Cani da guardia della democrazia
6 Febbraio 2019
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Cani da guardia della democrazia

Ho una grande affezione per i cani per il principio che “è meglio un cane amico che un amico cane”, tuttavia sono arciconvinto che nessun animale può valere quanto una persona umana. Ebbene se dalle coste libiche partissero barconi pieni di cani si solleverebbe un putiferio, noi per primi. Partono invece carrette piene di esseri umani e si lasciano in mare, magari con la segreta speranza che affondino, perché è meglio piangerli da morti e farci un bel servizio che occuparsene da vivi!

Vorremmo parlare di altro, e ci sarebbero molte cose di cui occuparsi, ma non possiamo tacere di questa autentica mattanza; alziamo la voce prima che l’assuefazione ci renda definitivamente insensibili. Abbiamo fatto la scelta di occuparci anzitutto dei più deboli e le persone in balia delle onde sono tra queste perché “in mare non ci sono taverne”. Tutti i giorni, anche in edizioni straordinarie, noi che facciamo informazione dovremmo levare la voce, gridare contro questo crimine. Le generazioni future ci giudicheranno con la stessa severità con cui noi oggi bolliamo i crimini nazisti, i lager, le stragi e, soprattutto, i silenzi complici. Non è questione di appartenenza politica ma esclusivamente di umanità. Non si può fare campagna elettorale sulla pelle delle persone.

Mi bruciano le parole di Giorgio Gaber che in Io se fossi Dio descrive fin troppo bene il nostro menefreghismo:

“Io se fossi Dio

maledirei davvero i giornalisti e specialmente tutti

che certamente non son brave persone

e dove cogli cogli sempre bene

compagni giornalisti avete troppa sete

e non sapete approfittare delle libertà che avete

avete ancora la libertà di pensare

ma quello non lo fate

e in cambio pretendete la libertà di scrivere

e di fotografare immagini geniali e interessanti

di presidenti solidali e di mamme piangenti

E in questa Italia piena di sgomento

come siete coraggiosi voi che vi buttate

senza tremare un momento

cannibali necrofili deamicisiani e astuti

e si direbbe proprio compiaciuti

voi vi buttate sul disastro umano

col gusto della lacrima in primo piano

sì vabbè lo ammetto la scomparsa dei fogli e della stampa

sarebbe forse una follia

ma io se fossi Dio

di fronte a tanta deficienza non avrei certo la superstizione della democrazia”.

L’informazione dovrebbe essere al servizio del bene comune, ponendo al centro la persona; dovrebbe essere finalizzata alla conoscenza dei problemi della comunità politica, con una chiara scelta di campo per fare le pulci al potere dominante; dovrebbe essere insomma il grimaldello per rompere ogni serratura che tenta di chiudere i portoni del palazzo. Essere di parte non significa essere faziosi ma cani da guardia della democrazia, non di chi paga meglio e vuole metterci il guinzaglio per farci abbaiare su comando. La Bibbia, con una parola che forse ci suona nuova o strana, ci invita alla “parresia”, cioè alla libertà di dire tutto, senza filtri, al coraggio di fare la verità, anche se ha un costo salato in amicizie, in denaro, in carriera. Aristotele, discepolo di Platone, non esita a dire: “sono amico di Platone, ma più amica mi è la verità” (amicus Plato, sed magis amica veritas).

Con la scelta di Maurizio Landini a segretario generale ci auguriamo che un sindacato come la CGIL torni sulle barricate in difesa dei lavoratori perché la persona umana – il suo sudore – vale infinitamente di più del prodotto da realizzare, del capitale investito. Potrebbe essere un segnale forte in difesa della persona, di ogni persona, qualunque sia il colore della pelle. Molto meno ci aspettiamo dal congresso del fu Partito Democratico. A corto di programmi e di coraggio di osare anche la probabile elezione di Nicola Zingaretti a segretario rischia di essere vanificata. Nel Molise, dove da sempre si annusa l’aria e si è filogovernativi a prescindere, i signori delle tessere già si sono riposizionati tutti e così quelli che ieri gridavano “viva Renzi” oggi senza il minimo rossore sono pronti a dire: “Renzi chi?”. E plaudono al candidato che ha tutta l’aria di essere il probabile vincitore. Il trasformismo è insito nella loro natura. Galleggiano sempre, con naturalezza, proprio come gli stronzi!

Se a livello nazionale ci si interroga su quale divisa indosserà il giorno dopo il ministro dell’Interno, come se fosse sempre carnevale, sottacendo su tutte le idiozie che spara a ritmo serrato, a livello regionale il governatore ha fatto appendere al chiodo la giacca con i galloni a tutti gli assessori, ha annusato le loro ascelle, ha fatto fare loro un giro di valzer e gliele ha fatto indossare di nuovo, a ognuno la sua, come se nulla fosse, senza la minima contestazione di merito, solo per sentirsi importante, o meglio il domatore del circo. E chi se ne frega che la regione vada a puttane! Intanto l’informazione tace o parla di facezie, per timore di non partecipare all’annuale spartizione del porco! Da cane da guardia della democrazia continuerà ad essere cane da riporto, abbaiando su comando nelle pagine dei giornali, nei servizi televisivi e nelle cronache radiofoniche, attenta solo ad agguantare almeno un osso, quando il padrone si degnerà di elargire qualche soldo.

Come possiamo dormire sonni tranquilli, quando abbiamo il dovere di dare fuoco alle polveri della ribellione per costruire un nuovo umanesimo?☺

 

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