A margine della cerimonia che mi vide destinatario del “Premio Imperatore Maximilian 2009” a Innsbruck, l’Ambasciatore italiano pro-tempore, venuto per l’evento da Vienna, raccontò un episodio che mi è tornato alla mente in occasione delle recenti elezioni presidenziali austriache.
L’Ambasciatore aveva incontrato un membro della famiglia Asburgo- Lorena che parlava correntemente il tedesco, l’italiano, l’ungherese, il ceco e il croato ed ebbe la curiosità di chiedergli quante lingue straniere parlasse. La risposta fu secca e sorprendente: “Parlo una sola lingua straniera: l’inglese. Le altre non sono lingue straniere, sono lingue dell’Impero”.
L’Asburgo-Lorena aveva, con tutta evidenza, la testa girata all’indietro, ma piena di ricordi storicamente fondati, perché l’impero Austro-Ungarico era stato multietnico, multiculturale e multilinguistico.
L’Austria di oggi, con una popolazione inferiore a quella della Lombardia, ci ha regalato il brivido di un rischio poliedrico fatto di abbattimento dei maggiori partiti storici, costruzione delle barriere anti- immigrati, quasi-elezione di un presidente della repubblica dichiaratamente xenofobo.
Le recenti vicende austriache ci hanno restituito di colpo l’immagine di un Paese rimpicciolito nella sua dimensione umana ed etica e ingigantito dalla capacità di riproiettare sull’ Europa i demoni che, in un passato non troppo remoto, sconvolsero la vita dell’intero continente.
Con la vittoria, attribuita sul filo di lana al Presidente europeista, Alexander Van Der Bellen, l’Austria si è fermata sul ciglio del burrone, offrendo, a se stessa e a noi, una straordinaria occasione per riflettere su quello che può accaderci se continuiamo a pensare che i valori della libertà e della democrazia possano sopravvivere al declino della tolleranza, della solidarietà, della coesione e della giustizia sociale.
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Il brivido austriaco | La Fonte TV
A margine della cerimonia che mi vide destinatario del “Premio Imperatore Maximilian 2009” a Innsbruck, l’Ambasciatore italiano pro-tempore, venuto per l’evento da Vienna, raccontò un episodio che mi è tornato alla mente in occasione delle recenti elezioni presidenziali austriache.
L’Ambasciatore aveva incontrato un membro della famiglia Asburgo- Lorena che parlava correntemente il tedesco, l’italiano, l’ungherese, il ceco e il croato ed ebbe la curiosità di chiedergli quante lingue straniere parlasse. La risposta fu secca e sorprendente: “Parlo una sola lingua straniera: l’inglese. Le altre non sono lingue straniere, sono lingue dell’Impero”.
L’Asburgo-Lorena aveva, con tutta evidenza, la testa girata all’indietro, ma piena di ricordi storicamente fondati, perché l’impero Austro-Ungarico era stato multietnico, multiculturale e multilinguistico.
L’Austria di oggi, con una popolazione inferiore a quella della Lombardia, ci ha regalato il brivido di un rischio poliedrico fatto di abbattimento dei maggiori partiti storici, costruzione delle barriere anti- immigrati, quasi-elezione di un presidente della repubblica dichiaratamente xenofobo.
Le recenti vicende austriache ci hanno restituito di colpo l’immagine di un Paese rimpicciolito nella sua dimensione umana ed etica e ingigantito dalla capacità di riproiettare sull’ Europa i demoni che, in un passato non troppo remoto, sconvolsero la vita dell’intero continente.
Con la vittoria, attribuita sul filo di lana al Presidente europeista, Alexander Van Der Bellen, l’Austria si è fermata sul ciglio del burrone, offrendo, a se stessa e a noi, una straordinaria occasione per riflettere su quello che può accaderci se continuiamo a pensare che i valori della libertà e della democrazia possano sopravvivere al declino della tolleranza, della solidarietà, della coesione e della giustizia sociale.
Il voto in Austria, tra europeisti e destra xenofoba, commentato da chi ha speso parte della sua carriera politica in giro per l'Europa: "L’Austria si è fermata sul ciglio del burrone, offrendo (..) una straordinaria occasione per riflettere su quello che può accaderci se continuiamo a pensare che i valori della libertà e della democrazia possano sopravvivere al declino della tolleranza, della solidarietà (..) della giustizia sociale"
A margine della cerimonia che mi vide destinatario del “Premio Imperatore Maximilian 2009” a Innsbruck, l’Ambasciatore italiano pro-tempore, venuto per l’evento da Vienna, raccontò un episodio che mi è tornato alla mente in occasione delle recenti elezioni presidenziali austriache.
L’Ambasciatore aveva incontrato un membro della famiglia Asburgo- Lorena che parlava correntemente il tedesco, l’italiano, l’ungherese, il ceco e il croato ed ebbe la curiosità di chiedergli quante lingue straniere parlasse. La risposta fu secca e sorprendente: “Parlo una sola lingua straniera: l’inglese. Le altre non sono lingue straniere, sono lingue dell’Impero”.
L’Asburgo-Lorena aveva, con tutta evidenza, la testa girata all’indietro, ma piena di ricordi storicamente fondati, perché l’impero Austro-Ungarico era stato multietnico, multiculturale e multilinguistico.
L’Austria di oggi, con una popolazione inferiore a quella della Lombardia, ci ha regalato il brivido di un rischio poliedrico fatto di abbattimento dei maggiori partiti storici, costruzione delle barriere anti- immigrati, quasi-elezione di un presidente della repubblica dichiaratamente xenofobo.
Le recenti vicende austriache ci hanno restituito di colpo l’immagine di un Paese rimpicciolito nella sua dimensione umana ed etica e ingigantito dalla capacità di riproiettare sull’ Europa i demoni che, in un passato non troppo remoto, sconvolsero la vita dell’intero continente.
Con la vittoria, attribuita sul filo di lana al Presidente europeista, Alexander Van Der Bellen, l’Austria si è fermata sul ciglio del burrone, offrendo, a se stessa e a noi, una straordinaria occasione per riflettere su quello che può accaderci se continuiamo a pensare che i valori della libertà e della democrazia possano sopravvivere al declino della tolleranza, della solidarietà, della coesione e della giustizia sociale.
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