Effimera bellezza
13 Novembre 2017
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Effimera bellezza

All’anemone, fiore di brevissima durata, sin dall’antichità viene associata una immagine funerea, proprio a causa della sua vita effimera. Gli Etruschi erano soliti per questo coltivarlo intorno alle tombe. Una famosa leggenda tramandata dallo scrittore latino Ovidio racconta dell’amore di Venere per il giovane Adone, ucciso da un cinghiale durante una caccia, e di come dal suo sangue sarebbe nato l’anemone, un fiore fragile e dalla vita breve, il cui nome deriverebbe dal greco ánemos, che significa “vento”. Per spiegare l’origine del nome e del genere di una delle specie più diffuse, l’anemone nemorosa, alcuni menzionano anche la parola latina anima = “soffio vitale”, sempre per la breve vita dei suoi fiori. Altri ancora riconducono il nome del genere al fiume Anemo che scorre presso Ravenna, dove pare che gli antichi avessero scoperto questo fiore per la prima volta. Il nome della specie invece deriva dal latino nemus = “bosco”, con evidente riferimento al suo habitat.

L’anemone nemorosa, nota anche come anemone dei boschi, predilige infatti terreni moderatamente umidi e freschi, e fiorisce nei sottoboschi e nelle radure ombrose, dove in primavera si lascia facilmente individuare per il colore dei fiori, che possono essere bianchi, bluastri o rosa. Alla sera, o quando c’è minaccia di pioggia, inclina i suoi fiori verso terra, mentre i petali esterni si avvicinano a forma di cupola per proteggere gli stami e i pistilli per la propagazione della specie. Appartenente alla famiglia delle Ranuncolacee, l’anemone è una piccola pianta erbacea perenne che non supera i 30 cm di altezza. In Italia è comune nelle regioni settentrionali e centrali, e cresce fino a 1600 m; è meno diffuso nel Mezzogiorno, dove la sua presenza è limitata ai rilievi appenninici.

Per scopi medicinali viene usata tutta la pianta e raccolta prima della fioritura. Contiene la protoanemonina, un alcaloide velenoso, per cui, un tempo, veniva usata solamente nelle malattie reumatiche e per i dolori articolari. Contiene anche saponine tossiche, la cui presenza sconsiglia qualsiasi uso domestico, soprattutto alimentare. Oltre ad essere urticante per l’uomo è anche velenosa per il bestiame, e l’estratto di questa pianta veniva utilizzato sulle punte delle frecce per renderle mortali durante la caccia.

Nel linguaggio dei fiori, chi regala un anemone vuole esprimere il proprio senso di abbandono o di amore tradito. Un altro racconto mitologico evoca infatti la figura di Anemone, una bellissima ninfa alla corte di Chloris, la dea dei fiori. Zefiro e Borea (o Tramontana), due venti, si innamorarono della sua bellezza, ma Chloris, ingelosita e indispettita, la punì mutandola in un fiore costretto ad aprirsi quando soffia il vento. Il precoce schiudersi a cui è condannato l’anemone fa disperdere nell’aria i suoi fragili petali. Dell’originaria bellezza non resta che il ricordo di un anemone ormai appassito, ridotto ad uno stelo. Inoltre nell’antica Grecia si celebravano all’inizio della primavera le Adonie, che rievocavano l’unione di Adone e Venere ma anche la loro improvvisa separazione. Così, in tutte le culture, in passato come al giorno d’oggi, per via della sua fragilità e della sua delicatezza, l’anemone è sempre stato considerato il simbolo, oltre che dell’abbandono, della brevità delle gioie d’amore e dell’instabilità dei sentimenti.☺

 

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