gli amministratori e l'acqua di Antonio De Lellis | La Fonte TV
La Corte di Cassazione ha proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno. I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo). Il 20 luglio 2011 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i Decreti Presidenziali di abrogazione delle leggi oggetto dei referendum. I decreti hanno effetto a decorrere dal giorno successivo alla loro pubblicazione. Gli amministratori locali si impegnino immediatamente per applicare la volontà popolare. L’effetto immediato sta nel fatto che nessun Comune e/o Regione potrà dire ai propri cittadini che si è obbligati a privatizzare il servizio idrico integrato o gli altri servizi di pubblica utilità. Potranno, ma per libera scelta. E di conseguenza sottostare al giudizio della maggioranza dei cittadini i quali, votando, hanno chiesto che un processo irreversibile di privatizzazione, in itinere all’insaputa del popolo, “non s’ha da fare”. Ogni ente locale può decidere in virtù delle normative europee che prevedono la possibilità di dichiarare il servizio idrico integrato di interesse generale e privo di rilevanza economica e quindi non privatizzare. Certo, a questo punto, una legislazione nazionale che accolga le indicazioni dei cittadini e dichiari il servizio idrico integrato non gestibile da società private sarebbe auspicabile, ma non si farà perché i poteri forti sono dentro il Parlamento e nel Governo.
La vittoria dei Sì al secondo quesito consente, da subito, un risparmio effettivo del 7% della remunerazione del capitale investito con una incidenza su ogni bolletta che può arrivare anche fino al 20% in alcuni casi. Meno profitti sull’acqua e quindi meno interesse a gestire tali servizi da parte dei privati. Ma alcuni partiti politici, anche dell’opposizione come il PD, hanno proposto un disegno di legge per consentire all’interno della tariffa una voce chiamata “remunerazione degli investimenti industriali”, facendo entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Quindi, cittadini, poniamo attenzione a chi viene affidato il servizio (che non deve essere, come prima, obbligatoriamente un privato), ma soprattutto occhio alla tariffa che non dovrà recare più la voce “remunerazione del capitale investito”. I poteri forti non si arrendono e tentano, con il solito modo mistificatorio, di lucrare sulla sconfitta, distaccando i contatori ai poveri, dopo aver chiuso tutte le fontanelle e promuovendo addirittura un festival dell’acqua. Infatti, le società associate a Federutility organizzeranno il cosiddetto “Festival dell’acqua”, a loro dire, in continuità con il referendum. Una lettura che distorce la realtà che ha visto Federutility tra gli avversari più convinti della campagna referendaria per l'Acqua Bene Comune. Il Festival partirà da Genova e girerà tutta l'Italia, per portare dovunque il suo ingannevole messaggio pubblicitario: “il privato è vicino al cittadino”. Le società che fanno parte di Federutility gestiscono il Servizio idrico in Italia (e all'estero), oltre ad altri servizi come i rifiuti e l'energia; sono Società per Azioni di cui molte quotate in Borsa che nulla hanno a che vedere con la gestione pubblica dell'acqua essendo quelle che speculano e fanno profitti sull'acqua.
Il Comitato Referendario “2 Sì per l’acqua bene comune” denuncia l'impostazione del Festival, del tutto fuorviante rispetto all'esito referendario, da parte di Federutility. Il popolo dell’acqua nel frattempo si è incontrato a Roma ove alla presenza di quasi 500 partecipanti si è festeggiato, ma anche lavorato per portare a casa la vera vittoria: l’approvazione di una legge di iniziativa popolare che, con oltre 400.000 firme, giace in Parlamento. La legge propone la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato con la partecipazione diretta dei cittadini, il minimo vitale per non far mancare l’acqua ai poveri e la grande opera: rifacimento delle reti idriche fatiscenti attraverso la diminuzione delle spese militari. Sono, quindi, attivi alcuni percorsi formativi: – per preparare i cittadini alla gestione pubblica e partecipata dei beni comuni; per individuare le necessarie risorse, attraverso i prestiti irredimibili (investimenti con rendite vitalizie garantite che possono essere cedute anche per ottenerne il valore capitale); per affrontare il tema fondamentale dei bilanci idrici (utilizzo di acqua tra agricoltura, industria ed usi domestici); per affrontare il tema della qualità delle acque.
