la battaglia dell’acqua
19 Aprile 2010 Share

la battaglia dell’acqua

 

“Se perdiamo la battaglia dell’acqua allora potremo dire addio alla scuola ed alla sanità pubblica”. Con queste parole ha esordito Alex Zanotelli, il missionario comboniano, ospite dell’Università di Isernia il 7 marzo, presentando la legge di iniziativa popolare in difesa di un servizio idrico integrato pubblico e partecipato, presenti anche il presidente Malerba della “Molise Acque”, ente pubblico che gestisce la captazione dell’acqua dalle sorgenti e la grande adduzione fino ai serbatoi comunali, ed il presidente Ferocino dell’autorità d’ambito ottimale (A.A.T.O.) che ha competenza sul servizio idrico integrato dai serbatoi comunali sino alle civili abitazioni compreso depurazione e   fognatura. Alex traccia il quadro del problema: il 3 % dell’acqua del pianeta è dolce e di questa il 2,70% viene utilizzato dall’agricoltura e industria; un miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua e nei prossimi anni arriveremo a 3 miliardi; siamo alla vigilia di una crisi ecologica ed antropologica spaventosa; le più grandi multinazionali al mondo sono europee (le cosiddette 9 sorelle) ed hanno un grande potere; si pensi che a Bruxelles conducono una sistematica attività di pressione sui parlamentari europei con ben 15.000 persone stipendiate; la W.T.O. (l’organizzazione mondiale del commercio) che ha sede a Ginevra ha inserito tra i 160 servizi da liberalizzare progressivamente oltre ai servizi formativi (scuola) e sanitari (ospedali)  anche l’acqua; l’Italia è il paese europeo che consuma più acqua; laddove la privatizzazione ha già attecchito, le bollette sono aumentate moltissimo (ad Aprilia del 300%).

La proposta di Alex è partire con la sensibilizzazione popolare mediante un’informazione preliminare, a seguire una discussione in pubblica assemblea presso i consigli comunali del Molise ed infine la raccolta firme; l’obiettivo è avere una gestione con capitale interamente pubblico, al minor costo possibile, senza l’utilizzo delle S.P.A. ed attraverso una campagna contro gli sprechi che educhi all’uso dell’acqua potabile.

Il presidente Malerba racconta di come la ex Cassa del Mezzogiorno divenne prima ERIM (ente strumentale) e poi Molise Acque (azienda speciale). L’Acqua molisana, di ottima qualità, viene gestita attraverso un sistema complesso con forti spese energetiche: circa il 70% a fronte di una media nazionale del 40%. Essa gestisce le oltre 100 sorgenti, 2000 km di rete acquedottistica, 2 dighe, 1500 serbatoi con 1080 persone. La rete è sostanzialmente quella del Matese (molisano destro) e poi il cosiddetto molisano sinistro con l’aggiunta di altri piccoli acquedotti anche comunali. Il Molisano destro serve 67 comuni di cui 43 molisani (Campobasso assorbe circa il 60%), 8 nella provincia di Foggia, e 16 nella provincia di Benevento, nel 2006 dei 120 milioni di mc addotti, il 37% andò alla Campania, e solo una piccola percentuale alla Puglia. La Diga del Liscione è ai minimi storici, circa 8 metri in meno. La destinazione dell’acqua è triplice, una parte è per lo scarico, un’altra per usi industriali ed agricoli ed infine per la potabilizzazione. Ogni 100 lt immessi nella rete circa 40 lt vengono persi (dati Molise acque).

Il professore Marino, dell’Università di Isernia, sottolinea l’importanza dell’educazione al consumo. Siamo infatti noi consumatori ad essere responsabili. Non dobbiamo delegare facendo così decidere gli altri su come usare le risorse. Un esempio per tutti: il consumo delle acque minerali che negli ultimi dieci anni è stato il settore economico a più elevata espansione. Anche nella scelta dei beni alimentari dobbiamo cercare di stare attenti a scegliere quelli che hanno minor bisogno di acqua. Dobbiamo infatti sapere, continua Marino, che le industrie italiane delocalizzate hanno, ad esempio, prodotto carote (ortaggio che richiede molta acqua) in Egitto con un impatto ambientale negativo e con una funzione sostitutiva delle colture endogene necessarie per la sopravvivenza. Occorre applicare la normativa secondo la quale chi più inquina paga. Anche per le cosiddette colture energetiche che hanno impatto ambientale e notevole consumo d’acqua il professore esprime alcune critiche: “Se il 70 % dell’acqua dolce mondiale è speso per l’agricoltura, dobbiamo chiederci se il beneficio sia proporzionato”.

Il presidente dell’AATO Molise (autorità d’ambito territoriale ottimale nato per legge da una convenzione tra sindaci molisani e le due provincie), Ferocino ha invece richiamato l’attenzione sulle scelte che vanno fatte entro le regole vigenti. L’AATO  ha il compito di effettuare il piano d’ambito – strumento di pianificazione, programmazione -,  la definizione di tariffe e il precipuo obbiettivo di affidare il servizio ad un gestore che, stante le leggi in vigore, può essere una SPA pubblica, mista o privata. Egli ha esposto con dovizia di particolari la situazione dei comuni molisani  che dal punto di vista gestionale è preoccupante: il livello medio di perdite è del 59 %; in particolare Campobasso perde il 66% dei 10 milioni di mc erogati con una tariffa di 25 centesimi; Isernia il 72% dei 467 mila con una tariffa di 0,20 centesimi e Termoli il 24% con una tariffa di 49 centesimi; gli investimenti necessari ammontano a 254 milioni di euro nei prossimi 10 anni; la tariffa per tutti i comuni sarà di 0,95 cent/mc; i comuni hanno 8 anni per raggiungere la tariffa.

Secondo Ferocino occorre non una gestione pubblica, ma un totale controllo pubblico della gestione, in quanto gran parte di essa, ad esempio la depurazione, è già in mano ai privati al 90%.

E’ stata una giornata fruttuosa anche per la raccolta delle firme che ora ha superato le 1000 unità; 40 di queste, tengo a sottolinearlo, sono state raccolte nel corso di un convegno in una comunità per anziani di Bonefro, ove ho respirato una sorprendente voglia di vivere e di lottare. ☺

 

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