Chissà cosa c’è dietro: non esiste espressione più malevola e – ahinoi – più diffusa nel nostro parlare e “pensare” quotidiano! Siamo quasi tutti portati ad assumere un atteggiamento di “diffidenza” rispetto a ciò che ci viene “venduto” ad ogni livello, soprattutto nella comunicazione; un atteggiamento imposto dai tempi bui che stiamo vivendo, indotto dalla assenza di prospettive o semplicemente costume tipico italiano, retaggio di una cultura incline alla delega, abituata, rassegnata ai favoritismi.
È in questo contesto che mi sembra possa rientrare il vocabolo inglese ghostwriter [pronuncia: gost-raiter]. Il termine è composto: writer [pronuncia: raiter], sostantivo derivante dal verbo write [pronuncia: rait], scrivere, segue il sostantivo ghost [pronuncia: gost], in italiano “fantasma”, posto qui in posizione di aggettivo.
“Scrittore fantasma”: chi è costui?
La risposta è apparentemente semplice: colui o colei che “scrive” al posto di un altro/a. Nulla di strano se si trattasse di semplice soccorso o – mi si passi l’ espressione – beneficenza: aiutare ad esprimersi, scegliere le parole adatte per affermare ciò cui si tiene… Siamo invece di fronte ad una vera e propria attività imprenditoriale, un “affare” redditizio che asservisce, dietro non sempre lauto compenso, quelle persone con una particolare dote per la comunicazione e la scrittura: questi veri “talenti” scrivono, compongono per conto di altre persone, solitamente nomi di grido nel mondo patinato dello spettacolo, della televisione o dello sport – e non solo – i quali poi semplicemente “firmano” – senza esserne stati gli autori – biografie, racconti, confessioni, che divengono pubblicazioni tra le più vendute.
Scrittori e scrittrici fantasma, manovalanza sottopagata costretta a restare nell’ombra perché il proprio talento non è riconosciuto da nessuno, la loro intelligenza mortificata, la loro condizione sottoposta all’istituto della raccomandazione che impedisce loro di emergere. Come afferma in rete una di loro: “Il problema, con questo mestiere, è che implica per definizione l'essere "a scomparsa". Credo sia la professione più sommersa della galassia, proprio in virtù della sua invisibilità”.
Rientrano nella categoria, anche se ad un livello diverso, coloro che preparano i testi per i personaggi di spicco della vita pubblica: politici, amministratori, imprenditori, ecc. Questi “scrittori” non agiscono nell’ombra, non sono considerati “inesi- stenti”, bensì viene loro riconosciuta la dote di saper cogliere temi e parole per una comunicazione efficace; contribuiscono non soltanto al successo ma anche alla buona riuscita degli incarichi grazie alle strategie comunicative messe in campo: ne sono esempio i toccanti discorsi del presidente americano Barak Obama che sono stati spesso composti da un ghostwriter che lo ha seguito per diversi anni e lo ha aiutato anche nella recente campagna elettorale che lo ha visto tornare alla Casa Bianca con un secondo mandato presidenziale.
Chissà cosa c’è dietro! E non sono soltanto parole come fantasmi, ombre, incognito, che sembrano non appartenere all’esperienza reale e che invece descrivono una realtà che non si riesce a definire, come fosse qualcosa che sfugge alla nostra percezione! L’esito delle recenti elezioni politiche sembra comunicarci proprio questa sensazione. Con il voto di protesta si è voluto cercare di smascherare gli apparati, rendere visibili i luoghi del potere, permettere alle persone di guardare al di là delle apparenze: un segnale incoraggiante che però non deve limitarsi alla critica sterile, alla contestazione fine a se stessa, alla elencazione vuota di ciò che non va.
