Dopo tredici anni
30 Novembre 2015
laFonteTV (3191 articles)
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Dopo tredici anni

Dopo tredici anni, un bambino delle elementari diventa adulto; un adolescente si laurea; un giovane dà il meglio di se stesso, si realizza, mette a frutto tutte le sue capacità; un uomo maturo va in pensione. In buona sostanza, dopo tredici anni ognuno di loro, volente o nolente, cambia stile e modello di vita.

Nella nostra regione siamo riusciti a rimanere fermi senza diventare qualcos’altro. Dal 31/10/2002 ad oggi, nulla è cambiato. Eravamo terremotati e siamo rimasti terremotati. La nostra comunità regionale costituita da una piccola città, due grossi paesoni e 133 piccoli comuni, non è riuscita, in questi tredici anni, a dimostrare di essere viva. Il capoluogo, diventato in questi anni solo più caotico, non ha mai acquisito nessuno dei pregi che una città a misura d’uomo offre in termini culturali, sociali e politici. I due paesoni hanno perso ciò che di buono possedevano: la vita genuina, generosa e solidale del paese, la cosiddetta “paesanità”. Ai piccoli comuni, belli, ordinati, puliti, manca purtroppo l’odore del mercato, il baccano dei bambini, il rumore di chi torna dal lavoro nei campi, la quiete di chi sta riposando. Se solo i nostri politici venissero a farci visita, ogni tanto, toccherebbero con mano la drammaticità della situazione nelle zone del terremoto e non solo lì. I dati catastrofici forniti dalla SVIMEZ sul Molise e sul Mezzogiorno non rappresentano a pieno la tragedia di questi luoghi che, oltre ad essere stati colpiti dal terremoto prima e dalla crisi globale poi, hanno anche avuto la sfortuna di essere stati affidati alle cure di Iorio prima e di Frattura poi. Il tempo, quale variabile indipendente dello scorrere della vita, ha connotato l’intero agire della classe dirigente molisana a volte solo svogliata e inetta, a volte tracotante, vendicativa e bugiarda.

Dopo tredici anni e ingenti quantità di denaro “consumato”, non si è ancora in grado di fornire ai cittadini l’elenco delle spese occorse per la prima emergenza e per la parziale ricostruzione. Ogni anno si celebra la giornata in ricordo delle vittime di quella tragedia, si chiacchiera di tutto, ma nessuno sa esattamente quanti soldi sono arrivati al Molise per il “terremoto”- il dato pare sia sconosciuto persino a chi tiene i cordoni della borsa. In circa dieci anni di gestione commissariale, vale a dire senza controllo alcuno, Iorio è riuscito a spendere circa 1,2 miliardi di euro per la sola ricostruzione, oltre ad altri 600 milioni per la ripresa produttiva delle zone colpite dal sisma, con il pessimo risultato: ricostruzione poca, sviluppo zero. Come sia stato usato questo fiume di soldi è tuttora un mistero e cosa ne sia stato delle oltre cinquemila unità abitative incluse nella classe “A” non è dato sapere. Di certo sappiamo che circa la metà dei terremotati aventi gli stessi diritti dell’altra, non è stata trattata allo stesso modo. Così come sappiamo che a pagare per il risarcimento a favore delle vittime di San Giuliano non sono, come vuole la sentenza, i condannati, ma gli stessi terremotati con i fondi destinati alla ricostruzione.

Lo spartiacque è segnato dalla cosiddetta rimodulazione degli interventi cantierabili, elaborata secondo il principio tutto italiano di “chi tardi arriva male alloggia”. I soldi stanziati per la sola classe”A” con la citatissima delibera CIPE del 2011 non sono più sufficienti, non si sa il perché, a coprire il danno stimato dalla Protezione Civile e così si arriva alla grande “genialata”: invece di attribuire il contributo Statale sulla base del danno certificato dai progetti esecutivi approvati secondo la normativa vigente, con atto d’imperio, privo di un qualsivoglia sostegno normativo, si rinvia, per la valutazione del danno, alle perizie di stima, quasi sempre redatte sulla base di certificazioni catastali non rispondenti alla realtà. È diventato ormai un classico: siccome non ho soldi, ti do la metà di quanto ti devo, un bonus, un tantum che ricorda tanto quello ideato da un grullo venuto da Firenze. A questo si aggiunga che per le restanti classi di priorità B-C-D-E, edilizia privata, per le quali la Protezione Civile ha stimato un danno valutato in 1,6 miliardi di euro, non è stata mai fatta richiesta di fondi aggiuntivi al governo nazionale pur trattandosi di danni provocati dallo stesso terremoto.

Oltre alla trovata della rimodulazione, il presidente Frattura in questi trenta mesi di duro lavoro, ci ha fatto dono di altre tre pensate: il pagamento diretto alle imprese di quanto dovuto per i lavori della ricostruzione, senza passare per i Comuni, evidentemente “troppo lenti” in questo particolare adempimento; la modifica della legge istitutiva dell’Agenzia Regionale della Protezione Civile, per la quale cercasi direttore anche usato; la richiesta di incremento del 3% dell’assistenza tecnica, per consentire alla struttura di tirare a campare; per ognuna delle “pensate” è stata indetta opportuna conferenza stampa. Invero, ad essere onesti, non si può sottacere che negli oltre due anni dell’Era Frattura, sono stati liquidati, a favore delle imprese e dei tecnici interessati, circa 81 milioni di euro che, rispetto ai miliardi sperperati da Iorio, sono noccioline. Di questo passo la ricostruzione della sola classe “A” sarà completata entro il 2022, alla faccia di chi dice che i soldi della delibera CIPE devono essere spesi entro il 31/12/2018. ☺

 

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