Nel frattempo la grande siccità, determinata dai cambiamenti climatici, conseguenza del nostro stile di vita, attanaglia l’Africa e contribuisce alla diaspora dei cosiddetti profughi ambientali (previsti un minimo di 200 milioni entro il 2050). Essa ci fa comprendere lo stretto legame che c’è tra acqua e vita, tra terra ospitale e l’edu- cazione all’accoglienza ed all’ospitalità. Chiunque è interessato ad affrontare queste tematiche può contattare “la fonte” per mettersi al servizio di un mondo nuovo da costruire.☺
adelellis@virgilio.it
La Corte di Cassazione ha proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno. I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo). Il 20 luglio 2011 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i Decreti Presidenziali di abrogazione delle leggi oggetto dei referendum. I decreti hanno effetto a decorrere dal giorno successivo alla loro pubblicazione. Gli amministratori locali si impegnino immediatamente per applicare la volontà popolare. L’effetto immediato sta nel fatto che nessun Comune e/o Regione potrà dire ai propri cittadini che si è obbligati a privatizzare il servizio idrico integrato o gli altri servizi di pubblica utilità. Potranno, ma per libera scelta. E di conseguenza sottostare al giudizio della maggioranza dei cittadini i quali, votando, hanno chiesto che un processo irreversibile di privatizzazione, in itinere all’insaputa del popolo, “non s’ha da fare”. Ogni ente locale può decidere in virtù delle normative europee che prevedono la possibilità di dichiarare il servizio idrico integrato di interesse generale e privo di rilevanza economica e quindi non privatizzare. Certo, a questo punto, una legislazione nazionale che accolga le indicazioni dei cittadini e dichiari il servizio idrico integrato non gestibile da società private sarebbe auspicabile, ma non si farà perché i poteri forti sono dentro il Parlamento e nel Governo.
La vittoria dei Sì al secondo quesito consente, da subito, un risparmio effettivo del 7% della remunerazione del capitale investito con una incidenza su ogni bolletta che può arrivare anche fino al 20% in alcuni casi. Meno profitti sull’acqua e quindi meno interesse a gestire tali servizi da parte dei privati. Ma alcuni partiti politici, anche dell’opposizione come il PD, hanno proposto un disegno di legge per consentire all’interno della tariffa una voce chiamata “remunerazione degli investimenti industriali”, facendo entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Quindi, cittadini, poniamo attenzione a chi viene affidato il servizio (che non deve essere, come prima, obbligatoriamente un privato), ma soprattutto occhio alla tariffa che non dovrà recare più la voce “remunerazione del capitale investito”. I poteri forti non si arrendono e tentano, con il solito modo mistificatorio, di lucrare sulla sconfitta, distaccando i contatori ai poveri, dopo aver chiuso tutte le fontanelle e promuovendo addirittura un festival dell’acqua. Infatti, le società associate a Federutility organizzeranno il cosiddetto “Festival dell’acqua”, a loro dire, in continuità con il referendum. Una lettura che distorce la realtà che ha visto Federutility tra gli avversari più convinti della campagna referendaria per l'Acqua Bene Comune. Il Festival partirà da Genova e girerà tutta l'Italia, per portare dovunque il suo ingannevole messaggio pubblicitario: “il privato è vicino al cittadino”. Le società che fanno parte di Federutility gestiscono il Servizio idrico in Italia (e all'estero), oltre ad altri servizi come i rifiuti e l'energia; sono Società per Azioni di cui molte quotate in Borsa che nulla hanno a che vedere con la gestione pubblica dell'acqua essendo quelle che speculano e fanno profitti sull'acqua.
Il Comitato Referendario “2 Sì per l’acqua bene comune” denuncia l'impostazione del Festival, del tutto fuorviante rispetto all'esito referendario, da parte di Federutility. Il popolo dell’acqua nel frattempo si è incontrato a Roma ove alla presenza di quasi 500 partecipanti si è festeggiato, ma anche lavorato per portare a casa la vera vittoria: l’approvazione di una legge di iniziativa popolare che, con oltre 400.000 firme, giace in Parlamento. La legge propone la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato con la partecipazione diretta dei cittadini, il minimo vitale per non far mancare l’acqua ai poveri e la grande opera: rifacimento delle reti idriche fatiscenti attraverso la diminuzione delle spese militari. Sono, quindi, attivi alcuni percorsi formativi: – per preparare i cittadini alla gestione pubblica e partecipata dei beni comuni; per individuare le necessarie risorse, attraverso i prestiti irredimibili (investimenti con rendite vitalizie garantite che possono essere cedute anche per ottenerne il valore capitale); per affrontare il tema fondamentale dei bilanci idrici (utilizzo di acqua tra agricoltura, industria ed usi domestici); per affrontare il tema della qualità delle acque.
