Cambiamento necessario
7 Giugno 2014 Share

Cambiamento necessario

Renzi ha ottenuto uno straordinario risultato ed è bene interrogarsi con serietà sulle ragioni di questa vittoria e sulle prospettive che si aprono. Il rischio grande è quello di prendere lucciole per lanterne e di scambiare la vittoria di una difficile battaglia come la vittoria della battaglia finale. Le cose  non stanno così e la strada è lunga e difficile, comunque queste elezioni smentiscono un luogo comune al quale in molti ci eravamo rassegnati, ovvero la inesorabile decadenza del sistema sociale ed economico accompagnato dalla rabbia cieca di gran parte degli italiani. La decadenza è tutta dinnanzi a noi, ma dentro la crisi profonda del sistema, questa è il segnale forte di queste elezioni: nel senso comune di una parte importante degli italiani resiste ancora la speranza di un possibile cambiamento. Renzi ha avuto l’abilità di coniugare la sua fama di “rottamatore” del vecchio sistema politico e sindacale con la speranza di un futuro e di un’Italia  migliore. Questo binomio è stato il messaggio decisivo che ha spinto il Pd oltre il 40%. Ma siamo solo all’inizio di una tappa di montagna molto difficile.

Sono state elezioni molto aspre e non poteva essere diversamente. In molti si sono lamentati di un galateo perduto, di toni troppi alti, degli insulti di Grillo, delle minacce  e di tanto altro. È un lamento che si può condividere, anche perché dietro certe goliardie e villanie si sente uno sgradevole sapore antico. Sembrava talvolta di essere dentro il clima di Amarcord, uno dei gioielli di Fellini. Ma se andiamo oltre il fastidio e l’irritazione che ci viene dalle provocazioni di Grillo, dei grillini, dei leghisti e della destra della Meloni e guardiamo alla profondità dei processi, allora si può vedere ciò che per troppo tempo si è voluto negare. L’Italia è il punto avanzato di una crisi che investe l’insieme dell’Europa e dell’ Occidente e gli italiani che per primi scoprirono il fascismo, con la loro sensibilità levantina e creativa hanno sulla propria pelle prima di altri capito che qualcosa di drammaticamente serio era cambiato nel corso di quest’ultimi decenni. Berlusconi è stato il primo interprete di questo sommovimento delle viscere e del corporativismo italiano. Finito il cavaliere, Grillo ne è  diventato l’erede naturale. I due dicono e agitano proposte, parole d’ordini per molti versi opposte, ma tutti e due hanno accarezzato il pelo degli italiani assecondandone gli istinti più qualunquisti e gli interessi più corporativi. Tutti e due se la prendono con il tedesco, con l’immigrato, con Equitalia, con i partiti, con il parlamento, con l’ Europa, mancano solo gli ebrei e gli omosessuali. Anzi no, perché Grillo a suo modo è riuscito a fare un po’ di goliardia anche su Hitler e gli stessi ebrei. Il quesito elementare che la grande sinistra per stupidità e per opportunismo ha rimosso in questi anni è tanto semplice, quanto difficile da affrontare. Perché posizioni così rozze, così provocatorie, così impolitiche hanno avuto tanto successo?

È la paura ciò che agita nel fondo la società italiana ed europea, la paura della decadenza sociale, la paura di un futuro vuoto di prospettive. È una paura comprensibile, se solo riflettiamo allo straordinario spostamento di risorse, di ricchezze e di potere che vi è stato da Occidente verso Oriente. La globalizzazione è stata una straordinaria rivoluzione che ha cambiato tutto, nella sua ultima evoluzione il capitalismo ha rotto il cordone ombelicale con le terre che l’avevano inventato. Per l’ Occidente è stata la perdita della primogenitura, di un privilegio conquistato nei secoli con le armi e con l’economia, sono questi processi profondi che stanno scuotendo le nostre società europee e democrazie storiche come quella francese e inglese.  Per questo la vittoria di Renzi in Italia è uno straordinario segnale della volontà positiva, della speranza di una parte importante della società italiana, ma questa vittoria per non essere una vittoria di Pirro deve aprire le porte a un cambiamento radicale in Italia e in Europa.

Si apre una partita di grande valore strategico, ma dobbiamo essere consapevoli e dalla Francia ci viene un monito molto forte che se rapidamente le cose non dovessero cambiare, allora quella che è una grave crisi economica si trasformerebbe in una crisi profonda della nostra civiltà democratica.☺

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