L’abitudine alla “diffidenza”, a cercare cosa c’è dietro, rappresenta una fase della nostra esperienza di cittadini consapevoli. Una lettura attenta della realtà deve saper anche spostare l’obiettivo, deve tendere ad altre mete. Chissà cosa c’è davanti!☺
dario.carlone@tiscali.it
Chissà cosa c’è dietro: non esiste espressione più malevola e – ahinoi – più diffusa nel nostro parlare e “pensare” quotidiano! Siamo quasi tutti portati ad assumere un atteggiamento di “diffidenza” rispetto a ciò che ci viene “venduto” ad ogni livello, soprattutto nella comunicazione; un atteggiamento imposto dai tempi bui che stiamo vivendo, indotto dalla assenza di prospettive o semplicemente costume tipico italiano, retaggio di una cultura incline alla delega, abituata, rassegnata ai favoritismi.
È in questo contesto che mi sembra possa rientrare il vocabolo inglese ghostwriter [pronuncia: gost-raiter]. Il termine è composto: writer [pronuncia: raiter], sostantivo derivante dal verbo write [pronuncia: rait], scrivere, segue il sostantivo ghost [pronuncia: gost], in italiano “fantasma”, posto qui in posizione di aggettivo.
“Scrittore fantasma”: chi è costui?
La risposta è apparentemente semplice: colui o colei che “scrive” al posto di un altro/a. Nulla di strano se si trattasse di semplice soccorso o – mi si passi l’ espressione – beneficenza: aiutare ad esprimersi, scegliere le parole adatte per affermare ciò cui si tiene… Siamo invece di fronte ad una vera e propria attività imprenditoriale, un “affare” redditizio che asservisce, dietro non sempre lauto compenso, quelle persone con una particolare dote per la comunicazione e la scrittura: questi veri “talenti” scrivono, compongono per conto di altre persone, solitamente nomi di grido nel mondo patinato dello spettacolo, della televisione o dello sport – e non solo – i quali poi semplicemente “firmano” – senza esserne stati gli autori – biografie, racconti, confessioni, che divengono pubblicazioni tra le più vendute.
Scrittori e scrittrici fantasma, manovalanza sottopagata costretta a restare nell’ombra perché il proprio talento non è riconosciuto da nessuno, la loro intelligenza mortificata, la loro condizione sottoposta all’istituto della raccomandazione che impedisce loro di emergere. Come afferma in rete una di loro: “Il problema, con questo mestiere, è che implica per definizione l'essere "a scomparsa". Credo sia la professione più sommersa della galassia, proprio in virtù della sua invisibilità”.
Rientrano nella categoria, anche se ad un livello diverso, coloro che preparano i testi per i personaggi di spicco della vita pubblica: politici, amministratori, imprenditori, ecc. Questi “scrittori” non agiscono nell’ombra, non sono considerati “inesi- stenti”, bensì viene loro riconosciuta la dote di saper cogliere temi e parole per una comunicazione efficace; contribuiscono non soltanto al successo ma anche alla buona riuscita degli incarichi grazie alle strategie comunicative messe in campo: ne sono esempio i toccanti discorsi del presidente americano Barak Obama che sono stati spesso composti da un ghostwriter che lo ha seguito per diversi anni e lo ha aiutato anche nella recente campagna elettorale che lo ha visto tornare alla Casa Bianca con un secondo mandato presidenziale.
Chissà cosa c’è dietro! E non sono soltanto parole come fantasmi, ombre, incognito, che sembrano non appartenere all’esperienza reale e che invece descrivono una realtà che non si riesce a definire, come fosse qualcosa che sfugge alla nostra percezione! L’esito delle recenti elezioni politiche sembra comunicarci proprio questa sensazione. Con il voto di protesta si è voluto cercare di smascherare gli apparati, rendere visibili i luoghi del potere, permettere alle persone di guardare al di là delle apparenze: un segnale incoraggiante che però non deve limitarsi alla critica sterile, alla contestazione fine a se stessa, alla elencazione vuota di ciò che non va.
