si integri nel modello mercantile.

La cronaca recente fornisce chiari segni di insofferenza sull’abuso che singoli e gruppi di potere, economico e politico anche, adottano come “normale” modello di vita. E sono per lo più le nuove generazioni a risentire delle conseguenze, come pure a rigettarne il modello. È accaduto in nord Africa, in Grecia, in Spagna, e pesantemente si registra in questi giorni, nella Gran Bretagna. Sorprende un po’ tutti che anche paesi come quelli del nord Europa siano in prima pagina ad offrire scene che ci riportano indietro di secoli. Con l’aggiunta che non si tratta di conflitti etnici o di stampo religioso, ma rivendicazioni legittime (non certo nella forma violenta) di generazioni che non intendono adeguarsi ad un modello di società che richiama fasi storiche decisamente archiviate da secoli. Esperti in materia ritengono che non è tanto il processo di globalizzazione che va discusso, quanto invece la logica che da trent’anni lo ha diretto: la finanza come regola unica ed esclusiva. A questa si affianca una visione dell’uomo sempre distante dalla dimensione solidaristica e consociativa che costituisce l’anima della politica, del vivere insieme.

Sì, la politica è stata contagiata. Ne fornisce le prove una documentazione sempre più estesa sulla panoramica di omologazione di fronti, leader e partiti che dell’etica pare si siano dimenticati. Se si pongono la finanza e il mercato come principi-base della politica, non ci si può meravigliare di assistere a spettacoli squallidi di una comunicazione e una dialettica che ribollono giorno dopo giorno in attacchi sfrenati all’altro, dimenticando che, per perseguire il bene comune, fine primario della politica, occorre anzitutto intendersi e “proporre” per costruire un mondo diverso. A partire dalle risposte da fornire ai più fragili e alle nuove generazioni, deprivate di futuro. Ascoltando il popolo.

La dimensione comunitaria rimane un obiettivo salutare che mobilita coscienze e intelligenze e sviluppa una progettualità regolatrice, essa sì, della politica, dell’economia e della finanza. E allora occorre mobilitarsi tutti per delineare itinerari nuovi che portino ad una presa di distanza dai favori, dalle congreghe di interesse, senza rinserrarsi in quella forma di evasione che si traduce nell’eterno lamento improduttivo. Spetta al popolo eleggere i propri rappresentanti in base a scelte centrate su un’etica che si traduce in competenza e nell’azione  centrata sulla promozione del senso di comunità, di condivisione e di lotta ad ogni forma di interesse di singoli e di gruppi.

In Molise si va delineando un progetto di politica con la creazione di una Fondazione di Comunità che può giovare alla cittadinanza intera, con particolare attenzione ai più deboli. L’iniziativa, già avviata dall’ottobre dello scorso anno, avrà la sua prima manifestazione pubblica il 3 settembre a Capracotta, in occasione di un evento religioso che richiama numerosi emigrati molisani. A seguire ci si immergerà nell’intera regione lanciando messaggi e progetti che ridestino il senso della democrazia che parte dal basso. I progetti di “Molise Comunità”, saranno sostenuti  con la raccolta fondi tra la nostra gente chiamata a partecipare alla individuazione e alla realizzazione dei progetti.☺

 le.leone@tiscali.it

 

eoc

eoc