grideranno le pietre
13 Aprile 2010 Share

grideranno le pietre

 

“Mi metterò di sentinella, in piedi sulla fortezza, a spiare, per vedere cosa mi dirà, che cosa risponderà ai miei lamenti” (Ab 2,1). Il profeta Abacuc sta parlando di Dio e aspetta un segno da lui. Tuttavia ha capito che per essere ricettivo deve uscire da una situazione di ripiegamento su di sé, si mette in piedi per guardare attorno con attenzione. L’effetto di questo scatto di reni è duplice: da un lato percepisce che Dio interviene nella storia, dall’altro un’attenta osservazione gli permette di andare aldilà di un malessere generico, del senso di spaesamento e di dare un nome al male che lo circonda. Subito infatti Dio gli risponde: “Scrivi la visione e incidila bene su tavolette… parla di una scadenza e non mentisce; se indugia attendila, perché certo verrà e non tarderà. Ecco, soccombe chi non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede” (2,2-4). Il profeta individua con precisione “chi non ha l’animo retto” ed è perciò destinato a finire, e fa l’elenco di cinque categorie di delinquenti: “Guai a chi accumula ciò che non è suo e si carica di pegni… guai a chi è avido di lucro… guai a chi costruisce la città sul sangue… guai a chi fa bere i suoi vicini versando veleno per ubriacarli… guai a chi dice al legno: svegliati!” (2,6-20). Ho citato solo i capoversi del discorso, che indicano le categorie e a cui seguono una serie di riflessioni che vale la pena leggere per intero. Abacuc ha visto bene dove risiede l’origine dei problemi della società in cui vive perché, alzandosi in piedi, ha deciso di non voltare la faccia ma di guardare e denunciare; l’alternativa sarebbe stata quella di farsi risucchiare o tra coloro che causano il male o tra coloro che subiscono le conseguenze e diventano vittime rassegnate.

Cerchiamo di decifrare e attualizzare le cinque categorie:

a. chi accumula ciò che non è suo e si carica di pegni: sono coloro che sprecano i beni della comunità, che spendono al di là delle possibilità con estrema leggerezza, senza risolvere i problemi. Nel nostro contesto sono i debiti accumulati per esempio dalla Regione non per lo sviluppo ma per ingrassare gli ingordi attraverso l’ampliamento degli incarichi inutili e la porcata delle consulenze. Per riempire questi pozzi senza fondo si è persino creato un debito colossale con investimenti in borsa con l’amara certezza che non si potrà onorare e ricadrà certamente su di noi tra qualche tempo.

b. chi è avido di lucro: tutte quelle categorie di sciacalli sparsi in ogni ambito della cosiddetta società civile e coloro che con la loro avidità avallano la corruzione del sistema.

c. chi costruisce la città sul sangue: gli effetti dell’avidità e della gestione lobbystica della cosa pubblica produce una marea di reietti: persone che mendicano alla porta dei potenti un posto che è sempre più un’illusione, coloro che subiscono gli effetti dei tagli alla spesa pubblica sempre più sconsiderati, i giovani che non possono sognare un benché minimo futuro, coloro che non sanno furbescamente votarsi a nessun santo, politico o prete che sia, e così via.

d. chi fa bere il vino ai vicini: i vicini sono coloro che pur non mangiando la parte grossa della torta, rafforzano il sistema nella speranza di mangiare almeno le briciole, attraverso un contratto a progetto, un lavoro a tempo determinato, oppure la raccomandazione in un concorso. Sono coloro che vengono ubriacati dall’illusione che prima o poi potrebbero entrare nelle stanze che contano e che nel frattempo fanno i ruffiani dei potenti e in questo modo anziché aprire gli occhi e togliere loro il consenso, prima votano il governo di turno e quando vengono scaricati vanno a manifestare nelle piazze perché non hanno più niente se non la voce per gridare e il tempo da perdere perché non possono più lavorare.

e. chi dice al legno: svegliati! Sono coloro che anziché fondare le loro scelte sui valori essenziali, sono alla ricerca dell’ultimo ritrovato della tecnica, sognano che una loro figlia possa un giorno diventare miss Italia o almeno la mantenuta di un calciatore che abbia uno straccio di contratto. È la frenesia dei centri commerciali, il fascino degli oggetti e l’ansia di stare appresso alla moda che tiene in scacco la maggior parte delle persone che delega poi la gestione della società a coloro che hanno idoli un po’ più grandi: il potere, l’alta finanza, la gestione politica. Tutti vivono di idoli, ma se i poveracci si accorgessero di quanto sono patetici i loro, salverebbero anche i potenti dai loro capricci devastanti.

Abacuc si è messo “in alto”, cioè ha guardato il suo mondo con gli occhi di Dio che smaschera gli idoli e rivela la realtà di un potere fondato sull’avidità e lo sfruttamento dei poveri. Tale potere, dice la Scrittura, anche se sembra invincibile, è destinato comunque a finire perché l’uomo non è padrone della propria vita. Se i poveri e gli sfruttati, anche nella nostra piccola società regionale, aprissero gli occhi sul potere che hanno di neutralizzare i potenti, andando a scuola dai profeti, non assisteremmo più agli umilianti inchini verso chi succhia il nostro sangue per costruire con i proventi della vendita i propri palazzi. ☺

mike.tartaglia@virgilio.it

 

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