L’abitudine alla “diffidenza”, a cercare cosa c’è dietro, rappresenta una fase della nostra esperienza di cittadini consapevoli. Una lettura attenta della realtà deve saper anche spostare l’obiettivo, deve tendere ad altre mete. Chissà cosa c’è davanti!☺
Chissà cosa c’è dietro: non esiste espressione più malevola e – ahinoi – più diffusa nel nostro parlare e “pensare” quotidiano! Siamo quasi tutti portati ad assumere un atteggiamento di “diffidenza” rispetto a ciò che ci viene “venduto” ad ogni livello, soprattutto nella comunicazione; un atteggiamento imposto dai tempi bui che stiamo vivendo, indotto dalla assenza di prospettive o semplicemente costume tipico italiano, retaggio di una cultura incline alla delega, abituata, rassegnata ai favoritismi.
È in questo contesto che mi sembra possa rientrare il vocabolo inglese ghostwriter [pronuncia: gost-raiter]. Il termine è composto: writer [pronuncia: raiter], sostantivo derivante dal verbo write [pronuncia: rait], scrivere, segue il sostantivo ghost [pronuncia: gost], in italiano “fantasma”, posto qui in posizione di aggettivo.
“Scrittore fantasma”: chi è costui?
La risposta è apparentemente semplice: colui o colei che “scrive” al posto di un altro/a. Nulla di strano se si trattasse di semplice soccorso o – mi si passi l’ espressione – beneficenza: aiutare ad esprimersi, scegliere le parole adatte per affermare ciò cui si tiene… Siamo invece di fronte ad una vera e propria attività imprenditoriale, un “affare” redditizio che asservisce, dietro non sempre lauto compenso, quelle persone con una particolare dote per la comunicazione e la scrittura: questi veri “talenti” scrivono, compongono per conto di altre persone, solitamente nomi di grido nel mondo patinato dello spettacolo, della televisione o dello sport – e non solo – i quali poi semplicemente “firmano” – senza esserne stati gli autori – biografie, racconti, confessioni, che divengono pubblicazioni tra le più vendute.
Scrittori e scrittrici fantasma, manovalanza sottopagata costretta a restare nell’ombra perché il proprio talento non è riconosciuto da nessuno, la loro intelligenza mortificata, la loro condizione sottoposta all’istituto della raccomandazione che impedisce loro di emergere. Come afferma in rete una di loro: “Il problema, con questo mestiere, è che implica per definizione l'essere "a scomparsa". Credo sia la professione più sommersa della galassia, proprio in virtù della sua invisibilità”.
Rientrano nella categoria, anche se ad un livello diverso, coloro che preparano i testi per i personaggi di spicco della vita pubblica: politici, amministratori, imprenditori, ecc. Questi “scrittori” non agiscono nell’ombra, non sono considerati “inesi- stenti”, bensì viene loro riconosciuta la dote di saper cogliere temi e parole per una comunicazione efficace; contribuiscono non soltanto al successo ma anche alla buona riuscita degli incarichi grazie alle strategie comunicative messe in campo: ne sono esempio i toccanti discorsi del presidente americano Barak Obama che sono stati spesso composti da un ghostwriter che lo ha seguito per diversi anni e lo ha aiutato anche nella recente campagna elettorale che lo ha visto tornare alla Casa Bianca con un secondo mandato presidenziale.
Chissà cosa c’è dietro! E non sono soltanto parole come fantasmi, ombre, incognito, che sembrano non appartenere all’esperienza reale e che invece descrivono una realtà che non si riesce a definire, come fosse qualcosa che sfugge alla nostra percezione! L’esito delle recenti elezioni politiche sembra comunicarci proprio questa sensazione. Con il voto di protesta si è voluto cercare di smascherare gli apparati, rendere visibili i luoghi del potere, permettere alle persone di guardare al di là delle apparenze: un segnale incoraggiante che però non deve limitarsi alla critica sterile, alla contestazione fine a se stessa, alla elencazione vuota di ciò che non va.
L’abitudine alla “diffidenza”, a cercare cosa c’è dietro, rappresenta una fase della nostra esperienza di cittadini consapevoli. Una lettura attenta della realtà deve saper anche spostare l’obiettivo, deve tendere ad altre mete. Chissà cosa c’è davanti!☺
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