gabbie salariali
1 Marzo 2010 Share

gabbie salariali

 

Salvo molto probabili e repentine smentite, a cui siamo abituati da quasi vent’anni, eccoci presentato il conto dal Cavalier cortese e dai suoi compari leghisti. Pare che, scoprendo l’acqua calda, i laboriosi bovari padani abbiano appurato che il costo della vita al sud sia inferiore a quella delle lande varesotte, della serenissima veneta e delle valli bergamasche. Da qui l’idea di “agganciare i salari al costo della vita”! Ma come, e il libero mercato? Ciò che vale per il prezzo di merci e servizi non vale per il lavoro? Non erano loro i liberisti per eccellenza, gli assertori del libero mercato quale panacea di tutti i mali nonché migliore dei mondi possibili, secondo i quali lo stato non deve interferire con l’economia di mercato, capace di autoregolarsi e di far felice tutti?

La Lega Nord, che ha già dato un duro colpo all’equità sociale e territoriale con il tanto osannato Federalismo Fiscale e che si è opposta, giustamente, alla riedizione della divora-pecunia Cassa per il Mezzogiorno, dimentica però che gran parte della torta, nella prima e lunga edizione, la arraffarono i gloriosi e competitivi imprenditori nordici, vuol provare ora a farci diventare la colonia dei padani, il serbatoio di braccia a buon mercato, i plebei italici del terzo millennio. La risposta, che nessuno dei sudisti movimentisti autonomisti ha saputo dare, è tutta in un dato ISTAT dei giorni scorsi: al nord il 60% delle donne ha un lavoro stabile e regolarmente retribuito, al sud tale percentuale si riduce al 30%. Ecco la risposta, semplice ed esaustiva: al sud le famiglie monoreddito sono ancora la stragrande maggioranza.

La colonizzazione del sud è già cominciata, o forse c’è sempre stata. Un esempio su tutti: il commercio. Da un po’ di anni assistiamo al proliferare di ipermercati a capitale nordico, quando non addirittura estero. Vendono di tutto, dalla carta igienica alle automobili e con la loro apertura sono scomparse migliaia di piccole attività commerciali esistenti da decenni. A detta dei manager di tali catene di distribuzione loro hanno portato “occupazione e convenienza per i consumatori”. Tutto falso! Loro distribuiscono stipendi da fame, il più delle volte part-time che non superano i 500 euro mensili; tali ipermercati sono macchine infernali studiate per spingere all’acquisto del superfluo e quasi mai a prezzi davvero convenienti. Di contro hanno provocato la chiusura di migliaia di piccole attività commerciali, spesso a conduzione familiare, che permettevano, esse sì, a migliaia di famiglie di vivere dignitosamente. Il vero risparmio per le famiglie è comprare il necessario, magari nel negozietto sotto casa, ed evitare l’accaparramento di carrelli di derrate alimentari che, almeno in parte, finiscono nella spazzatura. Quanti di noi possono vantarsi di non aver mai buttato alimenti ammuffiti o scaduti o sono stati costretti a consumare controvoglia alimenti vicini alla scadenza? Ecco dov’è il vero risparmio! Tutti predicano di consumare sempre di più per produrre sempre di più; io dico che dovremmo consumare meno, comprare il necessario ed evitare l’ “usa e getta”. Ne gioverebbe la nostra salute, il nostro portafogli e il pianeta che ci ospita che, è bene ricordarlo, non è nostro, l’abbiamo ereditato in ottimo stato dalle generazioni passate e dobbiamo lasciarlo nelle migliori condizioni possibili alle generazioni future.

E la chiesa che dice? Grande intuizione e scatto in avanti del Cardinal Bagnasco che, udite udite, prende posizione a proposito della vicenda escort (leggi: puttane di lusso), manifestando “rincrescimento e disapprovazione per certi comportamenti di personalità che non danno buon esempio e tanto meno esempio di virtù cristiana”. Bravo il Cardinal Bagnasco, ma qualsiasi persona di buon senso dovrebbe chiedergli: ma lei, Monsignore, tutto questo tempo, dove è stato? Da quasi vent’anni nessuno dei comportamenti tenuti dal Cavalier cortese ha avuto qualcosa di evangelico, a parte la sua discesa in campo in cui si è auto-annunciato come il nuovo messia. Sfoggio di potenza e ricchezza, continuo elogio del dio denaro, leggi per spernacchiare la Giustizia e integrità morale pari a quella di un biscazziere del Nevada. Più di recente: respingimento in mare dei disperati, galera per gli immigrati clandestini, ronde e militarizzazione delle città. Pare proprio che un tintinnìo di mutande sia l’unica cosa che riesce davvero a scuotere le sagrestie. Con buona pace per templi, mercanti, cammelli e crune di aghi.☺

terraecolle@gmail.com

 

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