abusivismo e tracotanza
22 Marzo 2010 Share

abusivismo e tracotanza

 

Verso la fine dell’anno 2008 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di due leggi, approvate dal Consiglio Regionale del Molise a maggio e a settembre del   2006.

 Le leggi in questione riguardano la disciplina delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo e di zone di mare territoriale. È appena il caso di dire che la Regione Molise, governata dalla destra ormai da sette anni, non è nuova a incidenti di questo tipo: basti ricordare la legge sull’istituzione del sottosegretario alla presidenza della Giunta, fortemente voluta dal Presidente Iorio, che ha avuto identico destino. Questa volta invece non si è trattato di un provvedimento ad personam, ma di due disposizioni legislative che, in deroga a criteri fissati dal codice civile e dal codice della navigazione, sottraggono il lido del mare e la spiaggia di una determinata area ai beni appartenenti al demanio marittimo. Per capire con quali modalità le istituzioni difendono gli interessi pubblici in questa Regione è necessario ripartire dalla vicenda del sequestro preventivo, disposto dal Gip del Tribunale di Larino, operato su  alcuni immobili situati nella zona di Rio Vivo a Termoli, in accoglimento della richiesta della locale Procura della Repubblica, che ha contestato ai proprietari dei detti fabbricati il reato di abusiva occupazione di spazio del demanio marittimo. Dagli atti giudiziari risulta che il caso interessa un ampio contesto che riguarda un rilevante settore dell’abitato di Termoli, edificato in corrispondenza della fascia costiera. La vicenda  appare alquanto paradossale; gli abitanti della zona di Rio Vivo asseriscono di essere i legittimi proprietari delle aree su cui insistono i loro fabbricati e a dimostrazione di tutto ciò forniscono certificati catastali e atti notarili; i magistrati della  Procura della Repubblica di Larino, il Gip dello stesso Tribunale i giudici del Tribunale del riesame di Campobasso sono invece convinti che le spiagge, i lidi e le coste concorrono a costituire il demanio marittimo, detto anche demanio naturale  in quanto derivante direttamente dalle caratteristiche del bene, e, per questo motivo in attesa del giudizio, hanno disposto il sequestro preventivo degli immobili.

A prima vista la vicenda potrebbe apparire come la rappresentazione di una normale contesa giudiziaria fra rappresentanti dell’accusa e della difesa, i quali per ben due volte hanno chiesto alla  Corte di Cassazione di occuparsi di fatti bassomolisani, senza peraltro venirne a capo. Ma, proprio tra il primo e il secondo pronunciamento della Corte Suprema, dal paradosso si passa al grottesco; il Consiglio Regionale del Molise decide di scendere in campo a fianco dei cittadini termolesi, perseguitati dai soliti giudici impiccioni e forse anche comunisti. Approvando non uno ma due provvedimenti, i legislatori molisani hanno stabilito che la costa molisana, a sud di Termoli, non appartiene al demanio marittimo. In Molise non è più il mare a disegnare la costa, la spiaggia, il lido, ma gli uomini. Non è un caso che l’unto dal Signore venga eletto proprio qui, in questa regione. I cittadini normali, quelli che vanno a lavorare e pagano le tasse, si sarebbero aspettati una strenua difesa degli interessi pubblici e non una svendita o, peggio ancora, un regalo agli interessi privati. I legislatori paesani dovrebbero sapere che quando lo Stato vende un bene non fa altro che intascare delle tasse, quando invece lo regala consente a chi lo riceve un’evasione delle stesse, sia quando regala il lido del mare di Termoli, che quando svende Alitalia. Purtroppo, per i giuristi che le hanno concepite, le due leggi censurate dalla Consulta sono servite unicamente a dimostrare, con estrema  chiarezza che le aree interessate dai detti provvedimenti erano e restano beni del demanio marittimo, che hanno tuttavia bisogno di un provvedimento amministrativo o legislativo per essere sdemanializzate, sempre che questo provvedimento venga assunto dall’autorità competente che, nel caso di cui si tratta, non è la Regione, ma il Governo o il Parlamento.

Non sempre la tracotanza paga! Questo è uno dei casi in cui i pifferai di montagna sono andati per suonare e invece sono stati suonati. Ai rappresentanti istituzionali, ormai recidivi, consigliamo di affidarsi, per l’elabora- zione di provvedimenti legislativi, non a degli azzeccagarbugli, sempre pronti a sostenere tutto e il contrario di tutto, ma agli esperti interni della regione perché, spesso, sono più bravi e quasi sempre sono meno costosi dei consulenti esterni. Alla stampa regionale che non ha speso un solo rigo d’inchiostro per questa vicenda consigliamo di essere più attenta agli interessi dei cittadini che a quelli dei politici.☺

 

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