Nel frattempo la grande siccità, determinata dai cambiamenti climatici, conseguenza del nostro stile di vita, attanaglia l’Africa e contribuisce alla diaspora dei cosiddetti profughi ambientali (previsti un minimo di 200 milioni entro il 2050). Essa ci fa comprendere lo stretto legame che c’è tra acqua e vita, tra terra ospitale e l’edu- cazione all’accoglienza ed all’ospitalità. Chiunque è interessato ad affrontare queste tematiche può contattare “la fonte” per mettersi al servizio di un mondo nuovo da costruire.☺
La Corte di Cassazione ha proclamato la vittoria dei Sì ai referendum del 12 e 13 giugno. I due quesiti sull'acqua sono quelli che hanno registrato il più alto numero di votanti, (27.689.455 il primo, 27.690.714 il secondo) e il maggior numero di Sì (25.931.531 il primo, 26.127.814 il secondo). Il 20 luglio 2011 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i Decreti Presidenziali di abrogazione delle leggi oggetto dei referendum. I decreti hanno effetto a decorrere dal giorno successivo alla loro pubblicazione. Gli amministratori locali si impegnino immediatamente per applicare la volontà popolare. L’effetto immediato sta nel fatto che nessun Comune e/o Regione potrà dire ai propri cittadini che si è obbligati a privatizzare il servizio idrico integrato o gli altri servizi di pubblica utilità. Potranno, ma per libera scelta. E di conseguenza sottostare al giudizio della maggioranza dei cittadini i quali, votando, hanno chiesto che un processo irreversibile di privatizzazione, in itinere all’insaputa del popolo, “non s’ha da fare”. Ogni ente locale può decidere in virtù delle normative europee che prevedono la possibilità di dichiarare il servizio idrico integrato di interesse generale e privo di rilevanza economica e quindi non privatizzare. Certo, a questo punto, una legislazione nazionale che accolga le indicazioni dei cittadini e dichiari il servizio idrico integrato non gestibile da società private sarebbe auspicabile, ma non si farà perché i poteri forti sono dentro il Parlamento e nel Governo.
La vittoria dei Sì al secondo quesito consente, da subito, un risparmio effettivo del 7% della remunerazione del capitale investito con una incidenza su ogni bolletta che può arrivare anche fino al 20% in alcuni casi. Meno profitti sull’acqua e quindi meno interesse a gestire tali servizi da parte dei privati. Ma alcuni partiti politici, anche dell’opposizione come il PD, hanno proposto un disegno di legge per consentire all’interno della tariffa una voce chiamata “remunerazione degli investimenti industriali”, facendo entrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta. Quindi, cittadini, poniamo attenzione a chi viene affidato il servizio (che non deve essere, come prima, obbligatoriamente un privato), ma soprattutto occhio alla tariffa che non dovrà recare più la voce “remunerazione del capitale investito”. I poteri forti non si arrendono e tentano, con il solito modo mistificatorio, di lucrare sulla sconfitta, distaccando i contatori ai poveri, dopo aver chiuso tutte le fontanelle e promuovendo addirittura un festival dell’acqua. Infatti, le società associate a Federutility organizzeranno il cosiddetto “Festival dell’acqua”, a loro dire, in continuità con il referendum. Una lettura che distorce la realtà che ha visto Federutility tra gli avversari più convinti della campagna referendaria per l'Acqua Bene Comune. Il Festival partirà da Genova e girerà tutta l'Italia, per portare dovunque il suo ingannevole messaggio pubblicitario: “il privato è vicino al cittadino”. Le società che fanno parte di Federutility gestiscono il Servizio idrico in Italia (e all'estero), oltre ad altri servizi come i rifiuti e l'energia; sono Società per Azioni di cui molte quotate in Borsa che nulla hanno a che vedere con la gestione pubblica dell'acqua essendo quelle che speculano e fanno profitti sull'acqua.
Il Comitato Referendario “2 Sì per l’acqua bene comune” denuncia l'impostazione del Festival, del tutto fuorviante rispetto all'esito referendario, da parte di Federutility. Il popolo dell’acqua nel frattempo si è incontrato a Roma ove alla presenza di quasi 500 partecipanti si è festeggiato, ma anche lavorato per portare a casa la vera vittoria: l’approvazione di una legge di iniziativa popolare che, con oltre 400.000 firme, giace in Parlamento. La legge propone la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato con la partecipazione diretta dei cittadini, il minimo vitale per non far mancare l’acqua ai poveri e la grande opera: rifacimento delle reti idriche fatiscenti attraverso la diminuzione delle spese militari. Sono, quindi, attivi alcuni percorsi formativi: – per preparare i cittadini alla gestione pubblica e partecipata dei beni comuni; per individuare le necessarie risorse, attraverso i prestiti irredimibili (investimenti con rendite vitalizie garantite che possono essere cedute anche per ottenerne il valore capitale); per affrontare il tema fondamentale dei bilanci idrici (utilizzo di acqua tra agricoltura, industria ed usi domestici); per affrontare il tema della qualità delle acque.
Nel frattempo la grande siccità, determinata dai cambiamenti climatici, conseguenza del nostro stile di vita, attanaglia l’Africa e contribuisce alla diaspora dei cosiddetti profughi ambientali (previsti un minimo di 200 milioni entro il 2050). Essa ci fa comprendere lo stretto legame che c’è tra acqua e vita, tra terra ospitale e l’edu- cazione all’accoglienza ed all’ospitalità. Chiunque è interessato ad affrontare queste tematiche può contattare “la fonte” per mettersi al servizio di un mondo nuovo da costruire.☺
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