cambiare si può    di Michele Petraroia
30 Marzo 2013 Share

cambiare si può di Michele Petraroia

 

La primavera ci ha regalato la semplicità di Papa Francesco, la generosità di Laura Boldrini e la lealtà di Pietro Grasso. Non mancano le nuvole nere all’orizzonte ma il tratto comune di questi eventi è che non c’è nulla di immutabile e che non è scritto in nessuna pagina di storia che il pessimismo aiuta il cambiamento. Se ciascun cittadino si adopera per il bene comune con onestà, abnegazione e passione civile, la società può evolvere in meglio, riscoprendo il sapore della reciprocità, il gusto della solidarietà, la bellezza dell’uguaglianza e l’attualità della giustizia sociale.

Il Molise è terra di conservazione che non ama le innovazioni in nessun campo, i progressisti hanno sempre accumulato amarezze e raramente si sono trovati col vento alle spalle. Difficile che qualcuno ricordi con cognizione le preziose eccezioni di figure splendide come Libero Serafini, Domenico De Gennaro, Tito Barbieri, Arturo Giovannitti, Nicola Crapsi, Roberto Barberio, Mario Brusa Romagnoli, Gabriele Veneziale, Alberto Malorni, Donato Del Galdo o Mario Piscitelli. Troppo flebile la cultura della sinistra. E la sua frammentazione atavica in mille rivoli non le ha mai consentito di acquisire un ruolo egemone nella società molisana. Anche nelle vicende politiche più recenti i progressisti si sono divisi, scissi e atomizzati, disperdendo ogni massa critica di rilievo e condannandosi all’autoesclusione e alla marginalità istituzionale. Non discuto le ragioni dei singoli frammenti che si sono misurati alle ultime elezioni sparsi in una molteplicità di coalizioni e di liste, ma prendo atto che al di là delle motivazioni di ogni componente, partito o personalità, il risultato finale è che in consiglio regionale l’85% degli eletti non provengono da formazioni progressiste, socialiste o di sinistra. E poiché in politica il rapporto di forza tra schieramenti, culture e sensibilità sociali non è ininfluente sul programma di governo, sulle scelte strategiche e sulle priorità amministrative, non è difficile prevedere che la nuova legislatura si orienterà verso mutamenti radicali solo se i sindacati, la società civile, il volontariato e l’ associazionismo ambientalista si impegneranno con proposte, iniziative e dinamismo.

Per chiudere il lungo inverno che ha relegato il Molise in una palude acquitrinosa con mille drammi e poche certezze, occorre un’ampia mobilitazione popolare che reclami cambiamenti sostanziali di metodo e di merito, con tagli agli sprechi e provvedimenti in favore dei giovani, dei disoccupati, dei cassintegrati, degli esodati, delle fasce più deboli e dei ceti meno abbienti. Se in un sussulto di vitalità la sinistra politica e sociale si ricompone, organizza e attrezza, il vento che porta la primavera incontrerà meno ostacoli e sarà più semplice valorizzare i talenti, assumere per concorsi pubblici, eliminare i privilegi e le consulenze, sopprimere gli enti inutili e semplificare la macchina istituzionale. Questa è la speranza che ha spinto la parte storica dei progressisti molisani a confluire nell’alleanza di centro-sinistra, tenere le primarie, unire le forze, sconfiggere il PDL di Iorio, Vitagliano e Di Giacomo, e condividere da una posizione di maggioranza la responsabilità di fronteggiare le tante emergenze aperte con l’obbligo di riordinare la sanità, non indebolire la scuola pubblica, non far smantellare le politiche sociali e difendere il lavoro, i diritti dei non autosufficienti e la dignità dei migranti. Con questo spirito, pur consapevoli di agire nel periodo più buio dei sette anni di vacche magre, e non trascurando l’esito elettorale che ha rimaneggiato la sinistra, si tenterà di portare avanti un disegno riformatore in linea con le richieste di sobrietà, austerità ed efficacia, avanzate dai cittadini.

Un tale percorso potrà delinearsi con meno problematicità, e su terreni meno accidentati, se sarà sostenuto apertamente dalle comunità locali, dagli studenti, dalle associazioni antimafia, dalle organizzazioni imprenditoriali e dai movimenti di difesa dei diritti degli utenti, del lavoro, della cultura e dell’ambiente. In caso contrario si ripeterà la nemesi storica che vedrà naufragare questo tentativo a vantaggio dei tanti che resteranno seduti sulla sponda del fiume a fregarsi le mani in attesa che passi il cadavere dell’auspicato cambiamento politico. Al cospetto del possibile fallimento, costoro non avranno premura dei danni arrecati ai ceti popolari del Molise ma potranno enunciare il famoso motto nostrano di lasciare il mondo dove si trova perché è inutile provare a cambiarlo, o l’altro, più o meno similare, che l’acqua va sempre al mare e non serve deviarne il flusso.

Sono cosciente che le condizioni politiche di partenza non agevoleranno l’azione riformatrice della componente di sinistra all’interno della Regione, e pur sentendomi come d’autunno sugli alberi le foglie, ritengo doveroso adoperarmi nelle istituzioni in favore degli ultimi e dei più deboli con politiche, provvedimenti e delibere che invertano una tendenza antica. Meglio perdere combattendo che vincere da nichilista.☺

petraroia.michele@virgilio.it

 

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