di lei
21 Marzo 2010 Share

di lei

 

Di lei,

la luce totale

il colore solare

nei jeans anneriti.

 

E i capelli,

sì, i capelli di grano

negli occhi di onde verdi azzurre

che fluttuavano incerti e fissi,

in notti oscure

sola, coi libri sottobraccio.

 

Di lei,

non una sola frase

compiuta, ma ognuna nel germoglio spezzata

e l’immagine ancestrale

della gamba malata, levata dalla sedia arancione:

gettata dal balcone.

 

I segni sui muri

di libertà e morte

selvaggiamente mescolati

segni antichi di sanscrito

che non aveva compreso, ma amato

o forse sì, forse selvaggiamente compresi…

 

Di lei,

i ceffoni mancati

le parole trattenute

le minacce le offese

le braccia slegate

i fiori appassiti e le urla paterne, nella notte attardate

tra le mura indifferenti, sempre sporche.

 

I fuggitivi ritorni nella casa, a riafferrarla:

nuovamente a raccoglierne

il fiore verginale, tra le sue mani mai sbocciato.

A scartare quei muri imbiancati, ora puliti

di finto splendore.

Nella casa – dove solo di scorcio era stata amata,

e ove lei, se n’era andata –

a rubare, la sua immagine sublime.

 

Chi la ricordava, non sapeva dove fosse quel giorno

non ricordò più, ove fosse.

 

Ma seppe, di nitida visione

della presa risoluta, alla grondaia dell’acqua

mentre guardava, fiera d’esser nel giusto

l’ultimo suo, amato ceruleo cielo… di lei.

 

La Bellezza mai ritrovata

il salto nel vuoto, caparbio

senz’urlo, né gemito.

Il tonfo – violentemente proiettato dal basso in alto –

dal palazzo di periferia

nell’accasciata sera estiva:

– eppure di simile quiete

rimandano a volte i laghi tra i boschi –

il silenzio agghiacciante

– come la risonanza di una goccia cadente

nella tinozza piena, di cantine desolate –

e sull’asfalto conosciuto

nel breve tempo che venne,

il sangue ritrovato.

 

Di lei,

il solo unico abbraccio

e un maglione dallo scollo sciupato

sopra i morbidi seni

che consolarono un pianto.

 

Da Il salto caparbio, A.A.L.T. Edizioni, Firenze, 1997

 

La storia di un dramma personale è il tema di questa poesia ispirata dal suicidio di un’adolescente, una cara amica dell’autrice che non ha saputo o potuto prevedere. Nelle parole la Bufano coagula il nodo di un conflitto che, nel confronto con la scrittura, trova un’es- pressione formata nelle linee e nei contenuti, uno strumento di affermazione contro l’annullamento esistenziale. Lo spazio del cuore raccoglie pietoso il silenzio di quel grido inascoltato e imploso nell’esperienza tutta solitaria e singolare della giovane donna.

Ogni dramma, ogni perdita, va sempre oltre il caso di chi ne è stato vittima direttamente.

Esso riguarda chi lo ha condiviso per vicinanza, ma tocca anche ognuno di noi che, oltre al sentimento del dolore e della perdita, dobbiamo portare il peso e la responsabilità di ciò che è ineluttabilmente  avvenuto e soprattutto non si deve dimenticare.

Lisa Rizzoli

lisarizzoli@aliceposta.it

 

eoc

eoc